𝟬𝟭 ┃ 𝗾𝘂𝗮𝘁𝘁𝗿𝗼 𝗲 𝗺𝗲𝘇𝘇𝗮

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Quell'anno era stato difficile un po' per tutti.

I miei genitori avevano dato tutto loro stessi per far sì potessimo trasferirci in centro città dove risorse lavorative e scolastiche brulicavano molto più che in quel paesino sperduto in campagna dov'ero cresciuto. Seoul è sempre stata una sfida per ogni individuo coreano ma ─ dopo aver rinunciato a tanto ─ finalmente eravamo riusciti a trasferirci.

E ovviamente con quel poco che era avanzato ci eravamo concessi una piccola vacanza rigenerante in uno dei resort più belli di Gangmun. L'immensa distesa di acqua cristallina aveva immediatamente fatto contrapposizione con gli alti grattacieli e le strade a sei corsie che ­─ per una ventina di giorni ─ avevamo deciso ci avrebbe potuto aspettare.

Ora, seduti su un telone da spiaggia, ci stavamo godendo una cena leggera.

«Appena concluderò l'università, mi assicurerò di restituirvi ogni cosa» presi a dire, stringendo con inconscia forza le bacchette di metallo. «Non lascerà che i vostri sforzi siano stati vani»

«Hoseok non ci devi assolutamente nulla» mi fermò immediatamente mia madre, spostandomi appena dalla fronte alcune ciocche scure. «Se tuo padre ed io abbiamo fatto tanto è perché hai sempre avuto un potenziale che non poteva restare sprecato in campagna»

«E ad ogni modo─» intervenne mio padre, socchiudendo gli occhi quando una piacevole brezza proveniente dalle onde andò ad infrangersi dolcemente sui nostri visi. «Siamo qui per rilassarci e goderci del tempo insieme. Al resto ci penseremo una volta tornati a casa»

Sorrisi ai miei genitori e mi lasciai trasportare come sempre dal loro entusiasmo. Se c'era una cosa per cui mai avrei smesso di ringraziarli era proprio la loro continua comprensione nei miei confronti e la pazienza di rispettare i miei tempi. Molti genitori nella nostra stessa situazione avrebbero semplicemente spinto i figli a rinunciare agli studi pur di svolgere un qualsiasi lavoro che potesse permettere alla famiglia di arrivare a fine mese.

Loro invece erano arrivati al punto di indebitarsi pur di permettermi di continuare a frequentare tutte quelle accademie che ─ successivamente ─ mi avevano garantito l'accesso alla Sogang University. Non rientrava nell'importante SKY ­─ Seoul, Korea e Yonsei ­─ ma sarebbe stata sicuramente un ottimo trampolino di lancio per il mio futuro.

«Hoseok» mia madre mi richiamò, indicandomi un giovane ragazzo in piedi a diversi metri di distanza da noi; era lontano ma comunque abbastanza vicino da permettermi di osservare la sua espressione e quel suo sguardo indirizzato esattamente nel mio. «Lo conosci?»

Aggrottai le sopracciglia e inclinai appena la testa, confuso nel non riconoscerne l'identità. «No, non credo di averlo mai visto» risposi a tono basso, notando come questo continuasse a mantenere lo sguardo nel mio; dovetti quindi distoglierlo per primo, procedendo con il finire di mangiare la mia porzione di kimbab. «Vado a farmi una corsa, quelle 3 ore di treno mi hanno ucciso» brontolai teatrale, ricevendo l'okay ─ altrettanto plateale ─ dei miei genitori.

«Vai pure Hoseok, prendi il volo e viviti la giovinezza» dissero, facendomi scoppiare a ridere. «Arrivato alla nostra età rimpiangerai di non riuscire più a muoverti con così tanta agilità» aggiunse mio padre.

«Ne parlate come se aveste già un piede nella fossa» li presi in giro, osservandoli fare spallucce; sciolsi la fascia stretta al polso e tirai all'indietro i capelli nel mentre mi avvisarono di come nel mentre avrebbero sistemato i contenitori di kimbab e si sarebbero spostati verso il mercato serale del villaggio per recuperare qualche souvenir con il quale inaugurare l'appartamento nuovo.

Annuii alle loro parole e mi avviai in riva al mare, concedendomi un po' di stretching così da riscaldare i muscoli, per poi cominciare con una sostenuta corsa lungo tutta la costa del mare. Il profumo di acqua di mare, le gambe libere di infrangere il vento, i solchi sulla sabbia lasciati dalle scarpe da corsa e i capelli a svolazzargli ad ogni passo compiuto. Tutto di ciò che percepivo mi faceva stare bene.

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