Venti minuti e dodici fermate dopo, tra spezie evaporate dalle ascelle e sudore handmade fabbricato direttamente tra le coperte.
Ma come si fa? Come è possibile puzzare di già alle otto del mattino?
Perché una spiegazione deve esserci per forza, non c'è nessun arcano da svelare: o ti lavi, oppure no.
"Via Roma Station, exit on the right", sia lodato il Signore, ed io che credevo fosse la voce del parroco venuto a darmi l'estrema unzione.
Finalmente si aprono le porte del paradiso, e fuori mi accolgono a braccia aperte quattro vecchi amici che non sentivo da circa... il tempo di questa corsa in metro: Azoto, Ossigeno, Argon e Anidride, per gli amici "Carbonica".Respiro.
Respiro.
Respiro.
Arranco fuori dal vagone manco fossi uno zombie, e le lacrime salgono agli occhi un po' per l'emozione, e un po' per i residui di cipolla di chi lì dentro, stava quasi per esalare appeso alle staffe di mantenimento.
E come se non bastasse, mi tocca anche fare le scale a piedi e di corsa, perché sono in un ritardo bestiale.
- Permesso, mi scusi, - e intanto spintono a più non posso per uscire da questo posto in tempi da record.E luce fu!
Esco dalla stazione facendo slalom tra gli altri pedoni che chissà perché, quando mi capitano davanti, vanno sempre al passo da carro funebre.
Corro come una matta senza per questo evitare di lanciare un'occhiata tra il nostalgico e la fame nel mondo, a tutti i tavolini dei bar strapieni di persone calme e normali, che si godono una sana, ma soprattutto abbondante colazione. Ok, basta: sto per sbavare, è ridicolo.Mi accompagna per strada, la musica di un artista seduto da qualche parte che non riesco a scorgere, ma lo sento eccome: suona la chitarra divinamente, e se non avessi fretta, o avessi i soldi -cosa fondamentale allo scopo- gli lascerei di sicuro la mia parte. Perché gli artisti di strada, soprattutto se musicisti, dovrebbero essere patrimonio dell'umanità.
Tutti devono pagare in qualche modo, perché anche senza posto a sedere o prenotazione, hanno il coraggio di farti un concerto dal vivo senza vergognarsi dei pochi mezzi che hanno a disposizione.L'insegna gigante e ridicola del "Divina", mi scruta da lontano. Il capo mi aspetta a braccia conserte ammonendomi con lo stesso sguardo altezzoso di ogni mattina, perché se non si fosse capito, sono in ritardo un giorno sì e l'altro pure.
- Alla buon'ora, Giulia, - mi saluta, sputando dissenso da ogni poro.
- Ehm... sì, salve, - e incespico con la lingua tra il torto marcio e la rassegnazione. Ho sempre un motivo per dovermi scusare, in ogni luogo e con chiunque abbia a che fare. Sembra quasi che essere al mondo sia prerogativa di tanti e un optional per me soltanto.Il salone è già strapieno di clienti che presumo non dormano affatto, tutte donne di mezz'eta con ancora la piega intatta dall'ultima volta fatta. La mattinata in questo posto sembra un raduno dell' INPS, solo nel tardo pomeriggio si inizia a vedere un po' di gioventù aggirarsi da queste parti. La maggioranza è composta da universitarie della facoltà all'angolo.
Quanto le invidio, a quest'ora sarei dovuta starci anch'io tra loro, magari beandomi di un po' di relax e cura personale di cui adesso non posso.La maturità è stato un pugno dritto allo stomaco, più che un vanto, perché ancora non riesco a convincermi di dover marcire qui dentro, nonostante mi sia diplomata col massimo dei voti, e purtroppo non basta nemmeno. Mi dovrò trovare un secondo impiego il più presto possibile, vista la paga da fame che percepisco; e neanche le mance sono d'aiuto.
- Giulia, mi sembra che lo shampoo sia durato abbastanza, che dici?
È ancora lui, l'uomo privo di sorrisi che mi riprende per la manica della maglia dai miei mille progetti inconcludenti campati in aria.
E sta vecchia di merda che ha un piede nella fossa e l'altro all'obitorio, si scandalizza della foga con cui le stavo lavando i capelli.
" Ci facciamo belle per il becchino, vero?", penso, e le avrei dato una gomitata amicona con tanto di sopracciglia ballerine, ma non mi sono azzardata, se proprio voglio mantenermi sto lavoro del cavolo.Un'altra giornata "divina" passa in modalità moviola, nel borgo di questo centro storico che mi affascina come il primo giorno in cui venni a cercare fortuna. La sera si anima di vita, di ragazzi e ragazze pronti per un aperitivo o per farsi due birre in compagnia, a chiacchierare spensierati ai tavoli con un po' di buona musica ad accompagnarli. E poi ci sono io, che faccio fatica anche a trovare un posto nel mondo che non sia fatto di caos. Meglio che torni a casa, va, altrimenti finisco per tardare alla cena, ché le aspettative di una ragazzina qualunque non danno passaggi gratis a nessuna distanza.
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Complicatissima Me
RomanceGiulia è una diciannovenne a cui la fortuna ha voltato le spalle, persa tra le debolezze dei suoi genitori. Lavora come sciampista in un negozietto del centro, che brulica di spensierati universitari di cui non è riuscita a far parte. Solo quando in...