2. Di cene di bentornato e di genitori brilli...

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Song: Hangover - Taio Cruz

Tutti quanti fanno delle scelte sbagliate, compresi gli eroi. Qualche tempo fa, ero venuta a conoscenza di una storia, più precisamente, della storia. Ovvero la storia in cui si narravano gli ultimi vent'anni del mondo dei ninja, e di come Naruto Uzumaki, da perdente, diventò eroe. Di come Sakura Haruno divenne forte. E di come Sasuke Uchiha tradì il villaggio, cercò di ammazzare gran parte della popolazione mondiale, e poi tornò a Konoha.
Soffermandomi su quest'ultimo personaggio, mio padre, e provando rispetto per lui nonostante le sue scelte sbagliate, beh sicuramente non me lo immagivano a una festa. O meglio, sì, me lo immaginavo -ma come le altre volte: serio, distaccato,composto e profondamente annoiato.
Ecco come doveva essere Sasuke Uchiha a quella festa.
... Ma quando mai ho ragione su qualcosa?

***

« Sarada! Hai già prepatato le valigie? » cinguettò Chochou, infilandosi in bocca un lecca lecca, nonostante ci stessimo dirigendo verso il ristorantino prenotato per la cena di bentornato di mio padre. Nulla le rovinava l'appetito, a Chouchou.
« No. » ammisi. Non ne avevo avuto neanche l'occasione per parlarne con mamma e papà; sapevo che mi avrebbero dato il permesso ma se mamma lo avesse saputo, oggi pomeriggio avrebbe passato tutto il tempo a prepararmi i bagagli.
« Mamma e papà erano entusiasti! » bofonchiò Choucho, e il suo stomaco brontolò non appena aguzzò la vista sull'insegna del ristorante: un cartellone luminoso che cambiava colore.
Quando arrivammo lì davanti, una voce ci richiamò da dietro. « Sarada! Cho! » trillò, non troppo entusiasta. Mi voltai e incontrai gli occhi di pigri di uno dei suoi amici: Shikadai Nara, che stava con il padre Shikamaru e la madre Temari.
« Konbanwa! Temari-san, Shikamaru-san. »
Fu Temari e scompigliarmi affettuosamente i capelli e a scoccare un'occhiata al marito, che dopo che aveva esclamato un « Che scocciatura. » lamentoso, entrò  nel locale.
Noi tre rimanemmo fuori; mi accorsi che Inojin non era ancora arrivato, non che mi importasse, ma di solito camminava a braccetto con Shikadai - difficile a separarli quei due.
Cercai di assumere un tono diffidente, come se non mi importasse molto, e in effetti era così, ma Shikadai era dannatamente intelligente e a volte capiva cose troppo complicate per essere vere.
Le mie guancie avvamparono, perfetto.
« Shikadai, dov'è Inojin? » domandò, neutra ma con le guancie rosse. Perfetto.
Shikadai mi guardò in modo strano, inarcò un sopracciglio fino, e guardò oltre la spalla di Chochou, per poi fare un cenno. Io mi voltai e vidi la famiglia Yamanaka camminare verso di noi.
Ino Yamanaka, bellissima come sempre, con i lunghi e biondi capelli lasciati al vento, indossava un grazioso e un po' scollato vestito lillà; abbraccetto a lei c'era Sai, con un'elegante maglietta nera e pantaloni lucidi del medesimo colore. Erano una coppia... bellissima, quadi da rivisa Top Model of Konoha.
E, qualche passo avanti a loro, eccolo: Inojin Yamanaka.
Indossava pantaloni lucidi come il padre, ma nella parte superiore indossava un lupino grigio. I suoi capelli biondi e gli occhi chiari venivano vitalizzati dal colore di abbigliamento spento e risaltavano.
Inojin fece un sorriso rivolto a noi , a me , e agitò una mano per rificcarla di nuovo in tasca. Fece una camminata un po' più svelta e si avvicinò a noi.
«Cho! Shika! Sarada! » potei giurare che si stava soffermando un po' più su di me, dopo avermi salutata. Ma no, era soltanto la mia immaginazione. Ricambiai abbozzando un sorriso.
...Che scomparì subito quando Boruto saltò fuori dall'entrata del locale e si buttò sopra Shikadai eclamando: «Si mangia! Si mangia!»
Volli ammazzarlo. Ucciderlo. Evaporizzarlo.
Come poteva rovinarmi un momento del genere? Era così perfetto. Inojin sorrideva a me, mi stava per chiedere di andare a passeggiare, io e lui, da soli...
... ma alla fine, non m'importava, giusto? A me non piaceva Inojin, quindi, cosa me ne importava se quello stupido di Boruto aveva interrotto un momento romantico?
« Frena il tuo entusiasmo, Boruto-chan! » cinguettò Ino, arrivando e pizzicando la guancia di Boruto. Avevo sentito dire che Ino, insieme alla mamma, avevano l'abitudine di picchiare un bel po' il settimo, in passato. Ma immagino che Ino faccia finta di apprezzare quel pestifero bambino soltanto perchè è il figlio dell'attuale Hokage, e non perchè gli piaccia davvero; chi vorrebbe bene a una carogna come Boruto Uzumaki?
Ino e Sai si dileguarono all'interno, mentre Boruto balzò da Shikdai a Inojin e lo strattonò. « Andiamo, Ino, andiamo a mangiare. »
Inojin storse la bocca. Odiava quel soprannome e io lo sapevo bene: Ino. L'abbreviazione del suo nome era lo stesso del nome di sua madre, perciò non gli piaceva per ovvi motivi.
Quanto Boruto mi guardò, lo minacciai con lo sguardo ed entrai.
Come al solito, il settimo aveva prenotato l'intero ristorante solo per noi. Tutti i tavolini erano stati sistemati in modo che se ne creasse un'unico e lungo tavolino, con la piastra per la carne al centro.
Non appena entrai, Himawari mi venne incontro, abbracciandomi forte, e poi abbracciando forte il fratello. Credo che la piccola e ingenua Hima sia l'unica persona al mondo che abbia una genuina e spontanea stima verso Boruto.
Povera piccola.
« Papa! » agitai la mano verso mio padre, seduto a capotavola in fondo alla sala, con il settimo affianco e mia madre dall'altra parte. Attirai l'attenzione di papà, e io andai verso di lui, scoccando un bacio ai miei genitori e facendo un mezzo inchino al settimo, poi mi sedetti tra mamma e il signor Inojin.
Mancava così poco. Soltanto due posti e sarei stata accanto a Inojin invece che... invece che davanti a quel zuccone di Boruto che mi sorrideva mentre staccava le bacchette e iniziava a mangiare del riso bianco.
Sbuffai e notai che la sala, quel giorno, era più rumorosa del solito. Ognuno parlava con una persona diversa, eccitata, e probabilmente pensai che stessero discutendo del viaggio a Suna.
Anche se in realtà, per me non era poi così elettrizzante. Insomma, era una specie di gara amichevole, le olimpiadi aveva detto Shikadai, tra Suna e Konoha, e noi dovevamo partecipare come gemme future ? Non si aspettavano un po' troppo da noi?
« Sarada. » mi richiamò mio padre, guardandomi. « Quando partirai per Suna? »
Avvampai e mi scusai per non averglielo detto io di persona, e i miei genitori liquidarono in fretta la cosa. «Partiremo domani mattina. » annunciai.
Mamma squittì e mi abbracciò forte, baciandomi la sommità del capo. « La nostra bambina viaggia da sola per la prima volta senza un sensei ! » singhiozzò. « E' diventata grande! »
Abbozzai un sorriso sll'indirizzo del settimo e di papà, che sbuffò, come faceva di solito quando mama esagerava.
Quando mi lasciò andare, mamma si asciugò gli occhi lucidi e borbottò. «Peccato, ora che era tornato tuo padre... ci mancherai, Sarada-chan. »
Dubitavo quanto in realtà gli fossi mancata, a loro, dato che non potevano aveve quasi mai la casa tutta per loro in occasioni rare. E pensai anche che gli avrebbe fatto bene, non che mamma e papà fossero tipi da esternare il loro affetto - o meglio, papà -, quindi una seconda luna di miele in casa gli avrebbe fatto benone.
In quel momento, il settimo saltò in piedi, agguantando la bottiglia di sakè e alzandola in cielo. « Allora, oltre a festeggiare il ritorno di Sas'ke! » e qui papà roteò gli occhi. « Festeggieremo anche i nostri bambini! Come gemme future e per il loro primo viaggio senza tutore! »
E qui, i nostri genitori, con l'eccezione di Sasuke Uchiha, balzarono in piedi con un urlo beduino e giocoso. Batterono le mani e ognuno si andò a versare un po' di sakè.
Fu il settimo a rimepire completamente il bicchiere di papà con del sakè.
Mi guardai intorno e scoccai un'occhiata a Boruto, anche se lui non la vide, perchè era intento a infilarsi le bacchette nel naso e a muoverle, per far ridere la sorellina.
Quella storia sarebbe finita male.

Monogɑtɑri of Sɑrɑdɑ - Diɑrio di un UchihɑDove le storie prendono vita. Scoprilo ora