Capitolo 2

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CAPITOLO 2

Il ragazzo che la stava guardando in modo strano si avvicinò a loro dal corridoio alle sue spalle.

Estelle non poté fare a meno di notare la sua camminata sicura, i capelli castani accuratamente pettinati – seppur qualche ciocca volesse sfuggire a quel controllo – ma soprattutto la sua espressione.

La stava fissando come se fosse la persona che più odiava al mondo, eppure Estelle era sicura che i delicati tratti di quel viso, eccezione fatta per la mascella pronunciata, sarebbero stati in grado di apparire dolci se solo lui avesse voluto.

Dalla distanza a cui si trovava, il colore dei suoi occhi le sembrava verde scuro, ma non poté studiarlo meglio perché lui distolse lo sguardo per puntarlo sul direttore della struttura.

Osservandolo adesso senza essere vista, Estelle realizzò che probabilmente la sua nuova guida non era affatto un dipendente della casa di riposo come aveva sperato. Era troppo giovane, probabilmente avevano la stessa età.

Doveva trattarsi di un volontario che come lei temeva di incontrare altre persone che potessero in qualche modo disturbare il suo lavoro, o nel caso di Estelle la sua pena. Si spiegava anche così perché manifestasse solo che emozioni negative nei suoi confronti. Da quel punto, si disse Estelle di non potergli del tutto dar torto, dato che in quella casa di riposo non era altro che una criminale.

Si era ripromessa di ricominciare da capo e dimenticarsi il passato. Temeva però che in quel lugo sarebbe stato più difficile di quanto già non fosse, visto che altri nelle sue simili condizioni si trovavano lì, ma dubitava che avessero tutti simili propositi.

"Buongiorno direttore" lo salutò Connor con estrema serietà.

"E' un piacere vederti, Connor. Lei è Estelle, la nuova arrivata. Vi lascio da soli in modo che possiate conoscervi meglio" si congedò il direttore con un sorriso rivolto ad entrambi.

Si udì per qualche secondo l'eco dei suoi passi nella sala fino a quando il silenzio calò inesorabile su di loro.

Dopo un sospiro, Connor si voltò di nuovo verso di lei. Si era sentito studiato fin dal primo momento in cui aveva messo piede nella stanza e non gli piaceva affatto il modo in cui il direttore e lei si stavano parlando prima del suo arrivo.

Sapeva che non avrebbe dovuto origliare, ma quando era arrivato in fondo al corridoio li aveva sentiti parlare e non gli era sembrato educato interromperli piombando tra loro. Aveva aspettato qualche secondo in attesa del momento giusto, ma le parole che gli erano giunte avevano attirato la sua attenzione.

La prego di portare i mie saluti ai suoi genitori.

Quella frase l'aveva sentita benissimo, ma non si era preoccupato di cosa significasse finché non aveva sentito il resto.

...sua situazione... cercherò di aiutarla...

Il direttore si era messo a bisbigliare e Connor non aveva colto l'intera frase, ma quel tanto che aveva sentito gli bastava.

Quando poi era riuscito a scorgere per intero la nuova arrivata, i pezzi del puzzle si erano uniti da soli.

Si trovava di fronte alla classica ragazza con genitori così ricchi da potersi permette anche di compiere un reato e passarla liscia. Se si trovava lì forse qualcuno aveva deciso per una volta di darle una punizione, ma il direttore non sembrava dello stesso avviso.

Con i soldi si poteva fare tutto, d'altronde.

"Andiamo" le disse semplicemente ignorando ogni regola di educazione che conosceva.

Lei si alzò di scatto e il movimento le fece ondeggiare i lunghi capelli biondo scuro dietro alle spalle. Era vestita in modo semplice ma elegante, cosa che infastidì ancora di più Connor. Se voleva far sentire inferiore qualcuno con il suo atteggiamento e i suoi abiti firmati aveva sbagliato persona.

"Come avrai capito, questa è la sala d'aspetto" le spiegò.

Iniziò a camminare senza nemmeno assicurarsi che lei lo stesse seguendo.

"Di qua abbiamo due sale ricreative per gli ospiti della struttura e in fondo al corridoio la mensa" disse in modo sbrigativo indicando una serie di porte.

Proseguì fino alla fine del corridoio e dopo una svolta fuorono davanti a una grande porta a vetri che portava ad un cortile ben curato.

Estelle lanciò un'occhiata fuori, ma Connor proseguì senza permetterle di vedere altro.

"Quello è il cortile, lo usiamo spesso quando è bel tempo"

"Interessante" commentò Estelle sforzandosi di dire qualcosa.

Salirono una rampa di scale e un profumo floreale li accolse su un lungo corridoio.

"Qua ci sono le stanze degli ospiti, un'altra sala ricreativa più piccola e una terrazza. Alcuni degli ospiti non si possono muovere molto quindi restano quasi sempre a questo piano. Ovviamente bisogna prestare loro qualche attenzione in più"

"D'accordo"

Ci fu qualche secondo di silenzio in cui Estelle ne approfittò per studiare l'ambiente intorno a sé. Per il momento aveva l'impressione che la casa di riposo fosse molto pulita e curata. Non aveva poi visto molto, in quel breve giro che le aveva fatto fare Connor, e sperava di riuscire ad orientarsi da sola quando sarebbe giunto il momento.

"Ti faccio vedere dove sono gli spogliatoi del personale e poi ti lascio alle tue mansioni. Come ti avrà detto il direttore, spesso lavorerai insieme a qualcuno che controllerà quello che fai"

Fece una breve pausa e poi aggiunse con tono più duro: "Perché qua si lavora per una buona causa. Chi ha paura di rovinarsi la manicure farebbe meglio a farsi da parte"

Prima che Estelle potesse riprendersi dalla sorpresa di tale exploit e rispondere, Connor imboccò di nuovo le scale e scese in fretta al piano di sotto.

Non le sembrava affatto un buon inizio.




NOTE: Che impressione avete avuto di Connor? Fatemi sapere cosa ne pensate e se il capitolo vi è paicuto!

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