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Non sapevamo con esattezza dove stessimo andando, ma come al solito non aveva importanza, faceva parte del lavoro. Partire in un avventura alla scoperta dell'ignoto, arrivando all'origine del tutto.

Dopo circa venti minuti, tra traffico e susseguirsi di palazzi, arrivammo a via Marina. L'immenso palazzo di vetro dell'università di gettonati studenti di giurisprudenza e dei bistrattati corsisti di beni culturali.

Fra tutti i posti in cui avrei immaginato un omicidio, questo era l'ultimo. Beh, molti studenti rimuginano o scherzano sulla morte di un professore, ma non pensavo potesse mai accadere.

Mentre rimuginavo su questo strano dilemma e su ipotesi assurde, scendemmo nel sottoscala, dove si trovavano le cosiddette aule "bunker", dove la scena del nostro crimine ci aspettava: l'A2.

Entrammo in quest'aula semi buia completamente vuota, riempita da banchi fantasma, mentre nell'angolo a destra in un lago di sangue vi era incorniciata la tremenda scena. 

Mi avvicinai lentamente osservando ogni dettaglio, mente Miriam e Marica si soffermarono a fare domande. Indossai i guanti e feci un primo esame del corpo: saltava subito all'occhio che era stato sgozzato. Era rivolto con il viso sul proiettore che esibiva, in maniera macabra, l'ombra del volto sul muro. Non amavo molto i cadaveri, così distolsi lo sguardo dalla vittima e mi dedicai alla ricerca di prove utili. 

Non molto lontano dal corpo vi erano due bicchieri.  Mi avvicinai per prendere le impronte e per capire con cosa, la vittima, avesse brindato un attimo prima della sua morte. Prima di rilevare le impronte, osservai i bicchieri senza toccarli. Dall'odore, sembrava jack Daniels del 64, non male. Tornando al mio lavoro notai che su uno dei bicchieri vi era una macchia di rossetto rosso fuoco. Dall'impronta e la consistenza, ricordavano molto quello che usava la mia ex, una sottomarca da bancarella di Port'Alba: Canale n°5. 

Imbustai i bicchieri e presi le impronte dopo aver scattato qualche foto, poi diedi tutto a Marica. Scattai ancora qualche foto, poi presi il portafoglio della vittima. Sul documento c'era scritto: Antonio Ilario.  Povero ragazzo, imbustai anche il portafoglio e chiamai Miriam: "Da Vinci spegni le luci e porta il light che vediamo se ci sono impronte interessanti!"

Si avvicinò col suo solito fare flemmatico mentre si apprestava a cercare nella borsa dalla quale cacciò, un qualcosa di indescrivibile. 

- "Cos'è sta cosa?" Chiesi sconvolto.

- "Beh tu cosa mi hai chiesto? Il Light? Ed eccolo qua"

- "Cosa?"

- " Non fare così, lo sai che il direttore Blabla ha fatto dei tagli sul budget. Quindi ho cambiato ed adattato l'attrezzature in modo che sia meno dispendiosa, più ecologica. Anche se un pò datata. Beh credo che abbia detto questo, con tutto quel suo blabla generale, non era molto chiaro."

Presi fiato e lasciai correre, farsi domande era inutile, se mi fossi soffermato non ne sarei più uscito dagli strambi discorsi di Miriam. 

Dopo aver raccolto tutte le prove, alcuni minuti dopo, arrivò il nostro medico legale.

- "Salve Gianna!" esclamò il capo "Cosa puoi dirci di utile?"

Gianna L'impero entrò con il suo solito sorriso solare, seguita dalla sua assistente Eddy: era un medico alquanto bizzarro, rideva sempre e se non rideva si disperava per il troppo lavoro, mentre la sua assistente era sempre li a sorreggerla e recuperare alle sue mancanze. Un mix strano, ma efficiente.

- "Oh! Canna, non posso dirti molto lo sai bene" infilò il suo grande termometro nella vittima, attese un attimo e poi lo estrasse "Tieni Eddy" lo porse alla sua assistente prima di girarsi verso il capo "Per ora posso dirti che è morto da circa due ore. In un primo momento sembra che il taglio alla gola sia la causa della morte, ma non saprei, ti saprò dire di più dopo l'autopsia".

Rinchiuse il corpo nel saccone e ridendo ogni tanto si allontanò. Nel mentre io presi le prove e con Miriam ci dirigemmo in laboratorio, lasciando Marica Trequarti ed il capo a fare ancora qualche domanda, con la speranza di poter contare sulle registrazioni delle telecamere.

Entrai in macchina sistemai lo specchietto, poi misi in moto. Miriam mise la cintura e poi prese una sigaretta tra le sue dita affusolate e l'accese. Osservai il fumo che fuoriusciva dalle rosee labbra e pensai che a volte, la vita, è come una nuvola di fumo: visibile, ma che può sparire, con un colpo di vento.

Un Improbabile GialloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora