Capitolo II - La Partenza

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Da quando le tensioni con la razza aliena Syntik erano aumentate, le uniche navi spaziali disponibili erano da carico o da crociera. Tutti i vascelli da guerra erano dislocati lungo il confine syntikiano: una fascia di spazio che separava il quarto Quadrante, abitato dagli umani, dal decimo, che ospitava il pianeta dei robot. A nessuno era permesso superare quella striscia di spazio.

I Syntik erano una razza di robot senzienti, nelle fattezze molto simili a un umanoide: forniti di tre gambe e quattro braccia, avevano la testa allungata come un'anguria e una cresta sulla sommità. Gli umani avevano cercato molte volte di instaurare dei rapporti diplomatici con loro, ma i robot si erano sempre dimostrati refrattari a ogni forma di contatto.

Russel arrivò finalmente all'ingresso dell'area riservata al personale militare.

«Prego, si identifichi».

La voce del soldato, all'entrata del Decagono, fece rinvenire il generale, ancora immerso nei suoi pensieri.

«Prego: nome, grado e numero d'identificazione» chiese, spazientito, il soldato.

«Ah, sì, scusi. Ecco qua il tesserino» rispose Russel, allungando il braccio fuori dal finestrino.

«Generale Russel, matricola 1-6-8-5-9-3-6-1. Dati accettati. Prego, entri pure» disse il soldato, riconsegnando il tesserino.

«Per prima cosa, devo reperire una squadra. Andiamo di corsa alla sezione 515» farfugliò tra sé e sé il generale. Gli capitava spesso di ragionare a voce alta e chi lo conosceva era abituato a non farci caso. Peccato che la sua ex moglie non la pensasse così.

Entrò dalla porta principale dell'edificio: era blindata e antisfondamento, in grado, probabilmente, di resistere persino all'esplosione di una bomba nucleare. Tuttavia, quella blindatura era oramai inutile: le guerre sul pianeta erano finite da secoli e le bombe atomiche della quinta guerra mondiale erano un vago ricordo, grazie anche al siero antiradiazioni scoperto dal dottor Nilson.

Il quartiere generale era cambiato molto negli ultimi anni; i capi di stato maggiore avevano finalmente deciso di procedere a un rimodernamento delle strutture che avrebbe giovato a chi vi lavorasse.

Appena Russel ebbe varcato la soglia d'ingresso, il percorso meccanizzato cominciò a muoversi in avanti.

«Prego, specificare la destinazione» chiese il computer.

L'uomo non rispose. Non aveva tempo di aspettare che la pedana mobile arrivasse con lentezza all'ascensore principale, così cominciò a correre per accelerare i tempi.

L'edificio, enorme, si sviluppava sia in altezza, sia in profondità. Era alto una trentina di piani: in quelli superiori, lavoravano quasi tutti civili, per lo più impiegati; la vera forza dell'esercito, invece, era sotto terra.

Russel entrò di corsa nella cabina dell'ascensore. Le porte non si erano ancora del tutto aperte, quando digitò il codice segreto. Grazie alla sua carica di generale aveva pieno accesso a qualsiasi livello dell'edificio. Sulla parete destra della cabina era visibile una pulsantiera indicante i piani degli uffici. Sulla sinistra, apparentemente, non vi era nulla. Un enorme specchio occupava tutta la parete posteriore. Russel tenne premuti contemporaneamente i pulsanti dei piani 7, 13, 17 e 30: una placca metallica scivolò nella parete di sinistra, lasciando scoperta una fessura per l'inserimento di una chiave. Comparve anche una tastiera numerica per l'inserimento del codice d'identificazione. Russel inserì la chiave magnetica, la girò a sinistra e digitò il codice richiesto di quattordici cifre. Il computer lo analizzò e lo riconobbe: automaticamente, lo specchio posto alle spalle del generale scorse verso l'alto, mostrando una porta che, con un sibilo, si aprì su un nuovo ascensore. Russel entrò nella seconda cabina e schiacciò il tasto del ventiduesimo piano. Con uno scossone, l'ascensore iniziò la sua corsa verso il basso. Dopo pochi secondi le porte si aprirono nuovamente, svelando un corridoio di cui non si scorgeva la fine. Vi erano decine di stanze, ma nulla che interessasse il generale. Russel cominciò a correre lungo il corridoio e dopo trenta secondi si fermò di colpo: non scorgeva la fine di quel tunnel. Si voltò indietro e constatò che era solo. «Computer, riconoscimento vocale! Qui parla il generale Russel, codice d'identificazione: Alfa-Bravo-2-5-Sierra-Tango-Bravo».

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