Il tavolo e la tazza ormai vuota attendevano impazienti il mio ritorno. In verità non mi sono mai mosso da questa dannata sedia. Oltremodo sciamannato e sconsolato osservo con tristezza le fiamme affievolirsi lentamente. Il fumo inonda corposamente la cucina, una nebbia fitta si espande rumorosamente fino ad arrivare alle mie narici stuzzicandole con dei sottilissimi aghi appuntiti. La fronte perlata di sudore mi da conforto, mi ricorda di fare nuovamente parte di questo presente catatonico e a tratti austero, ove l'illusione si mescola con la concretezza, quella concretezza fin troppo articolata per essere scolpita.
È umido questo ambiente, bagna le mie mani, i miei capelli; il mio cappello. Esso ricopre parzialmente il mio capo lasciandolo esposto. Vorrei poterlo bruciare, a volte ci penso. Vorrei bruciare capo e cappello, insieme, per sentire dentro le fiamme, per potere immaginare il mio cervello ardere e cantare contemporaneamente. Vorrei poter udire un urlo straziante di dolore crescere nel profondo. Vorrei poter udire la magia del supplizio insinuarsi faticosamente tra i miei tessuti molli e sentirla gozzovigliare di gusto qualsiasi cosa trovi nel suo cammino. Ma nulla è possibile perché io non tolgo mai il cappello. Esso mi sovrasta, mi comanda e decreta per me.
Così finalmente mi avvicino al cimelio più importante in mio possesso. Lo specchio ...
Lo specchio venera la falsità, laddove la tenebra giudica il proibizionismo. Adoro specchiarmi, solcare col dito le linee sottili, le lievi rughe, contornare la pelle degli occhi. Il sangue distende il viso meticolosamente; più è fresco più esso è efficace. Il sacrificio impone in modo efficiente una ritualità sconsacrata.
Bisogna avere mano ferma per resistere al suicidio. Queste visioni mi annientano. Ogni giorno mi vedo sempre più vecchio. Ma non posso farne a meno. Ho bisogno di interagire col mondo degli spiriti, ho bisogno di guardare in faccia la paura, per sentirmi vivo, per vivere ancora un giorno sperando che l'attesa sia grata dei miei enormi sforzi.
Nulla finisce, nulla svanisce, tutto resta nel ricordo. Come coriandoli leggiadri e fumanti si propaga il pensiero, nell'infinito universo che ci accoglie, senza mai infierire di proposito. E l'egoismo da che parte si prostra?
"Uomo di malaffare ... Bacucco rimbecillito dalla giovinezza. Bevi dal tuo calice di vergogna l'inadempienza del tuo seme. Altro che procreare, porti solo distruzione in quella finta virilità che non ti appartiene."
Come posso in questo mondo sopravvivere se l'essere umano, codardo mietitore, giudica e vessa la mia integrità? Come poter racimolare pochi soldi per scappare in un mondo distante e lontano lasciando alle spalle il presente corroborante e nauseante?
È lo specchio che mi appartiene. Mi completa, mi ridesta, mi schiarisce e mi definisce nel profondo. Non ho bisogno di nient'altro.
E così, il labirinto degli spiriti si avvicina. Mi scuote e mi percuote all'infinito. Anch'esso mi chiama e mi attende ... Non ho alcuna via di fuga.
"Dormi stellina, la morte si avvicina ..."
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Il Minotauro
ParanormalUn viaggio in un futuro onirico ossessiona il protagonista. Il male onnipresente si traveste di una figura mitologica, annientando la razionalità che tenta di erompere disperatamente. Una lotta tra bene e male, una lotta contro se stessi. Una lotta...