La vera storia di Jonathan Corindone & Aurora Valtelli, tutto quello che è accaduto prima degli eventi raccontati e svelati nella Trilogia.
Per capire al meglio i capitoli che formeranno questo Prequel è necessario aver letto almeno le prime due pa...
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Aurora
Mi sentivo diversa. Strana. Non riuscivo a trovare parole per descrivere quel che sentivo, quel che provavo dentro e questa stranezza, questo vivere fra le nuvole e le stelle si rifletteva anche all'esterno.
Ero imbambolata, da giorni e giorni, fissavo le cose, vivevo situazioni, parlavo e discutevo, ma neanche me ne accorgevo di quel che stavo effettivamente facendo o dicendo, ero persa fra i ricordi di quella sera di fine Ottobre. Ero un'automa.
Non riuscivo neanche a comprendere una mezza parola del mio libro di Storia Contemporanea, e avrei dovuto dare l'esame a breve. Praticamente, a Dicembre. Fra meno di un mese!
Io, Aurora Valtelli, avevo fatto l'amore per la prima volta.
Con Jonathan.
Di cui non conoscevo ancora neanche il cognome. Pazzesco!
E lui aveva iniziato ad evitarmi, come la peste. Ogni volta che ci scontravamo in Università, che potevamo parlarne, chiarire la cosa, lui cambiava corridoio o discorso, pur non riuscendo a fare a meno di avere un contatto fisico con la sottoscritta ogni volta che poteva e riusciva a stare in mia presenza. Sembrava uno sfiorarsi casuale, ma sapevo che non era così, sopratutto quando le sue dita s'intrappolavano fra i miei lunghi capelli provocandomi una scarica elettrica lungo la schiena non da poco.
Ed era come se vivessimo in una bolla di sapone in quei momenti, galleggianti in un mare d'incertezze e paure!
Non riuscivo a provare altro nelle ultime settimane, se non quel che avevo vissuto in quei momenti insieme a lui.
In lui.
Quel senso di arresa e concessione davanti a lui, al suo corpo che avanzava sul mio inesperto e voglioso, quel forte sentimento da strapazzarti la mente, quel mio amore per lui, quasi pazzo, quella gioia infinita che mi aveva fatto raggiungere l'apice del mondo e dell'Universo, fino a toccare quei cieli infiniti e ancora inesplorati. L'incrocio delle nostre anime, delle nostre menti, dei nostri sguardi...
...per un'istante, era come se ci fossimo immersi in un Universo parallelo, avvolti in una fitta nebbia, in una ragnatela protettiva che c'isolava dal resto del mondo!
Lui? Ricordava quei momenti come me? Se sì, lo faceva in positivo o negativo? Perché mi evitava? Il mio cuore era in bilico sul ciglio di un pozzo senza fondo! Che avevo fatto?
E lui come avrebbe fatto con il suo esame? Non mi aveva più chiamata per aiutarlo a ripetere, a studiare!
Mi aveva pagato, lasciando una busta piena di soldi nella cassetta della posta con su scritto il mio nome, proprio dentro al mio condominio, e nient'altro. Su WhatsApp mi arrivavano messaggi da parte sua, ma non spesso come prima.
Mi ferii il labbro inferiore con i denti, una goccia di sangue cadde suoi miei appunti e in quell'attimo spezzai la matita che avevo fra le mani a metà. Fantastico.
Scossi la testa e cercai di tornare alla realtà e di rimediare al danno, ma senza riuscirci del tutto. Il mio Smartphone prese a ruotare e a suonare sulla scrivania, qualche minuto dopo.
" Pronto " risposi, svogliata.
" Piccola di papà, sei pronta? Questa sera abbiamo una cena importante, ricordi? Non vestirti da maschiaccio come tuo solito, ok? Passo a prenderti alle venti. Ti voglio bene, tesoro. "
" C...come? " balbettai sconcertata.
Allontanai il telefono dall'orecchio e battei le palpebre confusa, avevo totalmente dimenticato questa cenetta importante, che tra l'altro si sarebbe svolta proprio nella villa del presidente d'azienda di mio padre.
Il grande capo di mio padre.
Era un grande onore per lui essere stato invitato nell'intima dimora del suo capo, non faceva che parlarmene da settimane. S'aspettava grandi cose da questa cena, un futuro più roseo per noi, e persino per me e Sebastian, mio fratello. Come se ci fosse qualcos'altro sotto, oltre una semplice cena intima tra il Presidente ed uno dei suoi più vecchi e fidati soci.
Avevo già conosciuto Marco Corindone assieme a sua moglie Eva e la loro secondogenita, Silvia. Una bellissima bambina di otto anni dai lunghi boccoli castano chiaro e gli occhi verdi come la mamma, all'appello mancava soltanto il loro primogenito, il figlio maschio e primo erede dell'azienda Corindone, che doveva avere all'incirca due anni in più di me. Non conoscevo neanche il suo nome e sinceramente neanche m'interessava. Avevo altro per la testa che conoscere un altro ragazzo ricco e arrogante come Jonathan!
Tuttavia, non potevo fare questo a mio padre. Dovevo andare a quella cena, che mi piacesse oppure no. Così, mi guardai attorno. Cosa avrei potuto mettermi che non fosse effettivamente troppo sportivo? Amavo i miei jeans e le mie felpe larghe, accompagnate dalle vans nere ai piedi, ma in occasioni del genere occorrevano tacchi, vestitini e trucco e parrucco. Per forza!
Sbuffando, mi alzai dalla sedia e lanciai i resti della matita che avevo spezzato in due fra gli appunti di Storia. C'avrei pensato domani. Ora non avevo più il tempo materiale per apprendere qualcosa di utile per l'esame.
*****
Quando mio padre mi venne a prendere con mamma e Sebastian al seguito, non avrei mai pensato che all'incirca mezz'oretta dopo mi sarei ritrovata davanti la villa in cui abitava Jonathan. Cos'era? Uno scherzo? Era davvero di cattivo gusto! Come facevano a sapere di lui? Era praticamente impossibile! A meno che Felicity e Carlotta non avessero svuotato il sacco con mia madre, perché dovevo ammetterlo, le mie due strampalate coinquiline amavano mia madre e le sue prelibatezze. Appena portavo qualcosa in casa fatto con le sue mani, il mattino seguente diventava leggenda.
No, come avevano potuto farlo? E poi, non c'era spiegazione che stessimo effettivamente andando lì, conciati così.
Il cuore prese a pomparmi a mille nelle vene. Sopratutto, quando il cancello d'ingresso s'aprì automaticamente davanti la nostra auto.
" Sorellina perché sei così agitata? Sembri una stecca di cioccolato! " ridacchiò Sebastian.
Non riuscii neanche a rispondergli, non mentre vedevo con i miei occhi, attraverso il finestrino, un Jonathan furente e scontroso che s'era appena messo in sella alla sua moto.
" Jonathan aspetta. " aveva urlato sulla soglia della porta d'ingresso Marco Corindone.
Il capo di mio padre. Il padre di Jonathan.
Il padre del ragazzo che amavo.
E in quell'attimo, come attratto dal mio sguardo, Jonathan guardò verso di me...
Angolo Autrice
Ciaooo, sì...finalmente ritroviamo anche altri personaggi💓 i genitori di Sbrodolina💓 il papà di John💪 ihihi, nel prossimo capitolo avremo una bella cena in famiglia😍👑👑👑😍 Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate😘💝 Ringrazio i Corindonini & le Corindonine😍 per essere sempre qui pronti a lasciare una stellina e a commentare😉 A presto Un bacione grandissimo😉