Capitolo 7

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1 anno prima

Il corridoio della scuola era come una sala degli specchi. Tutti gli studenti mostravano candidi sorrisi, lo stesso che Estelle indossava sul viso. Se si distoglieva appena lo sguardo era, però, possibile veder cadere la maschera.

Estelle si avvicinò al proprio armadietto e lo aprì, cominciando a sistemare i libri.

"Ciao Estelle" cinguettò una voce dietro di lei, "ho notato che la gonna della tua divisa ha assunto uno strano colore, slavato, sarebbe il caso che tu la cambiassi".

Nicoletta era una delle innumerevoli ragazze che giravano attorno al suo gruppo, quello più esclusivo di cui tutti volevano far parte.

Si girò nella sua direzione, prendendosi un momento per osservarla. Era un'azione studiata che aveva presto imparato per mettere il suo prossimo in agitazione, assieme a tutta l'armatura che si era dovuta costruire per riuscire a varcare ogni giorno la soglia dell'istituto scolastico.

"Oh, tu dici? Eppure l'ho ordinata su misura dal mio stilista" disse passando una mano con nonchalance sulle pieghe della gonna, "forse non si confonde abbastanza con la tua. È quella che vendono in negozio vero?" le domandò con un sorriso.

Davvero pensava che una simile cosa potesse metterla a disagio? Si chiese.

Nicoletta arrossì un poco e parve non saper bene cosa rispondere, tanto che Estelle la vide chinare la testa. In quella scuola contava solo una cosa: lo status. Più eri in alto più rischiavi che la tua caduta fosse rovinosa.

Estelle chiuse l'armadietto e fece per andarsene, sperando di chiudere lì la discussione, quando sentì la ragazza tornare a parlare.

"Non sai cosa si dice alle tue spalle?" Estelle non ebbe tempo di rispondere che questa continuò, "che i tuoi genitori abbiano comprato i tuoi voti, la tua iscrizione all'università e persino pagato un ragazzo perché diventi il tuo fidanzato."

Ecco come quelli della Chapel Unity School impiegavano il proprio tempo, inventandosi scemenze sul conto di altri e mettendole in giro. Alla fine però il meccanismo funzionava come Wikipedia, se il tuo nome aveva un certo credito la gente credeva davvero alla tue parole.

"Credo che tu mi stia confondendo con qualcuno, forse con te stessa?" fece finta di ipotizzare Estelle, "Ah, non è possibile giusto, perché ai una borsa di studio" le ricordò e facendo in modo che tutti attorno a lei potessero sentirla.

"I tuoi lavorano in un panificio, se non sbaglio" continuò, odiandosi allo stesso tempo, mentre vedeva il terrore negli occhi della ragazza, "e vi basta? Si insomma riuscite a tirare avanti facendo il pane?" chiese, scandendo bene ogni parola.

"Tu... noi..." disse Nicoletta con le guance paonazze, mentre cercava di trovare una risposta abbastanza tagliente. Odiava quella scuola, ma allo stesso tempo sapeva quanto fosse importante frequentarla per il suo futuro. Il problema era che era difficile, se non impossibile riuscire a passare inosservati. Si doveva sgomitare come non mai per riuscire a sopravvivere alla scrematura che ogni mese compiva la scuola e il modo più semplice per farcela era assicurarsi un posto "trai i figli di papà".

Diventare loro amico era presso ché infattibile - non c'erano amicizie lì dentro solo agganci e conoscenze - loro servo più probabile. Quel che davvero faceva la differenza era screditarli, ridurre a brandelli la loro reputazione, nella speranza di ritrovarti sotto l'ala protettrice di qualcuno che voleva la caduta di quel l'individuo per qualche suo fine.

E Nicoletta era andata da Estelle proprio sotto l'offerta di uno studente, facente parte di quel famoso circolo esclusivo. Estelle a tutti pareva innocua e una facile preda, ma nessuno sopravviveva lì dentro senza imparare a difendersi.

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