6. 'Verso altri lidi'

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"Non ci portare chiunque a vedere il mare, che è una cosa importante, non è mica una cosa da niente.

Andare con qualcuno a vedere il mare non è come andarsene al bar, o a vedere le vetrine dei negozi, a prendere un gelato, è veramente molto di più.

A vedere il mare portaci quel qualcuno perfetto per condividere il silenzio, che è difficile trovarlo, ma se lo trovi non hai scampo,  lo vedi in un altro modo,  il silenzio e te ne innamori.

Portaci qualcuno con il quale non devi parlare per forza, perché il mare è un film muto che ti sorprende per i colori, per le sensazioni che ti provoca nello stomaco, e non tanto per i rumori delle onde, certo, anche. Ma quel che veramente vale, del mare, sono le sfumature. Come di ogni cosa bella, d'altronde.

Portaci chi è stato in grado di dimostrarti che tu vali molto più di quel che pensi, di quel che ti aspetteresti, qualcuno che faccia di te una priorità e non un passatempo, che riesca a sentire le tue tragedie di dentro senza pensare che siano cose banali e poco rilevanti.

Portaci, a vedere il mare, chi ti sa capire senza parlare, chi ti viene a prendere se ti allontani, chi ti lascia appoggiarti sulla sua spalla quando cadi, chi se guarda nei tuoi occhi, incredibilmente, vede un po' di mare, chi quando alza lo sguardo, nel cielo, legge il tuo nome.

Portaci qualcuno così, che ti faccia sentire dentro un caos perfetto, stupendo, che ti faccia sentire che è bello svegliarsi alla mattina, proprio bello.

Portaci qualcuno così, e ti sembrerà di vedere qualcosa di stupefacente, di sconvolgente e ti sembrerà di vedere il mare per la prima volta nella tua vita perché così bello, prima, non l'avevi visto mai."

Posai la penna sul tavolino della veranda e sigillai la busta nell'esatto istante in cui Nicolò si avvicinò a me, cingendomi le spalle con le braccia e baciandomi dolcemente a stampo.

"Cosa scrivi?"

Misi la mano sopra la busta.

"Niente."

"Non posso leggerlo vero?"

"Non ancora." Sorrisi e lo baciai.

Mi alzai dalla sedia e avvolsi le braccia intorno al suo collo.

"Come mai sveglia così presto?"

"L'orologio biologico è la mia condanna. Alle otto mi sveglio sempre. Tu hai dormito bene?"

"Con te accanto benissimo. Come sempre del resto."

"Ti va una sigaretta?"

"Assolutamente sì."

Presi il pacchetto di sigarette dal tavolino ed entrambi ne accendemmo una.

Mi mise un braccio intorno alle spalle mentre guardavamo il mare perfettamente calmo e il sole salire sempre di più nel cielo.

La spiaggia intorno a noi era completamente deserta, si sentivano solo i gabbiani in lontananza e i nostri respiri.

"Torniamo dentro?"

"Sì, va bene."

Rientrammo in casa e ci avviammo verso la nostra camera. A metà del corridoio, però, Nicolò mi prese in braccio.

Ignorando le mie proteste, mi adagiò sul letto, inginocchiandosi poi tra le mie gambe.

"Adesso cosa vuoi fare?" chiesi a qualche millimetro dalle sue labbra.

"Mm... secondo te?" le sue labbra sfioravano le mie, mentre il battito del mio cuore accelerava sempre di più.

Iniziò a lasciarmi dei baci leggeri sulla bocca sulle guance, lungo la mandibola, fino ad arrivare al collo, strappandomi un gemito.

Tratto da una storia più o meno veraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora