lacrime roventi

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Il canto di un angelo

      -lacrime roventi

Al ragazzo sembrò che le sue parole fossero state sentite, ascoltate e per questo motivo continuò a rigirarsi nel letto tutta la notte. Dormì due ore e di mattina Cecilia lo svegliò.

-I centauri odiano le persone pigre!- strillò Cecilia mentre Calum si alzava, lei era già pronta; bella come il sole.

-I centauri non vogliono un angelo caduto come compagno, è ben diverso- disse il ragazzo recandosi in bagno, Cecilia sbuffò e mise apposto i letti. Quando Calum uscì dal bagno lei rimase immobile a fissarlo, era come se il suo cuore, forse putrefatto, avesse ripreso a battere. 

-Ehi- disse il ragazzo muovendo la mano davanti agli occhi di Cecilia.

-Cal?- chiese Cecilia risvegliandosi da quel sogno ad occhi aperti. Calum la fissò, aspettando il seguito.

-Invece di andare dai centauri, andiamo al parco della morte?- chiese mentre le guance diventavano rosate. Calum spalancò gli occhi.

-Preferirei degli spaghetti, il nome non è molto attraente- disse sorridendo e in quel momento Cecilia scoppiò a ridere come mai aveva fatto prima d'allora.

-E' un lunapark- disse poi sbuffando. Il ragazzo sorise di nuovo e Cecilia si sentì fuori luogo sia per l'appunto che per la proposta. Lei sapeva bene che non poteva stare con il ragazzo.

Si avviarono in silenzio verso il parco della morte, nessuno fiatò lungo il tragitto. Calum era timido, Cecilia era imbarazzata e nessuno dei due riuscì a sciogliere quella lastra di ghiaccio troppo spessa che si era alzata tra loro due, dividendoli. Prima di entrare si guardarono e poi Cecilia prese la mano di Calum, lui sorrise mentre gli occhi si illuminavano di un rosso fuoco. Passarono tutta la mattinata sulle montagne russe, mangiarono zuccherro filato e si divertirono come normali adolescenti; non pensavano al loro aspetto ma a quello che i loro cuori stavano provando.

-Ho sentito- disse Cecilia mentre si dirigevano verso casa.

Calum si sentì scoperto, nudo davanti a quello che lei stava dicendo.

-Cosa?- balbettò il ragazzo insicuro. 

-Non dormivo- disse la ragazza mentre il respiro di Calum iniziò a farsi pesante.

-Non volevo- disse Calum con gli occhi basso sulle mani che si stavano torturando.

-Non volevo che tu sentissi- continuò guardando Cecilia. Lei lo baciò, un bacio veloce e casto che aveva segnato l'alleanza tra i due innamorati.

-E' sbagliato- disse Cecilia mentre entravano in casa. Suo padre alzò lo sguardo sui due ragazzi.

-Che cosa, Cecilia?- chiese poi l'uomo guardando furtivo le loro mosse. I due ragazzi si guardarono.

-Il fatto che i centauri non lo vogliano perchè è troppo magro- disse Cecilia sbuffando.

Il padre rise e si avvicinò a Calum. Lo guardò dall'alto verso il basso.

-Sei un bravo ragazzo Calum- disse poi la figura imponente dell'uomo. Due corna lunghe ricoprivano il suo capo con pochi capelli ormai bianchi a causa del tempo che passava, senza mai fermarsi. Calum sentì il sangue che pulsava nelle vene.

-Vorresti provare a lavorare per me?- chiese poi guardando di sfuggita la figlia e posando nuovamente lo sguardo su Calum.

Calum guardò Cecilia che scuoteva la testa, il volto pieno di amarezza. Si sentì il volto bruciare, l'uomo stava puntando una lama rovente contro la sua guancia. Una lacrima scese lungo il suo volto, a contatto con quel calore si riscaldò bruciando la pelle ambrata del ragazzo.

Un turbine di sentimenti viaggiava attraversando il corpo di Calum, la confusione prese il controllo di tutto mentre il cuore pregava di poter vedere un'ultima volta Cecilia. La lama affondò nella sua pelle, il sangue bagnò il suo volto bruciante mentre gli occhi cercavano di guardare Cecilia aspettando la fine, una fine non motivata.

Il canto di un angeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora