Il Minotauro

Luna calante

È tutto effimero, è tutto banale. Non occorre pensare intensamente se il corpo stesso precipita nel baratro della sfortuna. Un baratro che da portale funge, specchio dei mondi, dimensione ultraterrena che disintegra la materia per ricostruirla sotto diversa trama, in un tempo e in uno spazio ove la dignità logica viene compromessa dalla fantasia diabolica dell'essere.

Questa stanza trasuda orrori inauditi. Resto seduto per inerzia osservando con pigrizia le pareti madide ed umide. Osservo il liquido colare lievemente sullo strato informe della vita. Attendo di vedere essa contorcersi per una tanto attesa asfissia. Profuma di vecchio lo spazio in cui mi trovo, profuma di nuovo; la sua fragranza stantia d'odio acceca chi di cuore non vive. Si impossessa della stessa austerità che possiede, favorisce nevrosi inaudite in quel sentire che vaga lontano smarrito verso mete orride e malsane. L'eco poi risuona nel sottosuolo che mi sostiene, dalle sue viscere proviene il canto della terra, il canto della speranza che con malevole intenzione muta falsificando l'intento della Dea salvatrice.

Il silenzio prezioso viene maltrattato improvvisamente da un rumore molesto. Il pavimento inizia a creparsi ma seduto resto, pigro e assolto da ogni forma di responsabilità nei confronti della mia anima. Le crepe si espandono, ripetutamente, in un frastuono assordante, e il mio udito, labile e ovattato sorride, perché la mente riconosce il richiamo delle tenebre.

Uno squarcio immenso sul pavimento della mia dimora. Ecco che si apre la porta dell'inferno, ed io seduto con le braccia incrociate al petto ci precipito a picco osservando i demoni che dalla terra fuoriescono affamati e inferociti.

"Canta con me ondina, cantiamo fino alla disperazione. Abbandoniamoci come sempre nella leggerezza avida della sfida e della sopravvivenza. Siamo un sussurro, un sussurro perduto e malinconico. Un sussurro invisibile e infimo nella nebbia densa che ci opprime. Danza con me ondina, danziamo fino alla morte."