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«Avanti Kurt, sono sicuro che stavolta andrà tutto bene.», Burt Hummel posò una mano sulla spalla del figlio, stringendogliela leggermente, per infondere coraggio. Ovviamente cercava di apparire sicuro lui in primis, anche se ovviamente era nervoso, agitato.
«Per te è facile», il ragazzo sospirò mentre prendeva dai sedili posteriori la sua borsa a tracolla. «Non hai una voce da femmina e non sei attento alla moda.», continuò a bassa voce scendendo velocemente dalla macchina.
«Kurt...», mormorò il padre tristemente, stringendo il volante della sua auto, per poi scuotere la testa, fare retromarcia e partire verso il suo nuovo posto di lavoro.
Kurt si guardò intorno: il giardino scolastico era enorme, l'edificio pure, e lui non vedeva l'ora di scoprire le attività extrascolastiche, solo per fare felice il padre, che voleva a tutti i costi che il figlio frequentasse un qualche club per farsi degli amici.
Burt avrebbe voluto che Kurt prendesse parte della squadra di basket o di football, ed il ragazzo lo sapeva, ma quello non era il suo mondo, non gli piaceva affatto.
Con un sospiro Kurt entrò nella sua nuova scuola, e andò alla ricerca della segreteria per farsi dare l'orario ed il numero dell'armadietto.
Dopo essere stato istruito sulle cose basilari, quali voti, mensa, crediti scolastici ed extrascolastici, Kurt guardò l'ora, e dopo essersi accertato di avere ancora un quarto d'ora di libertà, decise di andare a sistemare alcuni libri nell'armadietto.
Arrivato di fronte al suo, lo aprì, quando venne spinto con il volto all'interno.
«Occupi troppo spazio!», sentì dire da una voce maschile dall'accento ispanico, mentre altre ridevano.
«Sei il solito coglione.», sentì dire da un'altra voce, ma non ebbe coraggio di voltarsi per vedere a chi appartenesse.

«Izzy, muoviti che siamo in ritardo!»
«Arrivo, arrivo!», sbuffò la ragazza uscendo dal bagno.
Alec la squadrò. «Isabelle Sophia Lightwood, tu non vai a scuola così.», dichiarò con gli occhi blu diventati glaciali.
La ragazza aveva un vestitino nero, attillato, la gonna era a balze, arrivava fino a metà coscia e la parte superiore era scollata.
«Alec...», protestò la più piccola.
«No. Cambiati.»
La ragazza si girò ed andò a cambiarsi, mettendosi una gonna un pochino più lunga, ed un top.
«Va meglio?»
«Sì.»
«Allora, siete pronti?», Jace arrivò allegro davanti all'ingresso di casa con lo zaino sulle spalle.
Isabelle grugnì un "sì", mentre Alec annuì.
Una volta arrivati ed entrati nell'edificio, si dovettero dividere: Alec verso l'aula di inglese, Isabelle e Jace verso quella di matematica.
Quando Alec entrò, andò verso il suo solito banco in fondo, quando notò che un ragazzo vi si era seduto.
Lo guardò male, senza soffermarsi troppo su quella figura e cambiò direzione, andandosi a sedere vicino alla finestra, sempre in ultima fila.
Il ragazzo gli si avvicinò. «Era il tuo posto?», chiese.
Alec annuì distratto. Quando si degnò a guardarlo, arrossì e deglutì: era il ragazzo per cui aveva una cotta.
«Io sono Magnus.», disse il ragazzo porgendogli la mano.
"Alec.", rispose l'altro con voce tremante, e stringendogli la mano. In realtà voleva rispondergli "so chi sei", ma preferì non farlo.
«Posso sedermi qui? Devo rifare l'anno e non ho intenzione di stare in prima fila.», chiese il più grande.
Alec annuì nuovamente, ma sapeva tutto di lui. Forse non proprio tutto, ma quasi.
Magnus si sedette al suo fianco e lentamente l'aula iniziò a riempirsi di studenti.

Era il primo giorno, e già Alec non vedeva l'ora di essere a giugno, a godersi l'estate. Alexander Gideon Lightwood, che avrebbe compiuto sedici anni il giorno seguente, non amava l'estate per il sole e per il caldo, ma perché poteva tranquillamente andare in skateboard nello skatepark dietro casa sua.
Il ragazzo uscì dall'edificio immerso nei suoi pensieri, e finì a sbattere contro un ragazzo. Lo skate che aveva in mano Alec finì a terra.
«Guarda dove vai!», esclamò lo sconosciuto con voce acuta, fin troppo per appartenere ad un ragazzo.
«I-Io... Scusa», mormorò Alec sospirando. Guardò il ragazzo di fronte a lui: era castano con degli occhi azzurro chiaro, il contrario dei suoi. Era vestito fin troppo bene per quella scuola. «Sei nuovo?»
Il ragazzo, stupito dal fatto che stesse continuando a parlargli, annuì.
«Si vede, quei vestiti sono troppo belli per uno che frequenta questa scuola, nonostante sia una delle migliori.»
«Lo prendo come un complimento, posso?»
«Devi!», Alec accennò un sorriso e porse la mano al ragazzo. «Sono Alec, piacere.»
Il castano esitò un attimo prima di afferrarla e stringerla. «Sono Kurt Hummel, il piacere è mio.»
I due ragazzi vennero interrotti dall'arrivo di Izzy e Jace, che squadrò il nuovo arrivato. «E tu saresti?»
Kurt scosse la testa ed abbassò lo sguardo. Doveva immaginarselo: non poteva fidarsi di nessuno.
«Un mio amico. È nuovo di qui.», Alec rispose non appena vide il ragazzo in difficoltà.
«E non parla?», continuò il biondo alzando un sopracciglio.
«Certo che parlo!{, Kurt quasi urlò, indignato e stizzito.
«Oh, ora capisco.», Jace rise.
«Jace, puoi smetterla per una volta? Posso farmi altri amici o devi per forza avere l'esclusiva?!»
«Sei di cattivo umore, Alec?», l'interpellato non rispose, si portò la tavola sotto il piede e si allontanò dal gruppetto.
«Alec...», Jace sospirò allontandosi, seguito dalla sua ragazza, Clary, che li aveva raggiunti pochi minuti prima.
Kurt aveva guardato tutta la scena senza parole.
«Non è sempre così, tranquillo.», Izzy parlò. «Sono Isabelle, ma puoi chiamarmi Izzy, e sono la sorella di Alec, e sorellastra di Jace, il biondo.», la corvina allungò la mano verso il ragazzo, che la strinse.
«Io sono Kurt e sono nuovo di qui.»
«Come ti sembra?», la ragazza si avvicinò di un passo a lui. «Dai, ti accompagno un pezzo verso casa.»
Kurt non sapeva che fare: quella ragazza sembrava carina e simpatica, ma la fregatura era sempre dietro l'angolo.
Ma aveva bisogno di amici, quindi accettò. «Beh, diciamo che non sono proprio nuovo, - il ragazzo si incamminò, seguito da Izzy -, ho soltanto cambiato quartiere e l'ennesima scuola.», Kurt sospirò.
«Come mai?»
Il castano la guardò. «Guardami, - si indicò - e sentimi parlare, poi trai le tue conclusioni.»
«Non hai nulla di strano, Kurt. Quindi tu sei nato qui?»
«Già, cittadino di Lima da sempre. Tu ed i tuoi fratelli? Non mi sembrate proprio nativi di qui.»
«Noi veniamo da Alicante, una città in Spagna, anche se abbiamo origini londinesi e abbiamo vissuto lì fino a tre anni fa.»
«Oh.», il castano la guardò ad occhi spalancati, meravigliato. «Ecco perché non avete accento ispanico, ti stavo per fermare a chiederti spiegazioni.», ridacchiò appena.
«Esatto.», Izzy sorrise. «Allora, come mai nel quartiere benestante di Lima?», chiese poi la ragazza, curiosa.
«Mio papà ha trovato lavoro come vicedirettore in una nuova autofficina.»
«Ah, allora vivi vicino a noi!», esclamò la corvina.
«Davvero?»
«Sì, è quella che ha aperto uno o due mesi fa, no?»
«Esatto.», Kurt annuì.
«Perfetto, allora da domani a scuola ci verrai con noi!», esclamò Izzy.
«Ma..»
«Niente ma. Sei simpatico, e se mio fratello ti ha difeso davanti a Jace, ci sarà un motivo.»
Nel frattempo i due ragazzi erano arrivati a casa Lightwood. «Bene, questa è casa mia. Ah, domani presentati alle sette di sera, facciamo una festa di compleanno per Alec, fa sedici anni!»
«Ehm... Okay... Cosa posso regalargli?»
«Qualsiasi cosa che abbia a che fare con lo skateboard va bene!»
Kurt annuì, un po' perplesso. «Allora a domani!», disse avviandosi.
«A domani, Kurt!», Izzy sorrise: forse quel ragazzo avrebbe salvato Alec dal suo muro di insicurezze e lo avrebbe fatto aprire, gli avrebbe fatto trovare nuovi amici.
Entrò in casa e trovò Jace intento a baciare Clary, salì al piano superiore e trovò Alec in camera sua, a leggere un libro.
Sospirò, quella sera i suoi fratelli avrebbero dovuto fare pace, o il compleanno di Alec sarebbe stato un completo disastro.

A Year To Win - Malec/KlaineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora