3.

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Ero di fronte all'ascensore insieme ad una coppietta, anch' essa intenta ad attenderla, e li invidiavo profondamente. Gli sguardi che si lanciavano l'un l'altro, le risatine, le guance arrossate pensando a quello che avrebbero fatto una volta chiusa la porta alle loro spalle. Tutti meritiamo un amore così.
Mentre mi avviavo all'interno dell'ascensore sentii una presenza dietro di me, mi voltai ed era di nuovo l'uomo del bar. Lo guardai e ritornai a fissare d'avanti a me.
-Che piano?- mi chiese con la sua voce calda.
-Decimo.-
-Che coincidenza, anche io.- premette il tasto dieci e sorrise compiaciuto.
Cercavo di rimanere impassibile, di non sorridere e mi era davvero difficile. Aveva un profumo forte, quasi disturbava. Non avevo ancora capito se mi piacesse oppure no, era un'incognita ancora. Scese prima la coppia all'ottavo piano e ci lasciarono soli.
-Sei sola?-
-No, ho un accompagnatore.-
-Accompagnatore? Mmh... accompagnatore.- ripetè come se stesse pensando a voce alta.
Arrivammo al piano e fece scendere prima me.
-Bene, io vado a destra.- dissi.
-Anche io.-
-Hai ragione, è proprio una coincidenza.-
-Penso ci vedremo domani.-
-Davvero, cosa te lo fa credere?- dissi fermandomi e cercando la chiave nella mia borsetta.
-È un'intuizione.- avevamo le camere vicine, vicinissime e capii il perché della sua intuizione, con una camera così vicina ci saremmo incontrati per forza e non avevo ben capito se mi facesse piacere. Una cosa era certa, mi affascinava da morire. -Buonanotte... non mi hai ancora detto il tuo nome.-
-Elizabeth, per gli amici Lana.-
-Preferisco Elizabeth, non ho intenzione di essere tuo amico.- mi sorrise ed entrò in camera sua lasciandomi come una stupida. Era abbastanza convinto ma quella convinzione smosse la mia libido, si, un terremoto direi.
Aprii la porta e mi avviai dentro la suite. James aveva solo il pantalone del pigiama e dormiva profondamente sulla sua parte di letto. Era bello, scolpito nel marmo, uno dei clienti migliori che avessi mai avuto.
Mi tolsi le scarpe ed aprii la zip del vestito. Un sollievo. Mentre mi massaggiavo un piede sentii la sua mano calda dietro la schiena, sussultai.
-Ehi, mi hai messo paura.-
-Scusami, non era mia intenzione.- mi baciò il collo continuando ad accarezzarmi la schiena.
-Hai bevuto?- domandò.
-Si, un drink.-
-Si sente.-
-Mi lavo i denti?-
-No, mi piace. Sei spettacolare Elizabeth.- mi fece voltare e mi trovai occhi negli occhi, subito distolsi lo sguardo. -Posso baciarti?- chiese.
-No, lo sai.-
-Si, lo so.- fece cadere una spallina del vestito, poi l'altra e cadde ai miei piedi lasciandomi con il mio microscopico perizoma di pizzo bianco che lasciava poco all'immaginazione. Vestita di quasi niente ero alla sua mercé. Sorrise guardandomi mezza nuda.
-Hai un corpo che fa sognare.- mi baciò di nuovo il collo, scese sulle clavicole e poi cominciò a succhiare il capezzolo destro. Ansimai portando la testa all'indietro, passò al capezzolo sinistro, all'ombelico e poi si fermò di fronte al mio monte di venere coperto solo da un po' di stoffa. Mi annusò, mi morse, mi strinse le natiche con le sue mani grandi. Tolse il perizoma ed ero totalmente nuda. Mi fece sedere sulla scrivania di fronte al letto e mi fece allargare le gambe. La sua lingua iniziò a leccare il mio clitoride, roteando, succhiando, soffiando ed io ero in estasi, un paradiso. Ansimavo forte e lui continuava a dirmi "sssh", avessi continuato di quel passo avrei svegliato tutti. Mi fece quasi arrivare all'orgasmo.
-Perché ti sei fermato?- dissi tutta arrossata e con un velo di sudore sulla pelle.
-Vuoi che continui?-
-Si.-
-Implorami.-
-Ti prego, ti prego, continua.- dissi con un filo di voce.
-Brava, così bambina.- sorrise e ricominciò. L'orgasmo arrivò quasi immediatamente, strinsi i suoi capelli tra le mie dita mentre venivo. -Penso che ti abbia sentita tutta Los Angeles.- si alzò e sentii il suo pene sfiorarmi il clitoride. Sorrisi e mentre cercavo di riprendere il controllo del mio corpo sentii il rumore di una bustina e dopo pochi istanti mi penetrò. -Sei così bagnata. Fatti baciare.-
-Implorami.- dissi mentre ansimavo. Rise mentre affondava dentro di me con più veemenza.
-Ti prego, ti scongiuro, fatti baciare. Un solo bacio, uno solo e...- non gli lasciai finire la frase e lo baciai mentre lui continuava a penetrarmi. Sapeva di me e di menta. Baciava bene ed aveva le labbra morbidissime. Avvolse le mie gambe ai suoi fianchi mi prese per le natiche e mentre era ancora dentro di me, mentre continuava a baciarmi mi adagiò sul letto. -Sei una dea Elizabeth.-
-Sta zitto e scopami.- dissi. Lui mi prese in parola, mi scopava veloce, mi stringeva voleva baciarmi ancora ma io spostavo il viso.
-Vieni per me piccola. Vieni.- e così feci. Venimmo insieme, un orgasmo violento, bellissimo.
Mi svegliai al mattino con il suono di una chitarra che veniva dall'altra stanza. James non c'era, erano le undici e lui aveva una riunione. Mi lasciò la colazione ed un bigliettino.

"Buona giornata e buona colazione. Ti aspetto stasera, l'ultima cena e poi le nostre strade si divideranno. Ti mando un sms con le indicazioni. Baci."

Bevvi un sorso di caffè e saltai fuori dal letto nuda, i capelli post sesso ed il trucco sbavato. Mi feci una doccia veloce e feci colazione fuori al balcone, al sole, con l'accappatoio e mi sentivo rigenerata. Sentivo sempre quel suono di chitarra ed era ancora più piacevole. Addentai il mio croissant e feci la mia solita chiamata.
-Pronto.-
-Ehi, sono io.-
-Ciao tesoro. Come stai?-
-Bene zia, tu, Aria?-
-Stiamo bene. Adesso è in cucina, te la passo?-
-Si, passamela.- sentii vari rumori e poi la sua vocina esile.
-Pronto.-
-Ciao amore mio, come stai?-
-Chi è?-
-Come chi è, sono la mamma piccola mia.-
-Mammaaaaaa.- a quel grido di gioia il cuore sarebbe potuto scoppiarmi di felicità.
-Come stai?-
-Bene, tu?-
-Bene, la mamma torna a casa presto.- dissi con un groppo in gola.
-Perché non torni adesso?- a quella domanda una lacrima cadde involontaria.
-Perché sto lavorando, ho bisogno di qualche altro mese così che, una volta tornata, potremmo vivere da vere principesse amore.-
-Compriamo un castello?-
-No, un castello no, ma una bella casa.-
-Va bene, allora ti aspetto.-
-Perché non sei all'asilo?-
-Perché... non mi sento bene.- capii che stesse inventando una scusa. Dall'alto dei suoi quasi quattro anni, diceva che l'asilo era per i piccoli e ci si annoiava, così mia zia le concedeva un giorno ogni due/tre settimane per stare a casa. Era intelligente, spigliata, sfacciata, biondissima, era bella, bella da morire ed io l'amavo così tanto che non lo sapevo spiegare a me stessa. Facevo tutto quello per lei, per garantirle un futuro migliore. Avevo un bel gruzzolo da parte per noi e sarebbe cresciuto, avevo un obiettivo e l'avrei portato al termine.
-Ok, fa' la brava e stasera ti richiamo ok?-
-Si mamma, sono brava. Ho fatto dei disegni per te a scuola.-
-Non vedo l'ora di vederli.-
-Ti aspetto mammina, adesso vado.-
-Ciao Aria, ti voglio bene.-
-Anche io.-
Staccò al telefono ed io restai lì impalata con il mio croissant a mezz'aria ed il telefono ancora incollato all'orecchio. Il cuore a pezzi per quella lontananza forzata ma presto sarebbe finita quella vita. Lo dovevo a lei e a me, meritavamo una bella vita ed io avrei fatto di tutto per darle quello che più desiderava, per darle quello che non avevo avuto io.
-Ehi, buongiorno.- sentii una voce alla mia destra. Alzai la testa ed affacciato al balcone della sua camera c'era lui, Alex.
Mi asciugai le lacrime in fretta e gli sorrisi.
-Buongiorno.-
-Dormito bene?-
-Si, bene, tu?-
-Non ho chiuso occhio, qualcuno si è dato da fare stanotte.- disse stiracchiandosi. Era a petto nudo e con i pantaloni di una tuta. Arrossii tutto in un colpo. Sapeva che eravamo stati noi e voleva che sapessi che mi aveva sentito.
-Si? Non lo so, ho dormito come un sasso.-
-Ti va una sigaretta?-
-Si, volentieri.- mi alzai ed andai vicino al muretto che divideva le nostre stanze.
-Sei bella anche senza trucco.-
-Grazie.- dissi sorridendo e guardando per aria.
-Qualsiasi cosa sia che ti rende triste, passerà.-
-Si, lo so.-
-Ti va di uscire con me?-
-È una situazione complicata, non posso.-
-Sei fidanzata?-
-No.-
-Sei sposata?-
-Nemmeno.-
-Vedova?-
-No.- dissi ridendo. -Tra qualche giorno andrò via quindi sarebbe inutile.-
-Dove vai?-
-Meta sconosciuta. Può essere che ci rincontreremo Alex.- dissi, non ci credevo veramente ma ci speravo.
-Lo spero, Elizabeth. Lo spero vivamente.-

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