Mi svegliai nella camera d'albergo intontita e nuda. Mi guardai intorno e non c'era nessuno a parte me e la mia anima solitaria. La sera prima avevo fatto del grandioso sesso con James, era bravo, non era rude e si notava la sua gentilezza dietro quell'aria da riccone, snob e arrogante. Era da scoprire e forse anche da apprezzare.
Mi alzai, misi una vestaglia in raso nero ed aprii la finestra. Fumai una sigaretta seduta su una comodissima sedia a dondolo e mi crogiolai al sole caldo di metà giugno.
Mi arrivò un messaggio da parte sua."Ci vediamo stasera al The Baazar alle 20:00. Sei stata meravigliosa. Un uomo potrebbe anche innamorarsi di te."
Sorrisi ma non risposi. Non ero il tipo da smancerie al telefono soprattutto nella mia condizione. Un'escort non si innamora. Un'escort deve solo essere fredda e distaccata col cuore e calda con il corpo. Avrei potuto innamorarmi di molti clienti ma non potevo permettermelo. Feci una chiamata veloce.
-Pronto.-
-Ehi.-
-Ehi, dove sei?-
-A Los Angeles. Lavoro. La settimana prossima mi pagano. Ti mando un assegno per Aria. Come sta?-
-Sta bene, adesso è a scuola. Quando torni? Chiede sempre di te.-
-Beh, tu dille di chiamarmi quando vuole sentirmi. Non lo so quando torno, qui mi pagano bene ed io ho fatto una promessa e voglio mantenerla.-
-Sei una testa dura e matta.-
-Ciao zia, salutami tanto Aria.-
-Ciao tesoro. Sta' attenta.-
Staccai ed una lacrima cadde involontaria. Mi alzai e mi preparai. Non dovevo pensare.
Mi recai alla boutique di una persona che avevo imparato a considerare "amica" ma comunque capii che non dovevo fidarmi troppo anche delle amiche.
Avevo una visone della vita distorta. Forse quando una donna fa questo mestiere che sia la escort, la spogliarellista o qualsiasi lavoro che abbia a che fare con il sesso o la sessualità, impara tante cose. Vedere uomini o donne sposati, fidanzati che lasciavano i rispettivi compagni a casa per andare a letto con un'altra donna non era una cosa bella. Molti avevano anche i figli, molti erano soli, molti avevano problemi a casa, molti volevano solo sfogarsi con una donna che non avrebbe giudicato. Ero uno scacciapensieri, forse era meglio considerarmi così che una puttana.
-Ciao Claire.- dissi alla ragazza alta e bionda dietro al bancone della boutique.
-Ciao tesoro. Cosa posso fare per te?-
-Mi serve un abito. Devo andare ad una cena al Bazaar. Niente di troppo formale.-
-Casa tua sarà piena di abiti meravigliosi.-
-Diciamo che la mia cabina armadio è strapiena. Forse dovrei donare qualcosa.-
-Donare? Ma sei impazzita? Vendili, ci ricaverai una piccola fortuna. Vieni, vediamo qualcosa per te.-
Scelsi un tubino bianco scollato sulla schiena, lungo fino al ginocchio con dei ricami alle estremità. Era molto particolare e soprattutto aderente. Decisi di abbinarci delle scarpe bianche ed una clutch sempre bianca. Acconciai i capelli raccogliendoli ad un lato e feci delle onde. Smokey eye nero e rossetto rosso. Ero molto elegante e speravo di piacere alla madre di James, di non risultare "troppo".
Scesi al bar e ordinai un drink mentre aspettavo che l'autista di James passasse a prendermi. Ero un po' nervosa.
Arrivammo al locale ma non ci fu il bisogno di fare la chilometrica fila perché era tutto già prenotato, dovevo solo raggiungerli al tavolo. Entrai e mi fermai per vedere dove fossero. Erano al tavolo migliore, quello con vista panoramica su Los Angeles.
"Vai Lana, vai e fai quello per cui ti pagano. Fingere."
Da lontano la madre di James sembrava una delle solite donne borghesi da tailleur Chanel. Indossava una collana di perle gigantesca, era bionda e teneva la mano al figlio. Una bellissima donna.
Appena mi vide, James si alzò e mi venne in contro.
-Buonasera.- gli dissi dandogli un bacio al lato della bocca.
-Sei spettacolare, lasci senza fiato. Non vedo l'ora di sfilarti questo vestito.- sorrisi ma l'ansia avrebbe potuto mangiarmi viva. Non avevo mai fatto un lavoro del genere, dovevo essere degna di un'attrice e speravo di riuscirci altrimenti addio cliente, addio soldi.
La madre di James mi vide e mi sorrise.
Mi avvicinai al tavolo e lei si alzò, le tesi la mano e lei la strinse.
-Buonasera signora Montgomery.-
-Ciao cara, sei bellissima, il mio James sa scegliere bene.-
-Grazie.- dissi arrossendo violentemente.
-Non è abituata ai complimenti mamma.-
-Oh, ma come? Sei bellissima e questo è innegabile. Sediamoci, abbiamo tante cose di cui parlare.-
"Cazzo." Pensai mentre cercavo di sedermi nel modo più elegante che potessi conoscere.
Parlammo del più e del meno e cercai di evitare il più a lungo il terzo grado ma ahimè arrivò, subito, senza darmi il tempo di capire cosa dire.
-Allora, che lavoro fai Elizabeth?-
-Lavoro in un'agenzia di incontri. Combino appuntamenti, trovo l'amore.-
-Non ne avevo mai sentito parlare.-
-Oh beh è una cosa che funziona soprattutto online, noi invece abbiamo deciso di fondare un'agenzia fisica in modo da poter incontrare da vicino le persone che decidono di iscriversi.
Inventai quella cosa in macchina e James mi guardò sbalordito e affascinato.
-Che mestiere romantico.-
-Si, molto.- dissi bevendo del vino rosso. "Sapessi quanto." Pensai. Parlammo del futuro e di quanto io e James fossimo intenzionati ad avere una cosa seria. Ci domandò di tutto ma fummo bravi a rispondere, ci tenemmo la mano, ci scambiavamo battutine studiate la sera prima, sembravamo una vera coppia innamorata. Forse avrei dovuto mirare a fare l'attrice.
La serata finalmente finì e dopo aver accompagnato la madre di James nel suo albergo, tornammo nel nostro. La cosa sarebbe dovuta durare altri due giorni e poi la cara mammina sarebbe ritornata a New York ed io a selezionare un altro cliente.
-James, ti scoccia se mi prendo un attimo e ti raggiungo tra dieci minuti?-
-No, fai pure, ti aspetto in camera.- si diresse verso l'ascensore ed io avevo bisogno di un momento per me stessa. Due minuti di solitudine che mi aiutassero a mantenere un po' di realtà in tutta quella finzione.
Andai nel bar extra lusso dell'albergo, mi sedetti sullo sgabello ed appoggiai i gomiti sul bancone. Mi massaggiai le tempie con gli indici e chiusi per due secondi gli occhi. Quando li aprii trovai un bicchiere con un liquido marroncino all'interno. Guardai il barista con aria interrogativa e lui mi indicò un uomo seduto qualche metro più in là. Alzò il suo bicchiere e fece un cenno con la testa, fece un piccolo sorso continuando a guardarmi negli occhi. Sfacciato e sicuro di sé. Presi il bicchiere ed iniziai a sorseggiare il mio drink, era forte, un bourbon pensai. Una presenza occupò il posto al mio fianco ma non mi voltai a guardarlo, i capelli mi coprivano la visuale.
-Grazie per il drink.- dissi pensando fosse l'uomo al tavolo.
-Di niente.- aveva una voce sensuale. -Una donna che a quest' ora si siede in un bar e si massaggia le tempie... beh, ho pensato ne avessi bisogno.- sorrisi e stavolta spostai i capelli per fissarlo.
Non era il mio tipo fisicamente, era magro, il naso un po' pronunciato, i capelli tirati all'indietro ed un completo nero senza cravatta. Era così affascinante che qualsiasi donna sarebbe caduta ai suoi piedi facilmente, compresa, forse, me. Ero rapita dai suoi occhi scurissimi.
-Hai pensato bene, ne ho davvero bisogno.- dissi bevendo un altro sorso.
-Vivi qui?-
-Momentaneamente, poi mi sposterò. Tu?-
-Aspetto che i lavori in casa mia finiscano e nel frattempo mi crogiolo nel lusso.-
-Mmh, fai bene.-
-Posso avere l'onore di conoscere il tuo nome?-
-Mi spiace, devo andare.- dissi alzandomi con nonchalance. -È stato un piacere...-
-Alex.-
-Alex e grazie per il drink.-
-Grazie per la compagnia.- disse con un mezzo sorriso.
Sculettando andai verso l'uscita e non mi voltai a guardarlo ma sentivo il suo sguardo su di me. Forse l'avrei rincontrato, forse lo speravo.
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Lust for Life.
FanfictionAttenzione! Contiene contenuti per adulti e scene di sesso descritte esplicitamente. La vita è terribilmente dura se non hai nessuno a cui aggrapparti, un paracadute che ti salvi o semplicemente un amico. Bella da far paura, spigliata, gentile ma...