Lei arriva in classe quando il cielo è ancora scuro.
Intorno a lei non c'è nessuno, è tutto deserto, è troppo presto.
Appoggia la cartella sul banco delicatamente e respira pesantemente con le labbra socchiuse.
Ha il fiatone, non è allenata.
Porta una mano alla zip del giubbotto, la tira giù chinandosi leggermente in avanti.
Cerca di riprendere fiato chiudendo la bocca e allargando le narici per regolarizzare il battito.
Gira per la classe ma non accende la luce.
Le piace il buio e il silenzio.Fa un respiro profondo.
Si avvicina al banco più vicino alla finestra e si siede lì.
Chiude gli occhi e li riapre lentamente.
Sono annoiati e dolci, fingono di essere distratti ma in realtà sono attentissimi.
Aspettano lui.
Appoggia una mano fredda sulla gota bollente che piano piano diventa rossa.
Le succede sempre con gli sbalzi di temperatura, ma non le dà fastidio, è piacevole sentire bruciare la pelle.Prende tra le dita un ricciolino castano che si nasconde dietro il collo.
Lo trastulla per un po'.
Pensa che sia bellissimo, ma poi si ricorda di quello che le dice sua madre e immediatamente leva la mano dalla capigliatura.
Osserva attentamente la piantina per le uscite in caso d'incendio.
Si sofferma sul significato di "esodo" e riflette, pensa ad un passaggio segreto tra due aule.
E di nuovo, il suo sguardo cade sul muro.
Dove c'è scritto il nome di quel ragazzo.
Si avvicina correndo, esamina l'incisione: l'ha scritta lui, la scrittura è la sua.Lei osserva qualunque cosa le capiti davanti, si ricorda di tutto e di tutti.
Prende un pennarello indelebile e disegna un cuore da parte al suo nome.
Ce ne sono segnati a miliardi, ma il suo è speciale.
È il più bello.
È quello marcato con più amore.
Chiude l'oggetto e lo lascia sul banco.Sorride perché è felice.
Ha letto il suo nome.
Le basta solo questo.Le sue labbra a forma di cuoricino, così carnose e chiare si curavano in un sorriso.
Inizialmente non se ne accorge ma quando lo fa, esso si amplia ancora di più.
Si posa un dito sulle labbra e se le stuzzica fino a farsi del male.I suoi occhi ridono ancora quando entra il suo compagno di classe.
Le chiede perché sorride.
Le risponde che è innamorata del ragazzo che fuma fuori scuola la mattina.
Lui replica che è uno stronzo e che lei lo sa.
Lei ribatte che lo sa ma che al cuore non si comanda, lei non pretende di uscire con lui.Ispira lentamente con la bocca.
Si ferma, si guarda in giro e cerca di raffreddarsi le guance posando le mani su di esse.
Muove la testa velocemente per spostare i capelli castani e ricciolini dietro le spalle, li affranca con due dita dietro le orecchie piene di piercing.
I suoi genitori non lo sanno, non sono a conoscenza che la loro figlia ha più di cinque buchi all'orecchio.
I suoi occhi color ghiaccio osservano di nuovo la finestra.Arriva, ha finito la sua sigaretta.
Poggia una mano al vetro e con le unghie imita il rumore della pioggia che cade, anche se oggi la pioggia non c'è.
Non ha paura di farsi vedere, lui non guarda mai le finestre e anche se lo facesse non la riconoscerebbe.
Estrae dalla tasca dello zaino una berretta color panna e se la infila, le sono venduti i brividi.
Se l'appiattisce sulla testa, fino a sfiorare le sopracciglia scure.
Si gratta il naso, lo fa sempre quando è imbarazzata.Sta pensando a cosa potrebbe accadere se corresse fuori dalla classe e gli passasse davanti.
Sicuramente non si accorgerebbe di lei.-Alicia
《I don't know how to talk to you》
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About a boy
Short StorySolo una raccolta di pensieri sul ragazzo più bello che abbia mai visto e una patetica ragazzina che scrive di lui.