568 60 2
                                    

I raggi del sole filtrarono attraverso le tende, colpendo gli occhi di Jimin ancora addormentato. L'orologio segnava le 11 del mattino ed il rosa era ancora tra le braccia di Morfeo, dato che la notte precedente non era riuscito ad addormentarsi in fretta. Pensava e ripensava alla promessa di quel Taehyung.

Aveva provato e riprovato ad amare la vita, ad apprezzarla in ogni particolare, ma aveva guadagnato solo delusione, tagli e ferite che aveva cercato di richiudere ma che, nelle notti più cupe, si riaprivano lasciandolo solo tra le lacrime e i lamenti strozzati dal cuscino.

Kim Taehyung bussò alla porta della camera del rosa, mostrando il caschetto castano.

<<Buongiorno Jimin>>

Il sorriso quadrato alleggerì l'aria nella stanza, rendendo l'ambiente quasi familiare. I genitori del rosa non avevano ancora visitato il loro bambino, ma Jimin sapeva che non li avrebbe mai visti lì, troppo occupati a vantarsi del loro primogenito. Jimin era semplicemente la pecora nera della famiglia, la figura coperta dall'imponente immagine del fratello.

Il figlio perfetto che lui non sarebbe mai stato.

<<Ciao>>

<<Ho parlato con i medici, devi restare in ospedale oggi, ma domani potrai uscire>>

Jimin non ne era entusiasta. La sua vita non era entusiasmante, perciò uscire o restare in ospedale per lui non faceva alcuna differenza. Aveva deciso di abbandonare gli studi, quei quaranta giorni non avrebbero i pensieri che si aggiravano nella sua mente. Che senso aveva sorbirsi altre risatine e insulti se non avrebbe comunque cambiato la sua decisione?

<<Okay>>

Taehyung perse per pochi secondi il suo solito sorriso, deluso un po' dal comportamento del coetaneo.

<<Ho pensato, se ti va ovviamente, di vedere un film nel pomeriggio. Avrei preferito portarti al cinema, ma non potrai uscire oggi, perciò ti va se torno più tardi con un film e il computer?>>

Jimin, nonostante non volesse ammetterlo, apprezzava l'insistenza di Taehyung. Qualcuno si stava interessando a lui e stentava a crederci.

<<Va bene, grazie>>

Il castano sorrise incredulo.

Dopo aver salutato il rosa, Taehyung corse a casa sua, lasciando Jimin solo, ancora una volta.

Jimin, credi davvero che Taehyung sia diverso da tutti gli altri? Povero illuso. Ed eccoli ancora, i soliti pensieri che facevano capolino nella sua mente come un martello pneumatico, insistenti e dolorosi, tanto.

Non poteva fidarsi, non voleva farlo, eppure sapeva che quel "grazie" sussurrato era segno di un cambiamento, segno che Taehyung stava entrando nella sua vita, nonostante il rosa non volesse.

Orgoglio? No, semplice paura. No, non quella paura che spinge l'uomo ad agire, si tratta di quel genere di paura che ti blocca, sinonimo di un cattivo presentimento, di un'ardente delusione e il cuore già distrutto di Jimin non poteva permetterselo.



Come promesso, quando era ormai ora di pranzo, la porta si aprì, mostrando il solito Taehyung sorridente.

<<Ehi>>

Jimin squadrò la silhouette alta e snella del castano, invidiando il fisico asciutto e magro che avrebbe tanto voluto avere.

<<Ciao. Ancora>>.

<<Ho pensato che, insomma, ammettilo, il cibo qui fa schifo, perciò ho preparato qualcosa di appetitoso>>.

Il rosa lottò per reprimere il sorriso che, vincente, illuminò il suo volto. Taehyung era divertente, solare, portava un po' di luce nel suo costante buio e, sempre per timore, Jimin non voleva ammettere quanto questo gli piacesse, ne aveva bisogno.

Il castano posò tutto il cibo sul tavolino, avvicinandolo al letto del rosa, decidendo di pranzare assieme. Aveva cucinato per circa due ore, sicuro che Jimin avrebbe apprezzato.

Aveva ragione, nonostante fosse terribilmente preoccupato per il peso che avrebbe accumulato, il maggiore si obbligò a mangiare tutto. Taehyung si stava impegnando per lui, non voleva rovinare anche la sua felicità.

<<Guardiamo un film comico?>>

Jimin rideva di tanto in tanto durante la visione del film, guastando il cibo preparato dal castano. Taehyung, al contrario, osservava il rosa, attratto dalla risata leggera e melodiosa di Jimin, certo che non avrebbe visto quel sorriso molto spesso.

Il castano sapeva che Jimin non sorrideva spesso, anzi, il suo sorriso era come la pioggia estiva: tanto raro quanto prezioso; non voleva perdersi affatto momenti come quello.

Terminato il film, Taehyung fu costretto a tornare a casa. L'infermiera aveva avvertito i ragazzi, l'orario delle visite era giunto al termine e il castano doveva lasciare l'ospedale.

<<A domani, Jimin>>

<<Ciao, Taehyung>>.

Sono sempre Jimin. Oggi Taehyung ed io abbiamo pranzato insieme e abbiamo visto un film. Ho riso, tanto, più di quanto io non abbia mai fatto. Forse Taehyung non è così male come pensavo, ma non posso permettere al mio cuore di legarsi a lui, non posso permettermi di soffrire ancora. Ho paura, temo che se mi dovessi concedere il lusso della felicità anche solo per un secondo, il mondo potrebbe crollarmi addosso e io non sarei in grado di sopportarne il peso.

//40 days// Vmin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora