capitolo sette

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Note autrici:

Buona domenica a tutti, siamo tornate.

O meglio, non ce ne siamo mai andate ma avevamo bisogno di nasconderci nell'ombra dello nostre parole per un po', prenderci del tempo necessario a metabolizzarle nuovamente e trovare il coraggio di conviderle insieme a voi.

C'è tanto di noi in questo capitolo, di quello che abbiamo provato nello scriverlo, di quanto ci siamo sentite connesse con i nostri personaggi. E' un capitolo che segna la nostra crescita, che ci ha viste fare un enorme passo avanti nel nostro percorso e che, senza dubbio alcuno, porta ad una grande svolta per la storia.

Non vogliamo dilungarci troppo però, né anticipare nulla, quindi vi lasciamo alla lettura e ci risentiamo alla fine.

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Ero completamente sopraffatto.

Dal suo odore, dal suo sapore, dalle sue mani che vagavano avide riscoprendo i contorni del mio corpo. Lo sentivo dappertutto, come se quel bacio riuscisse a raggiungere ogni angolo della mia pelle, invece di limitarsi ad unire le nostre labbra.

Io ci avevo provato, a parlare.

Solo il cielo poteva sapere quanto ci avessi provato, ma quando i suoi occhi avevano preso ad osservarmi come se io fossi la preda e Louis il cacciatore, non ce l'avevo davvero più fatta. Avevo iniziato a camminare senza una direzione precisa, non conoscendo l'appartamento, ostinandomi a portare avanti un discorso di cui, io stesso, non capivo il senso, e quando i nostri sguardi si erano posati, rispettivamente, sulla bocca dell'altro, avevo perfino scordato il motivo che mi aveva condotto fino a lì. Tabula rasa. Tutto ciò a cui riuscivo a pensare era che lo volevo. Volevo disperatamente che mi baciasse e quando lo aveva fatto, Dio, mi era sembrato di tornare a respirare solo in quel momento.

«Tu...»

Un bacio quasi impercettibile sul collo, la pelle d'oca che appariva istantanea.

«Mi fai...»

Un altro bacio, questa volta più marcato, e la voce di Louis che si tingeva di toni insolitamente caldi.

«Andare...»

Un morso leggero e gli occhi che mi si chiudevano istintivamente, nello sforzo immane di non emettere alcun rumore, riscattandomi dalla debolezza che avevo mostrato poco prima.

Ero stato fin troppo evidente, quando la sensazione del suo corpo premuto forte contro il mio e del suo sapore dolce e pungente al contempo, mi aveva colto impreparato. Bisognoso di rendere reale quello che, fino ad allora, era stato solo un desiderio. Un desiderio che mi ero auto-imposto di non provare più ma che, alla prima occasione, era emerso con tutta la sua forza, quasi a dimostrarmi che era sempre stato lì e non sarei mai riuscito a cancellarlo del tutto.

«...fuori di testa»

Concluse, e lambì quella piccola ferita dedicandovici a fondo, facendomi vedere le stelle dietro le palpebre chiuse.

Ansimai, già a corto di fiato, lasciandomi andare per qualche istante e assaporando la sensazione della sua lingua che si muoveva lenta e lasciva su di me. Ero entrato in quella casa che stavo praticamente congelando ed erano bastati un paio di occhi e un bacio - mozzafiato - a farmi infuocare. Perché, davvero, mi sentivo ardere come se mi avessero appena spinto nel cratere di un vulcano.

Le sue labbra scesero sicure, come erano sempre state, seguendo una scia bagnata che portava alle mie clavicole lasciate scoperte dallo scollo della maglia, e presero a succhiare delicatamente, in netto contrasto con l'irruenza che aveva caratterizzato i loro movimenti fino a quel momento. Sembrava che anche lui sentisse il bisogno di ricordarsi com'era, di scoprirsi di nuovo.

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