2. Polvere d'ossa

72 10 9
                                    

2

C a e l i e

• P o l v e r e d' o s s a •

Un boato improvviso mi scosse, vibrando dentro le mie tempie fino a farmi rabbrividire.

Un potente ruggito, poi qualche istante di tetro e assoluto silenzio. Non passò molto prima che un urlo agghiacciante interrompesse quello stato di quiete, facendomi sussultare.

Lentamente, decisi di alzarmi dal materasso, turbata.

Ancora silenzio.

Mi allontanai appena dal letto, ritrovandomi al centro della stanza buia. I miei capelli chiari riflettevano i pallidi raggi della luna, lattei e cupi, prossimi a essere scaldati dalla luce flebile dell'alba. La leggera camicia da notte di bianco cotone che indossavo non riusciva a proteggermi dal freddo, oscillando placidamente e debolmente al vento freddo.

Chiusi piano la finestra e rimasi in allerta, provando ancora ad ascoltare un qualunque suono. Ogni tanto, mano a mano che il tempo passava, si udivano sempre più vicini e insistenti i cigolii delle porte in legno sbeccato.

Un altro urlo, proprio nella camera al mio fianco, squarciò il silenzio, tanto improvvisamente che un brivido mi percosse da capo a piedi per il terrore.

La morsa del panico si faceva sempre più stretta, mentre cominciavo a sudare freddo. Lentamente, mi avvicinai all'ingresso della stanza.

Con mani tremanti, posai una mano sul pomello, cercando di aprire la porta il più delicatamente possibile.

Qualcosa non andava. E no, non per i rumori, per le grida: lo sentivo dentro, nelle ossa, mi riverberava dentro, procurando ondate di dolore elettrico nelle mie sinapsi.

Quando mi ritrovai nel corridoio del collegio, tutto era buio. L'unica esigua fonte di luce erano le finestre, rischiarate dal pallore cinereo della luna pronta a estinguersi. Dall'ala in cui mi trovavo, di Parigi non rimaneva che il nome. Le vetrate si affacciavano su una piccola distesa verde, collinare e lievemente paludosa; poi il buio di una non lontana area boschiva.

Avanzai, incerta. Molte delle porte, in quel corridoio, erano socchiuse, buie e, all'apparenza, vuote.

Solo da una di esse sembrava provenire una flebile luce, accompagnata da un rumore appena udibile, come un basso e continuo ringhio.

Rimasi paralizzata al mio posto. Mossi più volte le dita dei miei piedi nudi e mi pizzicai un braccio, per assicurarmi di essere cosciente, poi chiusi gli occhi per qualche secondo. Tutto rimase com'era.

E fu in quel momento che commisi un grave errore.

Piano, con lentezza, come guidata da un leggero alito di vento, mi mossi verso la porta.

Un nauseabondo odore di sangue m'invase le narici all'istante, tanto che fui costretta ad arretrare di un passo.

All'interno della stanza non si distingueva altro che una mastodontica creatura voltata di spalle, così nera che sembrava assorbire la pallida luce che la circondava.

Pale Souls - La Porta NeraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora