«Armin, ci sono visite.» decretò l'infermiera, entrando nella stanza del biondo.
In quell'istante preciso Armin era seduto sul bordo del letto, la finestra era aperta e la brezza gli sterzava il viso, muovendo i capelli sontuosi. Chissà com'era il cielo, che tanto non poteva vedere. Fin da bambino aveva amato guardare le stelle e il cielo, immaginare le varie forme possibili nelle nuvole; oppure amava leggere.
Le piccole cose che tanto amava non gli erano più concesse per colpa del destino.
«Grazie mille, faccia entrare il visitatore.» rispose Armin, sorridendo come al suo solito. Poteva mentire a chiunque, non a se stesso. Quei sorrisi erano falsi, dannatamente falsi e recitati. Sapeva solo mentire, solo dire di star bene, dopotutto.
Solo un debole, ecco cosa era Armin.
«Armin, come stai?»
La voce calda e rassicurante che gli aveva parlato apparteneva alla persona che più voleva vedere, che più aveva desiderato al proprio risveglio. Non che non avesse voluto Eren al proprio fianco, ma Jean, era l'opzione più preferibile dopotutto.
«Meglio, Jean. E tu?»
«Come mi hai riconosciuto? So che la mia voce è fantastica e riconoscibilissima ma non mi aspettavo che tu capissi subito chi sta parlando.» ammise Jean e il biondo sentì le doghe del letto cigolare, per cui poté capire che il castano si era seduto sul letto d'ospedale dove Armin era rimasto per tutto quella sua permanenza in quel posto freddo e privo di emozioni.
«Ti ho riconosciuto perché volevo parlarti, insomma in realtà volevo chiederti scusa. Non posso credere di non averti salutato, mi sono sentito tanto in colpa, non ne hai idea. Ogni giorno pensavo davvero che sarei morto senza poterti più vedere e.. gli occhi non mi permettevano più di vedere, ma sinceramente era meglio così, potevo immaginare di essere da un'altra parte.. In sintesi, Jean perdonami. Mi sono comportato davvero male, forse non merito il tuo perdono, ma scusami davvero.» si scusò il biondino voltandosi verso Jean. La sua espressione era triste, si sentiva in colpa perché non era stato in grado di difendersi e di salvarsi, di poter tornare dal castano.
«Armin va tutto bene, davvero. Come potrei prendermela con te? Ti hanno fatto del male ma ti sei difeso benissimo, davvero. Va bene così. È tutto a posto..» provò a rassicurarlo Jean, non era molto bravo con le parole, si reputava però bravo con i gesti, perché in quel momento lo abbracciò all'improvviso; poteva sentire il profumo dei capelli di Armin con il suo naso e cominciò ad accarezzarglieli, erano così morbidi e sontuosi. Voleva accarezzarli all'infinito, voleva tenere solo per lui quella bellissima sensazione, provocata indirettamente dal biondino, che tanto amava.
Armin a quel gesto sussultò, non se lo aspettava minimamente, effettivamente Jean si era sempre comportato in modo strano con lui ma non lo aveva mai abbracciato in quella maniera.
«Io e il signor Jaeger abbiamo parlato, forse se mi operassero potrei riottenere la vista, anche se un po' sfocata. Tu credi che dovrei sottopormi all'operazione?»
«Dipende Armin, se è rischiosa non ti conviene. Posso sempre farti da badante e assisterti personalmente, non saresti di alcun impiccio.»
«Non dire cavolate Jean!» a quell'esclamazione Armin mise il broncio, sapeva che il castano poco prima lo aveva preso in giro e non gli andava più di tanto bene. Sinceramente non vedeva proprio perché uno dei ragazzi più popolari dovesse interessarsi a un povero nerd sfigato come lui, così tanto sfortunato che era rimasto cieco dopo essere stato rapito da un padre di una sua compagna di classe.
«Non dico assolutamente cavolate, Armin! Noi due siamo amici, anzi sei il mio primo e vero amico. Non mi piacciono le persone come Marco che fanno l'accollo, infatti tu mi dai i tuoi spazi.» ammise schietto il castano e sfoggiò un sorriso fantastico.
Si ricordò solo pochi secondi dopo che Armin non poteva vederlo, così smise subito di sorridere. Che mancanza di rispetto gli ho fatto?, pensò arrabbiato con se stesso.
«Jean se riprendessi la vista.. mi porterai al mare con te?» chiese Armin, cominciando ad immaginare la brezza e il profumo di sale entrargli nelle narici, immaginava le onde e la sabbia sotto i piedi, il paradiso.
«Ovvio, ti porterò al mare.» gli promise Jean e continuò ad accarezzargli i capelli finché non sbadigliò, era molto stanco. In quelle notti non aveva dormito per poter essere informato su Armin, ma ormai il sonno si faceva sentire. Puoi sfuggirgli, certo, ma non per sempre. Altrimenti si muore. E Jean, schietto com'era, diceva sempre di non voler morire a tutti i costi. Dopotutto anche Armin preferiva di gran lunga vivere, rispetto al morire; per quanto le cose andassero male, il biondino, come il castano, cercava di trovare il lato positivo in ogni faccenda.
Ad esempio, era rimasto cieco, certo, ma almeno Jean lo stava coccolando come un fidanzato coccola la propria ragazza.
In realtà, ad Armin piaceva Jean. Anzi piaceva da sempre, forse dire che gli piaceva non era corretto perché ne era innamorato. Lui era innamorato di uno dei ragazzi più influenti e belli, uno dei ragazzi più amati dalle ragazze, irraggiungibile dal piccoletto, che si considerava brutto e noioso. Aveva imparato di essere noioso dagli altri, che ogni volta deridevano i suoi interessi come la lettura.
Non piacerò mai a Jean, diceva.
Non posso piacere ad un ragazzo così perfetto, diceva.
Ed era anche vero, lui a Jean non piaceva. Perché Jean era pazzo di lui.
D'altro canto, Jean non aveva mai guardato Armin. Quando passava fra i corridoi della scuola non sapeva manco chi fosse e non gli interessava. Aveva la faccia di uno studioso con nessun tratto particolare, con nessun tocco in più degli altri. A lui piacevano le ragazze belle e strane, che esprimevano la loro diversità dal loro aspetto o dal loro sguardo. Eppure Armin era il prototipo del classico sfigato per lui, ma non sapeva resistergli.
Jean era innamorato di Armin, come Armin era innamorato di Jean.
Peccato che nessuno dei due pensasse che i propri sentimenti erano ricambiati, una vera sventura.
E così, in quel caldo abbraccio rassicurante, si addormentarono entrambi sul letto d'ospedale dove il biondo aveva sofferto per un po' senza neanche cessare.
Aggiornamento in ritardo e mi scuso davvero, ho provato a far un capitolo dolce ma è risultato noioso, purtroppo non sono molto tagliata per queste cose u.u
Per scusarmi del ritardo vi farò uscire anche un capitoletto domani, che sarà molto tenero <<33 non ho ancora intenzione di spezzarvi il cuore in questi capitoli :D
Domandina cancerogena che non c'entra:Kiribaku, Bakudeku, Tododeku o Todobaku?
Io preferisco la Bakudeku.
-Arlert
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Either or Neither | Jearmin
FanfictionArmin aveva sempre provato ammirazione per il suo compagno di classe Jean Kirschtein, definendolo un semidio. Non aveva mai capito da dove fosse arrivato quel nomignolo ma non gli importava, dopotutto ciò che era più importante per lui, era il ragaz...