Il rosso era nervoso, come non esserlo dopo essersi reso conto che il suo cappello era stato rovinato- come tutti gli altri.- da quella caduta.
I suoi cappelli non avevano mai pace, doveva cambiarli per forza o Dazai glieli avrebbe disintegrati sotto gli occhi.
Non capiva bene perché il moro avesse quella strana avversione verso i suoi cappelli, ma faceva prima a non chiederglielo o si sarebbe dovuto sorbire un fiume di parole intutili che lo avrebbero accompagnato fino a raggiungere il famoso ricco Walter.<<Ancora a pulire quel cappello?>> domandò Dazai mentre si rigirava la cartina tra le mani.
Erano appena scesi dalla moto di Chuuya, era stato un viaggio assai silenzioso, dove Dazai si era goduto il vento e l'esile corpo del rosso a contatto con il suo.
Chuuya lanciò una mala occhiata a Dazai e non rispose, continuando il suo lavoro.
<<Permaloso.>> Esordì il moro mentre litigava, con la cartina, affidarsi a lui era già uno sbaglio enorme.
Dazai non ci capiva nulla di cartine, sapeva solo che si sarebbero dovuti recare a Kawasaki, una città della prefettura di Kanagawa.
<<Dammi questa cartina, idiota.>> sbottò Chuuya togliendogliela di mano.
Dazai fece spallucce e si mise al suo fianco osservandolo intento a capire dove fossero.
<<Siamo quasi arrivati, noi siamo qui praticamente.>> indicò Chuuya una strada vicina al loro punto di arrivo.
<<La villa di Walter si trova nella zona di Asau-Ku, quindi qui.>> Mormorò indicando un altro punto della cartina. <<In pratica a poco da qui.
Il rosso guardò la strada e sospirò, gli pesava il petto, era riuscito a ripescare un reggiseno di Kouyou-che sia chiaro, non aveva affato la sua stessa misura.- e si sentiva oppresso, non sarebbe mai riuscito a capire come facessero le donne a sopportare quella costrizione, quella forzatura, gli veniva voglia di strapparlo via.
Notandolo distratto, Dazai gli diede una pacca sul sedere con tanto di palpata, facendolo cadere dalle nuvole.
<<Salti in sella o salgo io su di te? Scegli.>> ammiccó. <<Ti saprei guidare merav>>
Chuuya non lo lasciò terminare che già gli aveva lasciato l'impronta rossa della sua tenera, piccola ma pesante manina, odiava quella perversione nei suoi confronti dovuta probabilmente solo al fatto che avesse due poppe e l'apparato riproduttore opposto.
Infondo, voleva che Dazai fosse così anche quando era nel suo corpo allo stato naturale, alla fine cosa sarebbe cambiato? Sempre di lui si sarebbe trattato. Strinse le mani a pugno e guardò con stizza il moro che piagnucolava per la guancia rendendo tutto più tragico di quanto realmente fosse.<<Che ragazzina violenta...>> Borbottò salendo subito dopo il rosso sulla moto.
Chuuya non ci pensò proprio a sprecare fiato per rispondere a una provocazione così scarna-e sì, sicuramente il rosso era un tipo dal nervo facile, e questo nessuno poteva negarlo- poiché i pensieri avevano iniziato ad affollargli la testa, ed in molti si domandavano se un giorno sarebbe mai scoppiata.
Il rosso-come molti altri membri della mafia- era solito tenere i propri problemi per se, senza dilungare troppo sulla sua persona e su quali fossero le sue preoccupazioni, dopotutto più cose sapevano l'uno dell'altro, più divenivano vulnerabili alle emozioni, giudizi, legami, la mafia non poteva permettersi debolezze, il primo debole sarebbe stato accoltellato dal più furbo, -e dopotutto cosa aspettarsi in un luogo dove vige la legge del più forte?- o semplicemente da colui che aveva fatto dell'apatia il suo stile di vita.
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Un incubo reale.
FanfictionQualcuno fuori dalla mafia, trovava che il giovane dirigente, Chuuya Nakahara, fosse una spina nel fianco, per questo uno strano fenomeno lo colpì in pieno con grande stupore di Dazai Osamu. . . [Avvertimenti] purtroppo a causa dello studio non ag...