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Eren Jaeger. Era proprio lui. Forse quel ragazzo biondo era nei guai.

Anzi, sicuramente lo era. Nei verdi occhi di Eren si poteva benissimo scorgere una punta di rabbia, mai vista da parte di Armin. Probabilmente Eren era arrabbiato con lui perché era andato a spifferare tutto riguardo al fatto che Eren avesse trattato male Armin. Siccome il biondino lo conosceva, sapeva che per Eren non c'era cosa più fastidiosa che la mancanza di rispetto.

«Quindi tu vai a raccontare i fatti miei in giro. Bene. Allora ti farò vedere cosa succede alle bocche larghe!» ghignò Eren mentre prese per il colletto Armin. Jean, negli occhi del biondo, vedeva riflessa la paura.

Spesso Jean non aveva paura, anzi non l'aveva mai provata. Non aveva idea di cosa e non gli importava molto. La paura non era virile. Lo rendeva solo una femminuccia noiosa, come Armin. Jean pensava davvero che Armin fosse inutile e "sfigato" ma in quel momento sentì una strana sensazione, era quasi preoccupato per quello stupido nerd.

«Eren, non stai esagerando?» domandò Jean senza pensarci due volte. Una volta resesi conto di ciò che aveva appena detto, si maledisse da solo. Era uno stolto. Come aveva potuto dire una cosa del genere a Eren Jaeger pensando di rimanere impunito?

«Eren! Ti prego! Non lo farò più!» lo scongiurò Armin nel frattempo ma Eren non lo sembrò ascoltare. Per prima cosa, gli diede un calcio nello stomaco, ben mirato e ben assestato.

Sul viso di Armin si potè notare una smorfia di dolore e abbassò lo sguardo umiliato. Fin da piccolo, Armin, non era mai stato i grado di reagire propriamente. Anzi non riusciva mai a reagire. I bulli lo avevano sempre tormentato anche se era innocente, la sua anima era bianca e pura, come quella di un angelo. Era l'anima di Jean a essere peccaminosa e sporca, piena di peccati. Se ogni anima fosse stata come un lenzuolo bianco, quella di Armin sarebbe rimasta idilliaca mentire quella di Jean sarebbe stata cosparsa di macchie rosse.

«Credi davvero che implorarmi serva a qualcosa?!»

«Eren! Ti prego! Non lo farò più, ma io devo tornare a casa da mio nonno! Sta già male, se mi vedesse pieno di lividi starebbe peggio!»

«Non mi interessa di te e della tua stupida famiglia, Armin!»

«Un tempo però.. un tempo ti interessava.. Q-quando eravamo amici.. E.. tu mi.. volevi bene.. quando volevi bene.. anche a tua sorella.. voi due.. ormai sapete tutto di me! Sai che non posso mentirti!» disse Armin mentre gli occhi si riempivano di lacrime. Voleva piangere, voleva sfogarsi e far capire a tutti il motivo del perché stesse così male.

Piangere per lui era una valvola di sfogo. Potente, per giunta. Lo faceva star bene quando tutto andava a rotoli e lo aiutava a superare ogni difficoltà. Ma piangere era per bambini e lui era cresciuto. Non poteva permettersi di piangere ancora, doveva rialzarsi.

«Eren, fermo. Cazzo.» ordinò Jean sferrando un pugno in faccia ad Eren. Il ragazzo dagli occhi smeraldo non se lo aspettò e lasciò cadere Armin dalla sorpresa. Sul suo volto si potè distinguere una punta di delusione, si fidava di Jean.

Tutte le bevute, tutte le cavolate fatte assieme. In un attimo il loro rapporto si era incrinato. Eren cominciava a provare odio per Jean. Jean cominciava a essere disgustato da Eren. Era una reazione a catena, una reazione che rovina improvvisamente ogni amicizia esistente.

«E-eren? J-jean? Fermatevi!» balbettò Armin ma Jean lo fulminò con lo sguardo. In quel momento, il biondino vide una specie di fuoco nei suoi occhi, qualcosa che ardeva. Sembrava rabbia pura, oppure era solo la voglia di fare a botte con qualcuno.

Either or Neither | Jearmin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora