Ostacoli insormontabili (pt.3)

12 5 6
                                    



 "E come possiamo fare allora?"

Martin sbuffò.

"Bisogna riferire tutto al direttore; lui saprà cosa fare. I sospetti che abbiamo su Kmoch, la questione delle realtà parallele o alternative, Dorian... Tutto."

Martin mise via la tazza ormai vuota. Si stiracchiò sbadigliando sonoramente e poi disse: "Senti, sto a pezzi. Devo ancora preparare roba per la lezione di domani e sistemare la cucina... Quindi la barriera te la insegno un'altra volta."

"Ma domani ho lezione con Kmoch!" piansi battendo i pugni sulle cosce.

Non volevo affrontare quell'essere priva di difese.

Purtroppo Martin sembrava troppo bollito per mettersi all'opera.

"Dubito riuscirei a fare un buon lavoro. Meglio se rimandiamo a quando ho la mente bella fresca, eh? In quanto a Kmoch basta che tu non gli dia corda. E se succedono cose strane, vieni subito a dirmi tutto."

"Uffa" dissi a capo chino "Ma ti capisco..."

"Brava bambina" fece lui in tono scherzoso.

"I piatti li lavo io, così puoi lavorare!" esclamai alzandomi dal letto.

"Se ti senti bene... Mi sarebbe di grande aiuto, grazie."

Annuii con decisione, avviandomi in cucina.

Martin andò ad occuparsi delle sue questioni, ed io rimasi sola per l'ennesima volta.

Come faccio a creare l'occasione? Mi domandai mentre insaponavo la pentola che Martin aveva usato per gli spaghetti.

È difficile perché a parte quando siamo qua, c'è sempre un sacco di gente in giro, e baciarlo...

Mi interruppi, sentendo l'imbarazzo montare inesorabile.

Divenni rossa ma seguitai a elaborare quanto stavo pensando.

Quindi devo cercare di avvicinarmi quando siamo soli. Oggi no perché è stanco e perché...

D'un tratto capii di essere spaventata.

Martin aveva venticinque anni, e un bel po' di donne sembravano essere cadute tra le sue braccia.

Ci sapeva fare insomma, e questo mi faceva sentire piccola e in difficoltà.

Inoltre appariva piuttosto passionale, ed avevo paura che una volta iniziato non ce la facesse a trattenersi.

In pratica, la possibilità che si andasse al sodo erano molto alte, e per un istante mi domandai se fossi pronta sul serio.

Solo poco prima mi ero detta che perdere la verginità con lui poteva risultare perfetto, ed ora invece avevo paura.

Alla fine, decisi che non mi importava un bel nulla.

Mi andava di baciarlo, e se fosse nato altro sarebbe stato ok, perché sotto tutte le mie paure di adolescente inesperta si nascondeva una gran voglia di oltrepassare dei limiti che io stessa mi ero imposta a causa della scarsa autostima.

Dopo aver terminato le pulizie vagai per il piccolo appartamento in cerca di Martin.

Fu facile trovarlo perché oltre a cucina e bagno, in quella casa esistevano solamente altri due posti: stanza da letto, e un minuscolo salotto che sembrava più uno sgabuzzino che una camera vera e propria.

Bussai alla porta, domandandomi se fosse la cosa giusta da fare.

Martin brontolò, ma venne ad aprire.

Lizzie and the WizardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora