Capitolo II

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Le due ragazze fecero ingresso nella grande sala dove si tenevano i banchetti, e si misero ai loro soliti posti, nonostante il dolore di Hermione nel constatare che Weasley non aveva posato su di lei neanche uno sguardo, rimase con il capo chino per tutta la cena. 

Hermione aveva il cuore in frantumi. Aveva amato quel ragazzo come se fosse la cosa più preziosa al mondo. Amava la sua ingenuità, la sua allegria, la sua spensieratezza ed anche la sua testardaggine la spingeva a nutrire profondo amore. 

Ma evidentemente, neanche lui seppe proteggere il cuore della povera ragazza, che in balia di questo sentimento puro, aveva consegnato senza pensare, ipotizzare che quest'ultimo non potesse essere in grado di proteggerlo. Lei sin dal primo momento sapeva che lui l'avrebbe protetto, curato , invece, per l'ennesima volta, scoprì che tutte le speranze e le aspettative che si ripongono in una persona prima o poi cadono. 

E' sempre così, sfortunatamente. E' insito nella natura umana, è inciso nel codice del DNA. 

Gli umani sono deboli, come castelli di carta, che con un leggero movimento, magari il battito d'ali di una farfalla, crolla. E riporre pesanti aspettative è come appoggiare un macigno su questo fragilissimo castello di carta. Per quanto possano essere forti, per quanto possano essere salde al loro appoggio, prima o poi crolla. E devasta. 

Quanti macigni aveva poggiato su quel castello di carte, pensò Hermione. Ormai Ron per lei era il suo rifugio. Quando le prese in giro dei serpeverde toccavano tasti dolenti, facendo traboccare il vaso ormai colmo, quando seppe che Voldemort era tornato, e stava facendo strage di babbani, quando la paura le annebbiò la mente. Si, anche Harry sapeva tutto questo, era il suo migliore amico, così come Ginny.

Ma con Ron tutto era diverso...o almeno credeva. Era il suo rifugio, la sua dimora, ma quando quel fatidico pomeriggio d'autunno li portò labbra su labbra... niente, non aveva provato proprio niente. Sarà stato questo il movente che portò Ron a compiere un crimine tanto grave per lei, ma Hermione non lo giustificava. Avevano condiviso troppo per mandare tutto all'aria a causa di un bacio "mal riuscito". 

Hermione iniziò a fissare quel cespuglio di capelli rossi, ed inevitabilmente gli occhi si fecero lucidi e la gola si annodava. 

Proprio per questo, l'amico fermò quello che sarebbe divenuto un fiume in piena ed iniziò a parlare amichevolmente con Hermione.

-Herm, hai visto il nuovo professore di Pozioni?- la ragazza si stupì, non era al corrente di nulla.

-Un nuovo professore?!-

-Si, si chiama Matthew Griffiths. E' arrivato da poco, ma ancora non l'ho conosciuto.-

-Beh, provvederemo domani, no? Abbiamo Pozioni.-

Il ragazzo sopravvissuto annuì.

-Io ora vado in camera, sono esausta. Ci vediamo domani- disse Hermione.

-Buonanotte Herm- e la ragazza posò un bacio sulla guancia del ragazzo e se ne andò.

Iniziò a camminare per i corridoi della grande scuola, diretta verso il suo dormitorio, quando udì dei passi provenire dalla rampa di scale superiore. L'istinto della Granger la portò a nascondersi dietro una colonna, presa dalla curiosità si sapere a chi appartenessero i passi e, udendo una conversazione alquanto animata, la curiosità divenne ancora più oppressiva.

-Devi prendere una decisione.- un tono duro proclamò quella frase con compostezza.

-Io non voglio farlo.- una voce giovane, segnata dalla disperazione e dal dolore, sembrò supplicare.

-Sta a te decidere se sarai l'assassino o l'assassinato.-

Successivamente vide due figure snelle fare capolino dalla cima delle scale. Ridusse gli occhi a due fessure per cercare di capire chi fossero, e quando queste si avvicinarono, capì.

Un uomo che aveva mai visto prima, suppose fosse il nuovo insegnante, Griffiths, e Malfoy.

Malfoy?! Cosa ci faceva Malfoy con il nuovo insegnante?! E quelle parole...

 Sta a te decidere se sarai l'assassino o l'assassinato  

A  cosa alludeva il professore? 

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