_Staedtler_

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C'è sempre un'aria malinconica quando una persona va via, anche se sai che tornerà.

L'aria è pesante, cupa e per qualche assurdo motivo anche il clima crea un'atmosfera triste.

Ma non puoi tenere per sempre qualcuno con te.
Le persone vanno e vengono dalla tua vita, come gli aerei in un aeroporto, ma prima o poi, presto o tardi, ritornano.

Magari qualcuno resta di più, qualcuno sembra aver piantato le radici, qualcuno va via troppo presto, e qualcun' altro, ancora, va via senza che tu te ne accorga.
Ma ci sono alcune persone che, anche se non ci sono, anche se vanno, se spariscono, non vengono mai dimenticate.

Quelle persone che continui ad aspettare, perché sai che ne vale la pena.
Sei sicuro che torneranno.
E poi tornano davvero.

Quando una persona va via, vivi con la speranza che non si dimentichi mai di te.
Speri che quando la saluti, il calore del tuo abbraccio persista anche nei giorni a venire, che il tuo profumo resti impresso sulla sua pelle così che non lo dimentichi mai.

E quando va via, speri che si giri indietro un'ultima volta, cercandoti con lo sguardo, nella speranza che tu sia l'ultima persona che vedrà prima di partire e la prima quando sarà tornato.

Conoscere Michael Clifford, è stata una delle cose più assurde che mi siano mai capitate.
Se dovessi fare una classifica di cose assurde, conoscere Michael, sarebbe sicuramente al primo posto (posto che si contende col funerale di mia zia Ophelia, che si svegliò durante la celebrazione chiedendo al prete di pregare più piano, perché non riusciva a dormire)

Non avevo amici fino a pochi mesi fa, non avevo nessuno con cui parlare, nessuno a cui confidare le mie preoccupazioni affinché mi consolasse e consigliasse.
Non avevo nessuno che mi facesse ridere, che ridesse con me e non di me.
Nessuno che sopportasse e condividesse il mio amore innato per Starbucks e il cibo.
Non avevo nessuno con cui varcare i cancelli della scuola, sedermi durante le lezioni o a mensa.
Nessuno con cui studiare, uscire.

Ero solo io.
Solo Jamie Quaas.

Poi ho conosciuto Aiden. Ha sorvolato la mia stupidità, ma lui è una di quelle persone che va via e poi non torna. Anche se spero che lo faccia.

E Daisy. La mia prima amica da quando ho cominciato le superiori.
Lei è quel tipo di persona che pianta le radici.
Daisy mi rende sicura del fatto che resterà sempre con me, nonostante io sia una pirla (come dice lei), nonostante mi metta sempre nei guai, nonostante la coinvolga sempre nelle mie figure di merda.

E come mi ha aiutata ad alzarmi quando ho beccato un palo in piena faccia, so che ci sarà ad alzarmi ogni volta che cadrò.

E so che mi abbraccerà se starò piangendo, che mi schiaffeggerà con un broccolo quando sparerò minchiate, che mi darà della pirla in modo amorevole quando cadrò, che mi offrirà un muffin da Starbucks dopo una delusione e che guarderà video di gatti che ballano con me, quando non avrò voglia di studiare.

E so che non sono per niente una persona affidabile, seria, normale, ma Daisy mi accetta comunque, perché un po' svitata lo è anche lei.

Poi c'è Michael.
Non mi è molto chiara la dinamica della nostra conoscenza e non so nemmeno perché abbia continuato a scrivermi.
Di certo minacciarlo di strappargli i peli pubici, non è un punto a mio favore.

Ma sta di fatto che, alla fine, ora non sono più innamorata di lui come una fan verso il proprio cantante preferito (Certo, continua a scombussolarmi l'apparato ai piani bassi come sempre, ma questa è un'altra storia) sono innamorata di Michael Clifford nello stesso modo in cui Victor si è innamorato di Yuri, nell'anime.

E ora che sta andando via (anche se so che tornerà), un pezzo di me è già su quell'aereo.

«Tra un paio di mesi torno. Non devi essere triste, Marmellata»
Sussurra Michael al mio orecchio, staccandosi poi lentamente dall'abbraccio in cui eravamo stretti.

A pochi metri di distanza, Daisy si sta scattando selfie imbarazzanti con Luke e Calum, mentre Ashton piange tra i suoi ricci mori.
Suppongo che quel ragazzo abbia davvero un fetish per i capelli della mia amica.
E anche per la mia amica.

Annuisco flebilmente, guardandolo in faccia con la speranza di non scoppiare a piangere «Continua a scrivermi però, o i peli pubici te li trappo davvero.» alla mia minaccia, sul suo volto appare una smorfia.
L'attimo dopo chiamano il suo volo.

Saluto i ragazzi uno per uno, regalando ad ognuno un pacchetto tascabile di mcnuggets. Mi avvicino a Michael per ultimo, abbracciandolo un'ultima volta prima di guardarlo dal basso.

«Sul serio, non dimenticarti di me.»

«Questo mai»

«e scrivimi» ribadisco.
Michael sorride, afferrando il cellulare dalla tasca per poi cominciare a digitare qualcosa.
Appena ha finito, la mia chiappa comincia a vibrare e sorrido ampiamente, afferrando il cellulare.
Intanto lui si incammina, insieme ai ragazzi.

@michael: Jamie.

@LukeBitchesOfSummer: Michael.

Ridacchio.

@michael: Ma se Hagrid viene picchiato, viene Hagredito?

Leggo il messaggio e scoppio a ridere, facendo girare il tinto che mi guarda con un sorriso, poi, in fretta e furia digito una risposta.

@LukeBitchesOfSummer: No, perché poi si mette Hagridare.

Per un attimo sento la sua risata.
«Ti amo, Marmellata»

Sorrido.

Avete presente quando durante un test importante, l'inchiostro della penna si consuma e allora vi affrettate a cercare un'altra penna nel borsello?

Scavate e scavate, ma vi capitano solo penne scadenti che non scrivono neanche a pagarle.
Ma poi eccola, la penna più bella.
Una staedtler blu, nuova di zecca, pronta all'uso e che sapete durerà mesi e mesi.

Ecco. Per me, conoscere Michael Clifford è stato come trovare una Staedtler in un borsello di penne scadenti.

Twitter » CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora