Capitolo 1 - Errore

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Così, mi misi subito al lavoro. Non avevo nessuna intenzione di perdere tempo. Sapevo che sarebbe stato un percorso incredibilmente lungo. Così, animato dal pensiero: "Prima inizio e prima finisco" mi fiondai direttamente sulla sedia della scrivania, e accesi il pc. Non era un computer estremamente potente, ma faceva comunque il suo lavoro. Per i primi passi sarebbe stato più che sufficiente. Poi avrei potuto pensare ad altro.
Non feci quasi in tempo a cominciare che sul cellulare apparse una nuova notifica da WhatsApp. Curioso, la aprì.
-Ciao, scusa Alan, sono Elanore! Prima mi sono dimenticata di chiederti delle cose riguardo ad Info. Non ho capito niente... Mi daresti una mano a capire due cose appena hai tempo? Non vorrei rompere, ma non so a chi chiedere, con gli altri mi sento scema...

Era Lan. Sospirai. Ma adesso me lo dice? Non avevo nemmeno cominciato, e già mi ero fermato.
Ma potevo non risponderle? Mi stava chiedendo una mano. Migliorare il mondo significa anche fare queste piccole cose, o no? Tanto per me sarebbe significato perdere forse 5 minuti. Le risposi che domani ne avremmo parlato, e che le avrei cercato di spiegare ciò che non le era chiaro.
Lei mi ringraziò, e continuò poi a scrivere altro.
-Non è semplice per me chiedere aiuto, lo sai? Sentiti onorato. A parte gli scherzi, vuol dire molto per me, grazie! Mi faccio sempre un sacco di problemi e non mi sento adatta per quello che sto facendo... Non so nemmeno perché te lo sto dicendo! Ahah

Provai a risponderle al meglio possibile, facendo finta di capirla. Queste cose e sti problemi proprio non li capisco. Basta mettersi lì e studiare, provare, imparare. Un po' di inventiva e ce la si fa... Ma poi che problemi dovrebbe farsi? Con me? Odio ste cose.

-Ma stai tranquilla, non c'è nessun problema! Succede a tutti di non capire alcune cose. Sentiti libera di chiedermi ciò che vuoi, davvero! Sono contento che tu ti sia aperta un pochino con me.

UH, e tutta questa dolcezza? Da dove mi è uscita? Forse ho esagerato un po', ma pazienza.

-Grazie mille davvero, Alan. Ci vediamo domani allora!
Ps: da dove arriva tutta questa dolcezza e umanità? Ahahaha

A leggere quel messaggio risi di gusto. Lo sapevo, avevo esagerato con la dolcezza! Ma sì, perché no. Di certo non mi fa male essere meno scontroso o orso. Potrebbe tornarmi utile.

Le mandai in risposta un pollicione in su, a mò di Facebook. Poi chiusi in un nanosecondo il cellulare per tornare a dedicarmi a quello che avevo interrotto e nemmeno incominciato.
Oggi, avrei dato la vita a un nuovo tipo di tecnologia, un nuovo tipo di mente. Una IA totalmente diversa da quelle già esistenti.
Le darò la capacità di scandagliare e studiare il web, e di costruire una propria personalità. Un concentrato di intelligenza e conoscenza. Chissà se ci sarei davvero riuscito.
Così aprì il programma per codificare, e iniziai a buttare giù qualche idea. Presi anche qualche foglio, non si sa mai.
Mi feci una tazza di latte, per rilassarmi un po', e per imitare i programmatori che si vedono nei film. Con la sola differenza che loro bevono solo caffè. Io ho più stile. Il latte è più nutriente, poi. Volete mettere? Risi da solo.

Di tanto mi fermavo due minuti a rispondere ai messaggi di Lan. Alla fine non avevamo smesso lì la conversazione. Non prestavo comunque troppa attenzione. Le rispondevo per rispetto. Qui avevo ben altro da fare, che stare dietro a qualche messaggio.
Tanto anche volendo non stavo andando molto lontano con la programmazione. Ogni due minuti nasceva un problema nuovo, un nuovo errore da dover rinettere a posto. Una nuova bestemmia da trattenere ogni volta.
Ma ci vuole pazienza in queste cose, è l'unico modo!
Era estremamente difficile. Mancavano le librerie giuste, i codici corretti. Stavo praticamente scrivendo da zero. Di solito qualche libreria di qualcuno pronta ad essere usata c'è sempre, in ogni ambito, basta cercare. Qui invece no, per quel che cercavo io non c'era granché.
Ci sarebbe voluto un bel po'.
Mi misi il cuore in pace.
E così, il primo giorno se ne andò praticamente senza un niente di fatto. Me lo aspettavo, lo sapevo già. Già i progetti normali impiegano giorni, mesi anche, per essere completati. Figurarsi uno di questo tipo. E sono pure da solo. Ci sarà da divertirsi. Tanto tanto.
La difficoltà estrema della cosa avrbbe dovuto rallentarmi farmi desistere, ma non era il caso, anzi. Essendo così difficile aumentava la mia voglia di sfidare questa idea, di mettermi in gioco. Tanto non avevo granchè da perdere.

Era una sfida con me stesso, prima di tutto.
Finalmente qualcosa di nuovo, difficile, estremo.
Davvero, era una cosa fuori di teata. Pensavo davvero che sarei riuscito a fare una cosa del genere?
È davvero impossibile per una persona con i miei pochi mezzi, riuscirci. Non è modestia. Eppure non mi importava. Ci avrei provato comunque.
Non avevo nulla da perdere.

Come già detto, però, il primo giorno se ne volò così. Con un nulla di fatto.

Erano già l'una di notte, e mi sembrava che fossero passati solo pochi minuti. Incredibile.
Decisi di andarmene a letto, per non sembrare uno zombie la mattina successiva.

Così, alle 8 di mattina, eccomi lì, di nuovo sveglio, con le occhiaie di un camionista russo che viaggia su un tir da due giorni di fila. Uguali.
Non so come mi fosse venuto in mente quel paragone. Lasciamo perdere.

Con l'energia di un cucchiaino da caffè, mi trascinai a forza verso la fermata del pullman, per aspettarlo l'ennesima volta.
Fortunatamente, salito, riuscì a trovare un posto. Così, degno dei migliori film drammatici del '85, mi appoggiai con aria triste e distrutta al finestrino, guardando a caso fuori. Ogni tanto facevo finta di dormire, così da non dover incontrare gli sguardi guardinghi delle vecchie in cerca di giovani da far alzare per ottenere il loro agognato posto.

Qualcosa di più triste però, mi colpì. Il pullman era pieno di ragazzini vestiti in modo strambo e "truzzo" per usare un termine moderno. Parlavano in modo strano, con parolacce e avevano dei modi di fare maleducati e davvero vergognosi.
Sentivo cose come "Stasera sbocciamo. Frà, andiamo a bere, vero? Ci sfondiamo! Si sboccia! Mi faccio tante di quelle tipe...!"
Mi chiesi allora se fossi io quello troppo vecchio dentro, o loro troppo cresciuti...

Non so spiegare come mi venne in mente, ma la cosa triste fu questa. Se mi mettessi a raccontare qualcosa sulle stelle, e chiedessi a qualcuno di loro di mettersi un attimo a guardare il cielo e fermarsi un attimo, non l'avrebbe fatto nessuno. Vabbè che era giorno, ma ipotizzando che fosse comunque notte, non avrei ricevuto nemmeno ascolto, probabilmente. O avrei ricevuto un bel "Ma chi se ne fotte".

Ma non solo i ragazzi. A nessuno importano più queste cose. Tanto il cielo è lì, sempre lì. Nessuno ci pensa mai. Siamo sempre presi da mille cose da fare, corriamo a destra e a manca senza girare mai lo sguardo a ciò che ci circonda.

Mi dispiace, perché così si rimane incollati in tutto questo caos, e non ci si prende mai un attimo di tempo.

Bisognerebbe indire una "Giornata del Tempo". In cui tutte le città si spengono per 24 ore intere in modo che tutti fossero costretti a fermarsi per qualche ora, a pensare a ciò che hanno attorno, e magari ammirare le meraviglie del cielo.
Non mi dispiacerebbe affatto.

Ci renderebbe tutti un po' più umili e sensati. Forse.

Sceso dal pullman, la mia giornata all'università prese vita. Non senza fatica, però. Ma non ero il solo. Come tutti i giorni, eravamo tutti un po' Zombie. Niente di nuovo.

Fortunatamente la giornata filò senza troppe pretese, più tranquillamente del solito, per fortuna. Durante gli intervalli provai a spiegare quelle due cose a Lan, ma niente, faceva parecchia fatica. Mi armai di tutta la pazienza che avevo, e continuai finché non vidi un barlume di speranza all'orizzonte. Forse, e dico forse, alla fine era riuscita a capire qualcosa. Non era granché, ma era un bell'inizio.
Per chi non ha mai toccato con mano la programmazione, anche il più basilare dei corsi di informatica può risultare pesante. Ne ero consapevole.
Ma ero contento comunque, perché Lan ci stava mettendo davvero l'anima nel capire queste cose nuove. Quando vedo queste cose, guadagno un chicco di fiducia verso l'umanità. Forse c'era ancora speranza.
Nah, scherzo.

Finite tutte le ore, come ieri, corsi più veloce del vento verso casa, in modo da rimettermi prima possibile al lavoro.

Così, senza grossi risultati, continuai così per giorni e giorni, senza uno straccio di risultato. Solo e solo errori.
Università, casa, IA. Università, casa, IA. Ma niente. Era difficile. Troppo.

Lavoravo tutto il giorno, quasi non mangiavo. Ardevo dalla rabbia e dalla voglia di far funzionare qualcosa. Bastava niente, l'inizio. Non chiedevo tanto.

Non avevo idea di cosa non funzionasse. Era tutto perfetto, tante, forse troppe righe di codice. Eppure niente. Non succedeva niente. Ero sicuro che non ci fosse nessun tipo di errore.

Qualche giorno dopo, però, successe qualcosa di incredibile.

Avevo dimenticato qualcosa, la cosa più basilare. L'essenza della mente.

E non fui io a trovare la soluzione.

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