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"-Hey, Dyl! Come va?", chiese Tyles Posey, dall'altra parte della linea telefonica.

Non c'era nulla da aggiungere sul loro rapporto, se non una grande amicizia, così forte che Dylan aveva potuto confidarsi con Posey sul suo piccolo ed insulso sentimento per Tyler Hoechlin - o Derek Hale, eh?

Dylan, inizialmente, aveva presupposto che quell'attrazione derivava dai loro personaggi: anche se, in effetti, non erano poi così differenti. Forse, era per quel motivo che Jeff Davis aveva scelto quei determinati ruoli, sapendo di poterli interpretare al meglio.

Ma la verità era che Dylan, volente o nolente, provava uno stupido odio verso il regista di Teen Wolf: aveva tagliato Derek, per così dire, e lui se n'era andato. Fuggito via, anche se inizialmente lo stesso Hoechlin non l'aveva ammesso.

E aveva promesso.

Aveva detto, e ripetuto, che lui non si sarebbe allontanato da Dylan. L'avrebbe protetto, come "suo fratello maggiore". Sì, come no. Era proprio quello che voleva Dyl, certo.

Ma non era il momento di pensarci, e si rese conto che l'altro Tyler aspettava una risposta.

"Sto bene.", mentì, per poi recuperare una bottiglina d'acqua. "Me la sto cavando. E te?"

"- Hai già dimenticato che fra due mesi mi sposo, o mi stai prendendo in giro?", ridacchiò Posey, e Dylan si sentì immensamente in colpa.

Non è che se n'era dimenticato...okay, se l'era assolutamente dimenticato. Ma non l'aveva fatto apposta. Si concentrava così tanto sul suo ruolo in "The Maze Runner", che aveva perso la concezione del tempo, e anche della voglia di vivere, ma questi erano dettagli.

Infondo, che importava continuare a respirare se Tyler Hoechlin non era lì con lui?





"Piccoletto? Vuoi che ti aiuti col trucco?", gli chiese Ty, comparendo al suo fianco, davanti allo specchio.

Dylan corrucciò le sopracciglia, arrossendo appena.

"No! C'è la mia personale truccatrice per questo, sai?", e lo derise abilmente, per non farsi vedere imbarazzato, o intimidito dal suo corpo.

Già, un corpo sexy ed eroticamente e fottutamente bisex.

Tyler, allora, si avvicinò al suo orecchio, sussurrando con voce terribilmente roca: "Ma voglio toccarti solo io."





Dylan rabbrividì a quel ricordo, e cercò di scacciarlo via, come gli altri in passato. Purtroppo, ottenne solo un vago risultato di nervosismo e voglia di piangere, e urlare, e strapparsi i capelli da testa.

"-Quindi?", interruppe i suoi pensieri, Posey.

"Ehm...c-cosa?"

"-Ti ho chiesto se verrai. Ti ho mandato l'Invito, vorrei che fossi il mio testimone, lo sai. Ma non mi hai degnato di una risposta..."

"L'invito?", mentì ancora Dyl. "Non ho ricevuto nessun invito, io..."

Seh, certo. Nessun invito. Era diventanto proprio un bravo attore, eh? L'aveva ricevuta eccome quella busta giallastra, dove in grassetta c'era il nome di "Daniel Sharman&Tyler Posey", e dopo un tempo indefinito a guardarla, l'aveva strappata e gettata nel cestino più vicino.

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