Capitolo 3 - Scelta fra mille, e scelta pure male

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Poco dopo mi tranquillizzai. Non ero più nervosa nonostante Peeter e Sebastian mi avessero spiegato il vero motivo per il quale mi avevano rapita e portata in quel luogo. Dopo aver chiarito questa posizione, prima di tutto.

Mi hanno rapito su ordine proveniente dai piani alti, e non per una loro personale volontà, per poi trasportarmi come schiava, una specie di ancella al servizio del figlio del capo dei Dunkisji, ubbidiente e silenziosa, pronta a soddisfare ogni genere e tipo di suo desiderio.

Quello che mi spiegano che guadagneranno non saranno soldi, ma esclusivamente una protezione per le loro famiglie dal momento della ratificazione del mio rapimento, cosa che ora come ora non è per niente scontata. Per questo non potrei mai dargli delle colpe, perché lo avrei fatto anche io, nonostante il concetto sia per chiunque del tutto immorale.

La prima cosa che ho pensato tra me e me, non appena queste parole timorose sono uscite dalle loro bocche, è quanto avessero scelto male, perché sarei stata la loro rovina.

Scelta fra mille, e scelta pure male.

Io, la mia libertà, per quanto limitata, non l'avrei mai e poi mai abbandonata. Preferirei diventare concime per le piante della foresta piuttosto che vedermi obbligata a ubbidire a chi ha reso impossibile la mia vita fin da quando ne ho ricordo.

Non mi avranno. Mai. Mai, mi ripeto mentalmente.

🌲🌿🍂🌱🌳

Flashback.
24 ore prima. Il giorno del rapimento.

Al villaggio il tempo trascorre lento nella sua monotonia. Oggi è uguale a ieri, così come sarà domani.

Sto andando esattamente lì. La mia casa è in periferia, la mia famiglia non se n'è mai potuta permettere una vicino al centro.

Cammino nel bosco. Come tutti i giorni dopotutto.

E' la strada più breve, anche se non la potrei fare.
Da quando l'esercito dei Dunkisji si è stanziato a Plast sono cambiate molte cose: questo percorso alternativo all'ordinaria strada è stato vietato. Pena dieci frustate con una cinta sulla schiena e nel peggiore dei casi, fucilazione, in quanto vi veniva, e vi viene, tutt'ora effettuato il contrabbando di merci di ogni natura. L'esercito questo deve evitarlo per ordini superiori.
Ma ormai non è più così, non c'è niente da contrabbandare. O almeno, loro credono che sia in questo modo.

Mentre attraverso un ruscello secco di acqua mi viene in mente quella volta che facendo questo percorso stavo per essere scoperta in fragrante e catturata da una pattuglia dunkisjista.
Quel giorno ero stata veramente un'incosciente a credere che quelle voci che mi urlavano fossero di miei compaesani, mentre invece erano, chiaramente, due soldati che mi correvano dietro con il fucile d'ordine puntato sulle gambe. Se non fosse stato per quella quercia secolare sulla quale mi sono arrampicata con il cuore in gola e nascosta probabilmente mi avrebbero catturata e chissà cosa poi.

Di tutte le persone che i soldati avevano trovato con le mani nel sacco, ma sopratutto quelle come me, che contrabbandano, nessuno sa, e ne ha mai saputo ,cosa ne venga fatto.
Sparivano. Così, senza lasciare alcuna traccia, da un momento all'altro.
Alcuni sostengono che vengano giustiziati non in maniera pubblica, altri che vengono mandati al fronte con l'appellativo stesso di 'contrabbandieri ', come se per noi fosse veramente una specie di colpa.

Chissà, forse anche mio fratello è là.

Quel giorno avevo rubato. Un'altra volta, ma dopo tutto lo facevo spesso, ed era la cosa migliore tra tutte quelle che facevo. E non era per soldi.

E' stato mio fratello ad insegnarmelo: come prendere gli oggetti e il cibo di cui necessitavo senza farmi vedere e sentire, come non dare nell'occhio, come svignarsela da situazioni apparentemente impossibili.

La sopravvivenza della nostra famiglia è sempre stata dovuta a noi due, i maggiori, e abbiamo imparato a cavarcela, anche se in un modo essenzialmente molto pericoloso. Ma questo nostra madre non lo sapeva.

Oltrepassando un alto tronco che mi ostacola il cammino penso proprio a lui, Micah, mio fratello gemello.
Chissà dov'è adesso, e se pensa lo stesso di me. Non so come ma c'è qualcosa dentro di me che mi dice che è sempre vivo, come se fossimo veramente collegati mentalmente e fisicamente come dicono tali gemelli che siamo.

Lui è uno di quei tanti che, una volta scoperto dai soldati contrabbandare, non se n'è saputo più niente, niente di niente.
Mia madre e i miei fratelli più piccoli hanno sofferto terribilmente di questo. Il primo periodo è stato veramente duro, spesso e volentieri abbiamo sofferto la fame.
Per me è stato estremamente terribile separarmi dall'altra parte di me, ma non solo perché eravamo fratelli, ma anche complici, e Micah si è fatto punire per uno mio, di stupido sbaglio di contrabbando.
Non me lo tirerò mai giù.

Faccio un altro passo avanti mentre sento le foglie secche sotto i miei piedi far uno strano rumore, forte, non il loro solito. Infatti quando abbasso lo sguardo per capire da che strana pianta provengono noto che sotto i miei stivali non c'è né nessun tipo foglia né ramoscello.
Niente, solo terra e radici.

E' a quel punto che nella mia testa si accende il famoso campanello d'allarme che comincia a tintinnare rumorosamente.

Non faccio in tempo a mettere la mano sul coltello che mi porto sempre dietro quando cammino attraverso il bosco per sicurezza, che tutto accade velocemente.
E succede.
Mi sento spinta da dietro violentemente verso la terra.
Non riesco quasi a rendermene conto che sento la mia faccia schiacciata contro il terreno, tanto da percepire l'odore della terriccio umido, intriso dalla pioggia caduta ieri sera.
Agonizzante dal dolore, ma sopratutto dalla paura che sia una truppa dunkisjista e che mi abbia scoperto qui, nei boschi, mi rialzo in piedi andando a gattoni nella direzione del mio coltello, che nell'urto è stato sbalzato lontano tra degli arbusti.

Ma anche questo mio tentativo, per quanto giusto, è oggettivamente vano.

Una volta raggiunto e impugnato, mi giro per guardare chi sono i miei assalitori, ma mi rendo conto che quella che mi trovo davanti non è assolutamente una truppa dell'esercito, ma due semplici civili, dei civili esattamente come me: non hanno divise, armi, niente, solo loro stessi.

Sono totalmente terrorizzata per quanto sollevata. Cosa vogliono? Di solito ad attaccarti sono i dunkisjisti e non i tuoi pari. Che cosa gli ho fatto?

«Che cosa volete?!» Urlo nella loro direzione, impugnando sempre il coltello in maniera difensiva.

Non appena serro le labbra mi sento colpire da dietro, da sicuramente una terza figura, sulla schiena. Proprio su quel preciso punto della mia schiena.

Questa volta è molto più doloroso perché sono stata colpita nel mio punto più debole, come se lo conoscessero da sempre e fossero certi di andare sul sicuro. Provo dolore, asserisco, grugnisco, svengo, non solo per lo shock, ma per il fatto che qualcuno conosca la mia debolezza.

Perdo i sensi poco più tardi addormentandomi, dopo aver visto la persona che mi ha colpito con tanta precisione iniettarmi un liquido blu nel braccio.

Dopo solo e soltanto il buio.







Spazio autrice!

Salve a tutti! Mi scuso subito per la settimana saltata di aggiornamento. Purtroppo ho avuto veramente tanto da studiare per la scuola, e penso che più avanti andrò peggio sarà!

Tornando a noi, ho voluto inserire un flashback per chiarire l'idea su quella che era la vita di Dorothy prima del rapimento, e il rapimento stesso.

Ho deciso di spostare il racconto nel genere AVVENTURA perché mi sembrava più appropriato, poi, qualora, qualcuno di voi abbia qualche consiglio da darmi su questo. È ben accetto 😀😀

Come sempre, se vi è piaciuto il capitolo, vi invito a VOTARE E COMMENTARE!

Un bacio! ziuliaarn 💙

SURVIVALDove le storie prendono vita. Scoprilo ora