Capitolo 245fd3

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Cosa diavolo me ne frega di quel che succede qui? Tutti così intenti a guardarsi i piedi, a lamentarsi, a lagnarsi di ciò che non hanno, nonostante siano immersi in un mare di meraviglia. Tutti così stupidi, ottusi. Credono che i loro problemi siano i più importanti, i più brutti, enormi.
Basterebbe un solo attimo per vanificare questi stupidi pensieri. Basterebbe guardare il cielo e provare a perdersi. Chiedersi chi siamo, di fronte all'universo. Di fronte al tutto. E anche di più.
Basterebbe davvero così poco per far svanire tutti quei capricci, quei pianti inutili. Elevarsi a qualcosa di più.
Perché siamo sprecati così. Usare le emozioni ed il proprio cervello per mansioni così effimere. Abbiamo ricevuto il dono del pensiero, del ragionamento, della curiosità. Non è ammissibile che venga usato per queste inutilità terrene. Il fine ultimo dell'essere umano è staccarsi dalla propria terra, per indagare il cosmo. Alla fine, siamo semplicemente il tentativo dell'Universo di studiare sé stesso.
Siamo sprecati. Dobbiamo liberarci dalle catene della superficialità, e piangere, emozionarci, per ciò che c'è oltre. Qualcosa che non può essere spiegato, qualcosa che nemmeno può essere visto, e per certi versi, forse nemmeno spiegato. Dio. La natura. L'ordine meraviglioso delle cose.
È questo a cui dobbiamo puntare. Al sentirci piccoli davanti a questa immensità. Non so quante volte lo sto ripetendo, ma ne sono fermamente convinto.
Sono stanco.
Di vivere in un mondo in cui si dà più peso alla superficialità che alla meraviglia.
Sono stanco.
Non so come fare. Tutto quel che ho intorno mi sembra sterile, vuoto, flebile. Le persone, il lavoro, lo studio non mi danno più niente. Solo un ciclo infinito di situazioni. Non c'è emozione, tutto è prevedibile e già visto.
Non me ne frega niente di quel che ti lamenti ogni giorno.
Perché sono stanco.
Sono cose inutili. Rovinano solo il nostro modo di vivere e di essere. Sono cose che si potrebbero benissimo evitare, se tutti utilizzassimo il cervello e le parole per i giusti scopi.
Invece no. Continuiamo ad autodistruggerci con le nostre stesse mani.
Non è quello che voglio. Non mi sento io. Non mi sento vivo.
Manca il cielo. Le stelle. Le persone con cui parlarne e sognare. Anche gli amici che hai più vicino, a volte non ti capiscono. Puoi fare tutti i discorsi che vuoi, ma manca qualcosa. Qualcuno che creda lo stesso, che sia stanco come te.
Qualcuno con cui condividere questo senso di non appartenenza.
E mi dispiace. Perché queste persone non mi hanno fatto niente di male. Ma sono stanco di parlarle, vederle, sentirle. Non ha senso. La maggior parte pensa a cosa mangiare domani, cosa andare a comprare, che lavoro fare domani. Non è nemmeno colpa loro. Anzi, forse sono io quello sbagliato. Sono io che non do il giusto peso a queste cose umane, sul piano poi basso dell'esistenza. Ma non ci posso fare niente. Sto cercando di più, qualcosa di oltre.
Voglio solo conoscere, provare l'inebriante senso di non capire più niente di fronte a qualcosa di inaspettato e incomprensibile dalle nostre piccole, anche se potentissime quando vogliamo, menti.
Vorrei essere di più di così. Emozionarmi, vedere un pianeta lontano, un buco nero, magari. Una supernova, una galassia enorme. La luce di un sole lontano, il freddo calore di una stella morente.
Di questo vorrei innamorarmi. Siamo figli delle stelle, e come tale, vorrei imitarle. Splendere finché posso, essere sempre migliore del me di ieri. Scoprire i segreti dell'universo, elevarmi a qualcosa di più. "Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza".

Questo.

Creare, creare e ancora creare. Dare spazio alla mente, crescerla. Scoprire nuove cose, esplodere di gioia. Avere la mente attiva. Questo genere di cose.

Forse sono solo annoiato dalla vita, forse il mio vivere tranquillo e farmi scivolare addosso i problemi minori ha preso completamento il sopravvento su di me, ma non mi interessa. Anche solo a pensare queste cose, mi sento già più vivo, ed il resto un po' più indietro.

In realtà, mi sento solo.
Tanto solo.
Lasciato in questo mondo schifoso, pieno di male e rancore inutile.

Non ho storie da raccontare. Mi piacerebbe molto dirvi che in realtà vi sto scrivendo, chessò, da Saturno, o dal Gargantua. Ma non è così. Sto solo buttando giù dei pensieri che ho tenuto dentro fin troppo tempo. Voglio parlare, fare valere questi pensieri. Voglio essere qualcuno. Voglio distinguermi da tutti gli altri.

Ma so che fallirò in partenza. Sono umano, d'altronde.

E gli umani sbagliano sempre.

I.A.(M) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora