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Il dover restare in centrale non mi andava giù, l'attesa mi annoiava e veder gironzolare la segretaria non era un bel vedere, per di più il ticchettio dei suoi tacchi iniziava ad innervosirmi. 

Un attimo prima che sbottassi, arrivò la psicologa: quella donna arrivava sempre tardi. Entrò dall'ascensore guardandosi attorno attraverso i suoi occhialini, sbatacchiando i suoi ricci qui e li. Era piuttosto magra, con un andatura un pò goffa.

La Zella: "Buongiorno La Manta"

La Manta: "Eeeh?! Ci conosciamo?"

La Zella: "Sono Angelo La Zella, ci siamo visti anche in altri interrogatori"

La Manta: "Lo so lo so, scherzavo! La Zella sei un pò troppo teso lo sai?"

La Zella: "Si, non è la prima a dirmelo ..."

Il continuo sentirmi dire che ero troppo serio o testo iniziava ad essere stressante.

Condussi la psicologa alle stanze di interrogatorio.

La Zella: "Eccoci sai cosa fare"

La Manta: " Si si, mi metto dietro lo specchio e appunto strani comportamenti. Ih ih, la cosa fa molto spionistica o assassino che studia la preda no?"

La Zella: "Ehm ... si forse"

A volte quella donna mi lasciava perplesso, non so se faceva la psicologa per scoprire presunti killer o se lo faceva per studiarli, in modo da diventarlo a sua volta.

Mi ritirai lasciandola al suo lavoro, aspettando il capo nel corridoio e decidere chi dovesse sostenere l'interrogatorio.

Canna: "La Zella, lascio a te l'onore d'interrogare la sospettata, vista il tuo abile e sottile dono dei doppi sensi, penso che sei il più adeguato e poi mi sembra che ti sei riposato abbastanza."

Riposato  non lo ero di certo, ma finalmente una nota positiva. Sentire il capo che si fidava di me, mi inebriava. 

Entrai a passo sicuro e lento, restai in silenzio per un pò, scrutai l'indagata come un leone con la sua preda. Osservai il suo vestito rosso, i capelli raccolti, sembrava quasi un'altra persona rispetto all'ultima volta. Che miracoli può fare un pò di cipria e un abito rosso. Piccoli occhiali le nascondevano appena i suoi grandi occhi castani impauriti, il famoso rossetto rosso le spiccava sulle labbra. Sorrisi per un attimo.

Arpa: "Cosa c'è da ridere? La mia situazione la diverte?"

La Zella: " No, mi fa sorridere il modo in cui tenta di nascondere il segno sul collo" di colpo arrossi e col solito sorriso sornione mi misi a sedere "Lei aveva detto che non vedeva la vittima da molto, allora mi spiega come mai il suo rossetto con i suoi capelli sono stati ritrovati sul corpo?"

Arpa: "Ecco io ..."

La Zella: "Lei?"

Arpa: "Beh ... era tempo che frequentavo Antonio. Quella mattina ci eravamo incontrati per festeggiare"

La Zella: "Festeggiare cosa?"

Arpa: "Non lo so con precisione, non me l'aveva detto"

La Zella: "No? Forse voleva divertirsi solamente, ha provato ad abusare di lei e ... l'a ucciso senza pietà!" 

Arpa: "No! ... si sbaglia"

Ci fu silenzio, non forzai la cosa visto che dai suoi occhi lucidi si poteva scorgere la caduta del muro di protezione che si era costruita. 

Arpa: "Stavamo insieme da un pò. A volte capitava ci incontrassimo dopo le lezioni, nelle aule vuote. Avevamo Bevuto e ci lasciammo andare ..."

La Zella: "E cosa la indotta ad ucciderlo?"

Un Improbabile GialloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora