Capitolo 2

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Capitolo 2.

Erano passati ormai tre giorni dall'incidente che aveva coinvolto Rukawa e Hanamichi gli era stato vicino per molto tempo, contro ogni previsione dei suoi compagni di scuola che non vedendolo agli allenamenti estivi credevano che lì stesse saltando per andare a giro con i suoi amici.

Nessuno di loro, però, sapeva che il rossino era dal giorno dell'incidente di Rukawa che non chiudeva occhio.

Quando quella sera anche loro si presentarono in ospedale e andarono a vedere se c'erano notizie sul ragazzo rimasero sorpresi nel vedere Hanamichi al suo fianco che gli disegnava sulla mano con un dito dei piccoli cerchietti borbottando: «Kaede svegliati. Kitsune malefica non devi entrare in letargo» la cosa che sorprese di più i ragazzi furono le occhiaie che contornavano i suoi occhi e il sorriso timido che regnava sul volto del rossino mentre osservava il ragazzo addormentato. Capirono così che non c'erano novità e se né andarono di nuovo a casa.

Hanamichi era più di un ora che ripeteva quella frase e disegnava quei cerchietti sulla mano del ragazzo, si sentiva sfinito e il sonno stava prendendo il sopravvento su di lui, quando un movimento da parte di Rukawa attirò la sua attenzione, pensava quasi di esserselo immaginato, ma quando il ragazzo disteso sul letto borbottò qualcosa che assomigliava tanto a: Do'aho.

Si costrinse a guardarlo meglio e specchiandosi in un paio di occhi blu non poté far a meno che sorridere: «Dannata Kitsune ti sei svegliata finalmente. Mi hai fatto prendere un accidente» il ragazzo dai capelli corvini si sforzo a parlare un po' di più dicendogli: «Do'aho che accidenti ci facevi con Sendoh?» il rossino colto alla sprovvista abbassò il volto, si sentiva dannatamente in colpa per l'incidente che aveva coinvolto la sua volpetta e pur di non rispondere a quella domanda corse via.

Sendoh, che era rimasto indietro pronto ad aspettare l'amico, vedendolo correre via lo prese per il polso: «Hana! Cos'è successo?» il rossino disse sommessamente: «Kaede, si è svegliato» il ragazzo capì subito quello che era successo e corse nella stanza dove sapeva di trovare Rukawa. Vedendolo sveglio si avvicinò a lui e disse mettendo in chiaro le cose: «Kaede, ascoltami bene. Hanamichi è venuto qui ogni santo giorno da quando hai avuto l'incidente» Rukawa lo osservò scettico e pensò: L'ha fatto per carità o per qualche altro motivo a me ignoto.

Sendoh sapeva bene a cosa stesse pensando e riprese il suo discorso: «So cosa stai pensando. Non l'ha fatto per carità o roba del genere. L'ha fatto perché si sente dannatamente in colpa per non averti notato al campetto, credeva che tu non saresti venuto. Non ha nemmeno il coraggio di dirti quello che sente veramente perché non si sente alla tua altezza» quelle parole colpirono Rukawa che subito pensò: Hanamichi dev'essere innamorato di me. E io non mi sono mai accorto di niente. La sua insicurezza e incertezza, il suo non sentirsi alla mia altezza, l'hanno convinto a sfidarmi e ad allenarmi con lui facendogli da avversario.

Guardando Sendoh disse: «Devo parlargli» il ragazzo capì e andò a chiamare il rossino seduto in sala d'aspetto. Hanamichi vedendolo arrivare gli chiese: «Cosa gli hai detto» il ragazzo sorrise: «Niente di compromettente per te. Vai da lui vuole parlarti» il rossino annuì e tornò nella stanza del ragazzo.

Rukawa vedendolo rimase impassibile e quando Hanamichi si avvicinò a lui disse: «Sei davvero un Do'aho» per la prima volta gli sorrise e la cosa sorprese il rossino che arrossì imbarazzato mentre pensava: È davvero bellissimo quando sorride, dovrebbe farlo più spesso.

Per la prima volta da quando lo conosceva ignorò il fatto che lo avesse chiamato Do'aho e sorrise divertito passandosi una mano tra i capelli: «Tu invece sei una Kitsune narcolettica, stai sempre dormendo» Kaede lo guardò scettico per un attimo, ma sapeva bene che il rossino aveva ragione. Stranamente sotto gli occhi attenti di Hanamichi si portò una mano davanti alla bocca sussultando leggermente scosso dalla risata che cercava disperatamente di trattenere, ma quando si voltò a guardare nuovamente il rossino, vedendo che lo osservava perplesso si lasciò andare e rise.

Rise fino a quando il dolore al petto non lo fece desistere e gemendo di dolore si tastò il petto sentendo sotto la sottile maglietta che indossava la presenza delle bende.

Il rossino per un attimo era rimasto davvero senza parole non aveva mai sentito Kaede ridere e la cosa era una novità per lui, ma quando lo vide tastarsi il petto con la mano gli prese il polso: «Fermo. Potresti spostare le bende» il ragazzo lo guardò e per la prima volta gli domandò: «Cosa mi sono fatto?»

«Qualche ferita, delle costole incrinate e una bella botta in testa» elencò Hanamichi contando sulle dita.

Il ragazzo dai capelli corvini cercò di mettersi seduto e il rossino fu costretto ad aiutarlo, per non permettergli movimenti inutili e bruschi. Kaede sospirò per un attimo pensando: Sono ridotto male. Nemmeno i suoi pugni mi riducono in questo stato.

«Cosa stavi facendo con Sendoh al campetto?» la domanda gli uscì spontanea, in fin dei conti voleva sapere da lui la verità, Hanamichi ci pensò per un attimo: «Credevo che tu non volessi allenarti con me e ho chiesto a Sendoh di aiutarmi» la risposta era semplice e leggeva negli occhi del rossino una sincerità disarmante.

Stava guardando oltre la maschera da pazzo scatenato che il rossino indossava spesso e non poteva immaginare di trovare un ragazzo così diverso da quello che conosceva. Gli piaceva anche quel lato che stava iniziando a conoscere e non vedeva l'ora di uscire dall'ospedale per poterlo studiare meglio.

A Rukawa, però, venne un idea.

Voleva tastare il terreno e vedere se veramente Hanamichi provava qualcosa per lui così gli domandò: «Hanamichi, baciami?» il rossino per un attimo rimase interdetto da quella richiesta e arrossì imbarazzato per poi sbottare: «Cosa? Il colpo alla testa doveva essere veramente forte. Sicuro di stare bene?» cercava di sdrammatizzare la cosa e per farlo gli posò una mano sulla fronte cercando di capire se il ragazzo avesse la febbre o meno.

Kaede sbuffò spazientito e gli prese il polso attirandolo su di sé gli chiuse la bocca baciandolo.

Hanamichi rimase per un attimo immobile, Kaede non lo stava trattenendo con forza, poteva liberarsi dalla sua presa se solo l'avesse voluto, ma il suo cuore innamorato agognava da tempo quel bacio.

Alla fine si lasciò andare e ricambiò quel bacio iniziato dalla sua volpetta.

Rimasero a lungo uniti in quel bacio, godendosi quelle sensazioni nuove e sconosciute che percorrevano il loro corpo. Quando si allontanarono per mancanza d'ossigeno i loro occhi si legarono per alcuni minuti e poco dopo Kaede sorrise al rossino: «Do'aho. Che bisogno avevi di aspettare tutto questo tempo per baciarmi?» Hanamichi se possibile arrossì ancora di più non sapeva bene cosa dire, ma si riprese subito: «Kitsune narcolettica è colpa tua! Sei freddo e scostante! Non mi dici mai quello che veramente senti e il Do'aho sono io?» quella sfuriata fece ridere Kaede, non immaginava che un bacio potesse scatenare un imbarazzo tanto grande nel rossino e pensò: È davvero chiassoso come una scimmietta. Una scimmietta rossa... la mia scimmietta rossa.

Il medico entrò nella stanza del ragazzo, non sapeva bene cosa fosse successo tra i due, ma non lo sorprendeva la presenza del rossino. Era sempre rimasto al fianco del ragazzo dai capelli corvini attendendo il suo risveglio.

«L'orario delle visite è finito» Hanamichi guardò l'orologio e si sorprese di come il tempo fosse passato svelto, così si rivolse a Kaede: «Domani torno. Riposati Kaede» il ragazzo annuì un po' deluso, ma Hanamichi gli posò una bacio leggero sulle labbra e corse via raggiungendo Sendoh.

Il ragazzo notò subito il cambiamento d'umore dell'amico e gli domandò: «Avete chiarito?» Hanamichi sorrise di rimando per poi dirgli: «Sì» al ricordo del bacio arrossì e Sendoh gli puntò shockato un dito contro: «Non ci credo! Gliel'hai detto!» il rossino si mise a ridere divertito, la faccia shockata del ragazzo era davvero divertente.

«Non solo Akira» non disse altro e Sendoh fece due più due leggendo tra le parole di quella frase: «Voi due siete dei Do'aho. Avete fatto tutto 'sto casino quando bastavano due parole. Va bene che vi conoscete da anni, ma cavolo...» Hanamichi ridacchiò divertito passandogli un braccio attorno alle spalle.

«Abbiamo le nostre paure e cerchiamo di non far varcare a nessuno quelle porte che portano al nostro cuore per non essere feriti» detto questo proseguirono in silenzio verso le loro case. 

Tra la vita e la morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora