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Corretto•

Quando Jimin riaprì gli occhi, tutto ciò che riuscì a captare fu il bianco. L'odore di disinfettante e alcool colpì le sue narici prepotentemente e lì capì. Jimin era in ospedale, bloccato su un letto che non gli apparteneva, circondato da numerosi cavi, legato ad un macchinario che teneva sotto controllo le palpitazioni.

Non riusciva a capire perché fosse ancora vivo. Ricordava perfettamente le fredde acque del fiume Han mentre circondavano il suo corpo e la vita scivolare via lentamente, allora perché era ancora vivo? Perché respirava a pieni polmoni?

Jimin si diede del buono a nulla, aveva fallito l'ennesima volta. Doveva solo porre fine alla su vita, eppure non vi era riuscito.

Sentiva il peso della sua vita sulle spalle e sul petto come fosse un macigno. Era stanco di lottare, di cercare qualunque appiglio pur di sopravvivere, stanco anche solo di respirare o vedere la luce del sole.
Racchiuse le sue mani in due pugni, tanto tesi erano i suoi nervi. Cosa aveva sbagliato? Perché era ancora vivo?

Un leggero bussare interruppe il flusso di pensieri nella sua testa. Dalla porta fece capolino un cespuglio castano. Non aveva mai visto quel ragazzo e la sua presenza lo spaventò.

<<Sei sveglio allora. Chiamo i medici>>.

Dopo qualche minuto un medico entrò nella stanza di Jimin per assicurarsi che stresse bene. Fece alcune domande e la sua memoria era intatta, con una luce controllò I riflessi dei suoi occhi ed infine si soffermò sui suoi tagli, poi -con la stessa velocità con cui era entrato- uscì dalla stanza lasciando entrare quel ragazzo ancora una volta.

<<Ciao, sono Taehyung>>

Lo sguardo freddo e vuoto di Jimin si soffermò sulla silhouette del ragazzo, per poi tornare sulle sue mani.

<<Uhm, come ti chiami?>>

Jimin non voleva rispondere, desiderava che quello fosse uno stupido incubo, desiderava solo crogiolarsi nella morte, godersi gli ultimi istanti della sua inutile vita prima di abbracciare la pace eterna.

<<Okay, va bene. Comunque fai attenzione, non ci si siede in quel modo sul ponte. Sei caduto accidentalmente, ma per fortuna ti ho salvato>>.

Jimin strabuzzò gli occhi e le mani si chiusero in due pugni saldi. Il cuore aumentò i battiti mentre il volto si fece rosso per la rabbia.

<<Perché?>>

Taehyung, d'altro canto, non riusciva a capire quella domanda. Non capiva perché quel ragazzo si fosse irrigidito in quel modo.

<<Perché? Bhe sei caduto, non potevo lasciarti annegare>>

<<E invece dovevi farlo! Taehyung o qualunque sia il tuo nome, io volevo morire, non sono caduto accidentalmente, mi ci sono tuffato con ogni intenzione, con ogni briciola di volontà che ho trovato nel mio inutile corpo. Tu hai rovinato tutto!>>

Jimin, forse per la prima volta in vita sua, si ribellò, alzò la voce e sbraitò tutto il suo odio verso il suo salvatore.
Taehyung perse qualche battito, vacillando per un attimo, poi si obbligò a restare fermo e a guardare il ragazzo che aveva salvato.

<<Bhe, non ti avrei mai lasciato annegare. Non meriti di morire. La vita bisogna viverla istante per istante>>.

Jimin alzò gli occhi al cielo, stanco della presenza di Taehyung e ancora furente.

<<Vattene!>>

<<C-come?>>

Jimin indurì il suo tono di voce e indossò lo sguardo più freddo che conoscesse.

<<Ti ho detto vattene, sparisci, e non ti rigrazierò perché non ti sono grato, affatto. Ora vattene. Buonanotte>>

Jimin si voltò di spalle, posando la testa sul cuscino e provando ad addormentarsi, sperando di non svegliarsi più.

<<Tornerò e fino alla fine scoprirò il tuo nome>>.

<<Sono Jimin. Ora non hai bisogno di conoscere il mio nome, non serve che torni. Addio>>.

<<Proverai ancora a suicidarti?>>

Diretto. Jimin non fu affatto scosso da quelle parole, ma decise comunque di non rispondere, quel ragazzo non meritava di sapere.

//40 days// Vmin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora