Capitolo 1

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"Everyone knew there were wolves in the mountains, but they seldom came near the village - the modern wolves were the offspring of ancestors that had survived because they had learned that human meat had sharp edges."

― Terry Pratchett, Equal Rites





I primi, timidi, raggi di sole che spuntarono dietro le fronde innevate dei pini trovarono il lupo nero già sveglio e vigile. Aveva riposato ben poco, più per il timore di essere trovato da qualche nemico che per il freddo. Il folto pelo nero lo aveva tenuto abbastanza al caldo e il clima rigido non era stato un grosso problema essendo lui nato e cresciuto in quei boschi; ciononostante, la voglia di farsi un bel bagno caldo e di scaldarsi accanto un fuoco scoppiettante iniziava a farsi sentire.

Si alzò lentamente e si scrollò la neve che si era posata addosso durante la notte. Poco dopo aver trovato il cucciolo, la neve aveva ripreso a cadere e per loro fortuna non si era trasformata in una tormenta.

Si sgranchì gli arti indolenziti allungandosi sulle zampe anteriori e, dopo aver fatto qualche passo per rimettere in moto i muscoli, tornò nuovamente dal fagotto azzurro circondato da bucaneve ormai schiacciati.

Che il neonato fosse vivo ne era certo; più e più volte lo aveva sentito muoversi e mugugnare durante la nottata, tuttavia la sera precedente era stata una delle più fredde dell'anno e il fatto che non fosse mai mutato in lupo lo preoccupava.

Nonostante quella animale non fosse la loro forma primaria, era comunque quella che assumeva il corpo come meccanismo di autodifesa in condizioni particolarmente avverse; eppure il piccolo era lì che agitava i piccoli pugnetti per aria con un'aria vispa e vivace, e di coda e orecchie non v'era traccia.

Senza star troppo a rimuginare sulla questione e immaginando che il neonato dovesse aver fame, prese delicatamente la coperta tra le zanne e si diresse verso Neugae, il suo villaggio.

Velocizzò l'andatura, stando sempre ben attento a che il bambino non si facesse alcun male, e comunicò il suo arrivo alle sentinelle che stazionavano sul confine, avvertì da loro curiosità mista ad un pizzico di preoccupazione ma li ignorò dirigendosi direttamente verso il piccolo ambulatorio del villaggio.

Secondo la legge del branco, nessun lupo poteva passare il confine in solitaria e restarne fuori per la notte, a meno che non avesse l'esplicito permesso dell'alfa, o che fosse lui stesso l'alfa.

Il ruolo primario del capobranco era quello di proteggere il proprio territorio e, per tale motivo, la scelta del un nuovo alfa ricadeva su quei lupi che, dopo l'adolescenza, mostravano capacità superiori alla norma strettamente funzionali alla tutela del gruppo. Gli alfa erano di fatto scelti biologicamente: non solo erano fisicamente più grossi e forti, ma il loro stesso cervello, o meglio, le loro capacità comunicative erano più sviluppate. Il cervello degli uomini-lupo, come quello degli umani, produceva miliardi di impulsi nervosi che, per arrivare da un neurone all'altro, mutavano da elettrici a chimici per poi ritrasformarsi in elettrici; quando erano in forma animale il principio era lo stesso, nondimeno, i lupi mutaforma erano in grado di comunicare tra loro attraverso quegli stessi impulsi elettrici. Ovviamente si trattava di un linguaggio limitato, composto da una cinquantina di vocaboli impossibili da tradurre nel parlato quotidiano ma che assurgevano allo scopo. Consistevano più che altro nell'invio di immagini, sensazioni, comandi.

Per la gran parte dei lupi questo tipo di comunicazione era possibile solo nelle immediate vicinanze; la struttura mentale dell'alfa invece poteva inviare impulsi più forti ed a distanze maggiori. Non era un caso che generalmente il territorio di un branco si estendesse fin dove arrivavano le capacità telepatiche del proprio capo; era una misura di sicurezza basilare e immediata che permetteva così al lupo al comando di poter rispondere a qualsiasi grido d'aiuto.

Broken Wolf [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora