Capitolo I

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Il cielo plumbeo incominciò a lasciar cadere delle piccole perle d'acqua, facendosi strada sulla pelle della ragazza che con il naso all'insù scrutava le nuvole che le sembravano tanto soffici.

Se ne stava lì, in piedi, mentre i capelli bagnati le incorniciavano il volto... e a lei piaceva.

Il ticchettio della pioggia sulla pelle le donava un senso di quiete, la rilassava, la tranquillizza, come se la pioggia le ricordasse che anche un qualcosa di così meraviglioso, come il cielo, di tanto in tanto aveva bisogno di sfogare la sua ira, il suo dolore attraverso le sue lacrime, rendendosi cupo e vulnerabile agli occhi indiscreti.

Ma il cielo, così come la fragile ragazza, non faceva altro che sfogarsi, cacciare tutte le lacrime di cui aveva bisogno di liberarsi, e successivamente, asciugare tutto quel dolore e ritornare splendida, vestendosi del suo sorriso migliore.

O meglio, non fraintendetemi, miei cari lettori, lei splendeva sempre. A lei apparteneva una di quelle bellezze rare, una di quelle bellezze cangianti. Quando sorrideva, la bellezza del suo sorriso si inondava nelle membra di chi la guardava. E in quel momento, la bellezza della gioventù  e della purezza risplendeva sul suo volto.

Quando piangeva, era tutta un' altra storia.  Le lacrime che sfioravano le sue calde guance le donavano un senso di ineffabilità, qualcosa che con le mie parole non si può pienamente descrivere. Le apparteneva la bellezza, l'irruenza e talora, perché no, l'eleganza del dolore, della disperazione, del coraggio di chi ha combattuto e della forza.

Si, la forza di chi ha saputo parlare, di chi ha saputo ascoltare (perché, credetemi, spesso ascoltare e molto più complicato e doloroso di qualsiasi altra cosa), e di chi ha saputo agire.

E lei, Hermione Jean Granger, la strega sanguesporco più brillante della sua età, era tutto questo.

In lei era racchiuso, in perfetta armonia, l'incanto del dolore, della sofferenza, così come della purezza, della felicità.

Il mantello le copriva il corpo, ambedue ormai fradici. Immersa nei suoi pensieri, lacrime e gocce di pioggia mescolate sul volto, fu destata da una mano che le percosse gentilmente la spalla.

-Hermione, cosa ci fai qui?! Ti prenderai un raffreddore!- riconobbe la voce sinceramente preoccupata dell'amica.

-Ginny, scusami. Stavo qui...- disse cercando di trovare un'ottima scusa che potesse farle da alibi, ma nulla di convincente le passò per la mente.

-Su, torniamo in camera.- 

La ragazza dai folti ricci la seguì, e una volta arrivata in camera, si mise addosso vestiti asciutti e caldi.

-Come stai?- chiese la rossa alla grifona, riferendosi ad un avvenimento che devastò il cuore di Hermione. Ron e Lavanda.

-Beh... tutto okay,insomma... va bene così.- Gli occhi incredibilmente lucidi, rivolti verso il pavimento, fecero capire alla sua amica che stava mentendo, ma sapeva che in questi casi bisognava semplicemente far finta di crederci e lasciare che la ferita si rimargini con calma.

-Se ne pentirà, Herm. Lui è innamorato di te, ma non ho la minima idea di cosa gli sia successo.-

-Non mi interessa, Gin. A me va bene così.- 

Per alcuni minuti il silenzio regnò sovrano sulle due amiche, poi Ginny lo ruppe.

-Su, andiamo a mangiare, è ora di cena-


SPAZIO AUTRICE.

Salve a tutti i lettori e lettrici. Volevo incominciare questa fanfiction inserendovi nel contesto temporale. La storia si svolge durante l'ultimo anno. Non seguirò ciò che la nostra amata Rowling ha scritto, anche se farò riferimento a vari episodi narrati nel libro. 

Anyway, inizio già scusandomi per la brevità del capitolo, ma prometto che i prossimi saranno più lunghi e ricchi di informazioni.

Detto ciò, vi auguro buona lettura e buon proseguimento :)

-CR.


-Courage-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora