Tiny Town - 1.3

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1.3

Samuel era proprio di fronte a lei.

Laney si pietrificò. Sentiva la testa leggera, uno strano formicolio che le tormentava le mani e la bocca dello stomaco.

Il ragazzo non si era neppure accorto della sua presenza; armeggiava goffamente con alcune bottiglie di plastica, cercando di incastrarle nel bidone stracolmo di pattume, mentre reggeva una busta biodegradabile.

Indossava vestiti semplici: i pantaloni grigi di una tuta, una t-shirt bianca e sneakers consumate dello stesso colore. I capelli, castano ramato alla luce del giorno, gli ricadevano a ciocche disordinate sulla fronte e intorno alle tempie, conferendogli un'aria sbarazzina e disinvolta che gli calzava a pennello.

Quando ebbe finito, indietreggiò e rivolse il viso al cielo. Sembrava che stesse riflettendo, ma Laney non c'avrebbe giurato. Dopotutto, non lo conosceva più.

"Siamo due perfetti estranei."

Quel pensiero le diede i brividi. Per qualche ragione, il ricordo del ragazzino con le ginocchia nodose e le capannelle tra i denti stava svanendo, ingoiato dalla proiezione di un nuovo Samuel, cresciuto, cambiato, diverso, e parte di un mondo agli antipodi del suo.

Laney assaporò l'amaro della sconfitta in fondo alla gola.

Samuel, Veronika... tutti gli altri stavano andando avanti, lottando per i propri sogni passo dopo passo, conquista dopo conquista, mentre lei se ne stava lì, immobile in fondo alla coda, a osservarli mentre diventavano sempre più piccoli, in lontananza, fino a scomparire.

Eppure Laney aveva tentato la via più di una volta. Si era rimboccata le maniche, aveva stretto i denti e intrapreso il cammino, ma ormai il conto di sgambetti, spintoni e sabotaggi si era allungato troppo perché potesse tenerlo. Era tornata indietro miliardi di volte, e miliardi di volte aveva deciso di ricominciare da capo.

E poi, alla fine, stremata dalla fatica e logorata dal dolore, si era arresa.

Che senso aveva affannarsi, se poi veniva sempre rispedita all'inizio? Per quale ragione si ostinava a lottare, se aveva già perso in partenza?

Laney non credeva che avrebbe potuto farcela.

E quella era la sua pillola, disgustosa da ingollare, impossibile da addolcire, pastosa, cruda, rivoltante: la pura verità.

Mentre era presa in queste e altre riflessioni, però, accadde qualcosa: Samuel la vide. Quasi fosse riuscito a leggerle nella mente, si voltò nella sua direzione e la squadrò dalla testa ai piedi, come fosse stata un'apparizione mistica.

Laney smise di respirare. Sentì il cuore caderle in fondo allo stomaco, pesante come un blocco di granito. Sarebbe morta di lì a poco, se lo sentiva, e forse non sarebbe stata neppure una grande tragedia. Dopotutto, la sua vita non era stata altro che grigiore e sconforto, negli ultimi anni.

Gocce di GioveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora