capitolo 4

92 10 3
                                    


Il corpo mi doleva. Sentivo ogni nervo pulsare sotto il mio peso e la testa girarmi.

I ricordi mi tornarono alla mente in modo furioso. Capelli scuri, sussurri, corpi gelidi e occhi rossi.

Senza volerlo mi uscì dalla bocca un gemito di paura che subito cercai di soffocare mordendomi la lingua. Dalla reazione che ieri quei pazzi avevano avuto nel guardarmi completamente terrorizzata non osavo immaginare i sorrisi che mi avrebbero rivolto in quel momento.

Mi girai attorno in cerca di un qualche sostegno che potesse infondermi coraggio.
I ricordi dell'aggressione che avevo avuto nel bagno mi tornarono alla mente.

Sentivo ancora il fantasma di quei tocchi perversi sul mio corpo; Avevo così tanta voglia di piangere, di urlare.

Feci un profondo respiro cercando di fare il meno rumore possibile, non avrei mai voluto rivedere quegli esseri.

Mi alzai lentamente con il busto notando di essere poggiata su un letto, e non un lettino dal materasso duro come la roccia. Era un letto a baldacchino dalle coperte calde e cuscini soffici come la neve.

Se non fosse che quella stanza appartenesse alla villa in cui ero stata aggredita l'avrei apprezzata con gusto. Il solo fatto di appartenere alla residenza gli dava un'aria tetra.

A bordo del letto erano elegantemente piegati dei nuovi vestiti.

Sembravano essere della mia taglia, rimasi perplessa.

Sentì un leggero peso affondare nella coperta alla mia sinistra.

Mi girai di scatto in preda al panico.

I miei occhi si posarono su una folta chioma bionda e sul viso candido e affilato.

Egli aveva gli occhi chiusi ma sapevo che mi poteva sentire perfettamente.

In preda all'ira e al disgusto nell'osservare quella persona gli salì con velocità sull'addome e portai le mie dita intorno al suo sottile collo.

In preda a forti spasmi cercai di stringere maggiormente le mie mani intorno a quella pelle.

Tremavo da capo a piedi, cosa che sicuramente anche lui aveva notato.
Io non ero un assassina e anche solo stringere leggermente la gola di qualcuno mi portava i brividi; avere pensieri omicidi era una cosa del tutto più folle.

Perdendo sempre più la sicurezza iniziale cercai di stringere maggiormente la mia presa, cosa che fece leggermente aprire gli occhi al ragazzo.

Erano di un blu così intenso che vederli spegnere davanti alla mia vista sarebbe stat0 ancora più atroce della morte stessa.

-che aspetti? Uccidimi-

La sua voce mi levò ai miei pensieri, spalancai gli occhi e incominciai a tremare con più forza.

Cercai di parlare ma la voce tremava come in preda alle lacrime- non voglio ucciderti, devi solo portarmi fuori da qui-

Lui con il solito tono controllato continuò a penetrarmi con lo sguardo- non ti lascerò libera, quindi puoi pure continuare a fare quello che stavi facendo-

E pensare che lui fosse il più gentile fra tutti quei ragazzi mi neutralizzò del tutto. Mi sentii una persona veramente orribile, di conseguenza lasciai del tutto la presa. Portai le mani sul volto ancora contorto dalla paura- ma perché mi trovo a questa situazione?io..-

Ma mentre mi stavo spostando da quella situazione imbarazzante il ragazzo mi prese per il polso. La presa era salda; solo perché avevo pensato che forse lui sarebbe stato l'ultimo dei miei problemi avevo abbassato la guardia.

DIABOLIK LOVERS: Il destino sbagliatoWhere stories live. Discover now