Capitolo VI: La Cattura

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Note d'autrice: Salve lettori, vi comunico che ho deciso di scrivere, da qui in poi, più spesso in terza persona, a parte alcune volte.
Perché non mi trovo molto bene a scrivere sempre in prima persona e al presente.

- Mattalara
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La creatura uscì dall'ombra, arrampicandosi sulla parete dell'hotel con silenziosa rapidità, sbirciando nelle finestre delle varie camere, in cerca dei due peccatori.
Alla fine gli occhi dorati si posarono sulla coppia di angeli nella quinta camera in cui guardava, quello con le ali bianche stava cucinando qualcosa, mentre la ragazza con le ali nere leggeva un libro.
La creatura si nascose dalla loro vista, facendo cenno alle altre di raggiungerlo. Le altre sei figure avanzarono e si avvicinarono alla stanza dove abitavano i due fuggiaschi peccatori, nessuno dei due si era accorto delle presenze che li spiavano, finché una delle sette non entrò dalla finestra, facendola aprire con un cenno della mano ed atterrando, dopo un breve volo, al centro della stanza, facendo puntare teatralmente le luci su di lui e facendole accendere con un elegante gesto delle ali.
Eric e Jennifer rimasero senza fiato di fronte al demone che era entrato.

<< Chi sei tu?! >>

Chiese Eric, pur temendo di conoscere già la risposta.
L'uomo appena entrato si portò una mano al petto con un'espressione fintamente offesa.

<< Ma come?! >>

Disse.

<< Eppure sono uno dei peccati più conosciuti dell'inferno, uno dei più comuni fra gli umani poi >>
<< Ira! >>
<< Cosa? No, sono Superbia! Perché tutti considerano solo quel coglione?! >>

Si lamentò Superbia, venendo presto raggiunto dall'altro peccato sopracitato e poi dagli altri cinque, i quali, dopo aver separato i due litiganti, rivolsero completa attenzione ai due angeli davanti a loro.

<< Awww, il mio tipo di innamorati preferito! >>

Esclamò Lussuria con tono ricco di ammirazione.

<< Co-cosa volete da noi? >>

Chiese Jennifer, mettendosi davanti ad Eric con fare protettivo.

<< Non è ovvio? >>

Rispose Accidia avanzando sui due.

<< Siete ricercati e noi, siamo stati incaricati dal nostro Re e dal vostro, di riportarvi a casa >>

Spiegò con un piccolo sogghigno, continuano poi il discorso con una risata interna alle espressioni di terrore dei due.

<< O meglio: tu, biondino, finirai davanti al tribunale del tuo regno e tu, ragazzina, finirai all'Inferno, sotto la nostra custodia >>
<< Mai! >>

Urlò Eric, afferrando Jennifer per un braccio e correndo con lei fuori dall'appartamento, lasciando i sette peccati all'interno.

<< Mai una volta che uno si arrenda e basta >>

Sbuffò seccato Avarizia, uscendo con gli altri dalla finestra, in volo e anticipando i due nella fuga, infatti i due angeli erano appena usciti dalla finestra del corridoio, sperando vanamente di seminarli subito.
I sette peccati partirono all'inseguimento, lasciandosi dietro un piccolo hotel probabilmente pieno di persone confuse dai rumori improvvisi e dalla sparizione della coppia.

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La donna era in lacrime.
Affranta dalla fuga della figlia e dalla consapevolezza che, una volta catturata, l'avrebbe persa per sempre.
E non poteva fare nulla per impedirlo.
Il marito non aveva versato nemmeno una lacrima, era rimasto impassibile, in un muto pianto di dolore che cercava di nascondere, non voleva mostrarsi debole davanti a lei e rischiare di avvilirla ancora, già il loro figlio più piccolo contava su di loro come modelli di forza e di resistenza contro la paura e il pianto.
Ma quanto ancora avrebbe resistito senza esplodere?
Senza andare dal loro capo e dirgli in faccia tutto quello che si meritava di sentire?
Molto poco, presto quello stronzo con cui si erano indebitati, l'avrebbe ammazzata a causa della crudele realtà, dopotutto, se non fosse stato per lui, loro avrebbero ancora ali bianche e sua figlia non sarebbe una ricercata.
Un bussare alla porta fece sobbalzare lei e il marito, che la guardò mormorando:<< Porta Mickey di sopra >> per poi andare ad aprire ai demoni che erano li per riscuotere la solita somma.
La donna chiuse il figlio nella sua cameretta e rimase nascosta ad ascoltare la conversazione.

<< Ecco, in perfetto orario >>

Il demone a capo del piccolo gruppo appena entrato strappò l'assegno dalle mani dell'angelo dalle ali nere, soffiando il fumo di un sigaro di qualche marca davvero passima e guardandolo con disinteresse.

<< Allora Stefano, il capo ha saputo dei casini in cui si è messa tua figlia, starebbe benissimo nella nostra banda >>

Scherzò il demone con una rauca risata crudele, mentre i colleghi facevano coro e Stefano, l'angelo, stava zitto ad ascoltare.

<< ...ho bisogno di parlare con il vostro Capo >>

I demoni lo guardarono sconvolti, mentre quello con il sigaro scoppiava di nuovo a ridere, più forte stavolta, come se avesse udito una battuta molto divertente.

<< Mi piaci Stef! Non sapevo fossi così comico! >>

Disse fingendo di asciugarsi una lacrima con la punta acuminata di un artiglio.

<< Dovresti lavorare in un qualche show televisivo, faresti fortuna in poco tempo e non faresti ritardi con il pagamento ogni tanto >>
<< Sono serio, io voglio parlare con Lui >>

Il demone smise di ridere, tornando ad essere serio.

<< Sicuro di star bene? >>
<< Si, voglio solo proporgli un affare >>
<< Woah amico! È lui che propone gli affari, cosa credi di poter fare? >>
<< Quello che posso, vi prego >>

Il demone lo squadrò a lungo.
Quando parlavano di questo "Capo", non si riferivano al Re, Satana, ma ad un diavolo minore altrettanto infido e molto pericoloso, nonché facente parte di una delle famiglie più importanti dell'Inferno.
Stefano stava camminando sul ghiaccio sottile e, sicuramente, avrebbe fatto meglio a fare marcia indietro.

<< Sei proprio sicuro? >>

Chiese ancora il demone e Stefano annuì, venendo condotto all'auto parcheggiata davanti casa sua e vedendo lo sguardo affranto della moglie seguire i suoi passi.
Mimò un:"Tornerò presto" con le labbra e salì in macchina.
I vetri oscurati gli impedivano di vederla scoppiare in lacrime di preoccupazione.

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<< Eric! Fermiamoci...non resisto... >>

Lo implorò con lo sguardo Jennifer, la quale aveva le ali stanche e quella fuga la stava stremando.
Eric atterrò, delicatamente, in un piccolo boschetto, stringendo a se l'amata e pregando internamente Dio per non essere trovato.
"Peccato che lui voglia probsbilmente punirmi nel modo peggiore"
Rifletté internamente, iniziando a tremare di paura anche lui.
Entramvi sapevano che li avrebbero scoperti, ma non immaginavano così presto.

<< Non ci troveranno, non preoccuparti amore >>

Si sdraiò contro un albero a riprendere fiato, mentre Jennifer si appoggiava al suo petto e si addormentava, sperando di non avere un qualche brutto incubo.
Peccato per loro, che le sette paia di occhi nel buio, stesserl fissando loro.
 

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