Prologo

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Ho il naso rivolto verso l'alto, sto osservando la struttura grigia e anonima che ho davanti. Non vorrei essere qui. Odio la scuola.
Emetto un verso di disgusto; è il primo giorno di scuola e non ho voglia di rivedere la caccola del naso della prof di inglese a quest'ora del mattino! A quanto pare quel coso disgustoso è sempre stato lì.

Aspetto che arrivi Emma e so già che l'attesa sarà lunga.
Emma è la mia migliore amica dall'anno scorso; abbiamo cominciato a parlare a dicembre e ora siamo inseparabili. La mia migliore amica è la persona più strana che io conosca... E anche la più imbarazzante! Quando sto con lei faccio sempre qualche figuraccia perché lei non sa comportarsi civilmente.

"Ciao tesoro!" Esclama una voce acuta alle mie spalle. Mi giro e non credo ai miei occhi, non può essere vero! Davanti a me dovrebbe esserci Emma ma non sono sicura che sia lei: una bionda ossigenata con tre chili di trucco in faccia, una minigonna e una maglietta troppo scollata sta davanti a me e mi sorride come se dovessi essere felice di vederla.
"Emma?" Chiedo confusa.
"Si, hai qualche dubbio?" Chiede portandosi dietro l'orecchio alcuni capelli e appoggiandosi sulla gamba destra.
"Si, avevo qualche dubbio. A cos'è dovuto questo cambiamento?" Chiedo sospettosa, spero non sia diventata un'oca.
"Ho semplicemente deciso di non vestirmi più come una stracciona e poi molti più ragazzi mi notano!" Esclama facendo un finto sorrido. "A proposito, dovresti cambiare anche tu il tuo look..." Dice facendo una smorfia di disgusto.
"No, sto bene così!" Dico stizzita.
"Dai Christinuccia, non te la sarai presa?!" Dice appioppandomi un soprannome da brivido.
La guardo male e semplicemente mi allontano il più possibile da lei che è già circondata da altre ochette.

Suona la campanella, mi precipito in classe e occupo un posto nell'angolo in fondo alla classe: oggi ho voglia di stare sola. Osservo i miei compagni entrare in classe sorridenti, beati loro che sono felici! La mia giornata non poteva iniziare in un modo peggiore.

Dopo qualche minuto arriva il granchio: il granchio è la prof di inglese che ha la caccola che penzola dal naso, tanto per intenderci.
Con riluttanza mi alzo dalla sedia e saluto la prof. Il granchio, da brava ficcanaso, ci chiede come sono andate le nostre vacanze.
"Bene prof, a lei invece?" Dicono i miei compagni all'unisono.
"Christina, perché non hai risposto alla domanda che ho fatto?" Chiede il granchio. Oggi la fortuna non è dalla mia parte: si è accorta del mio silenzio. Ora come le spiego che ho passato l'estate a vomitare un giorno sì e l'altro no?
"Beh prof... La mia estate non è stata poi un granché..." Dico sperando non faccia altre domande.
"Dove sei stata?" Chiede. Perché fa tutte queste domande?!
"Prof, non può farsi gli affari suoi?" Dico per poi pentirmi, "non volevo essere così sgarbata ma non ho voglia di parlarne..." Cerco di rimediare.
"Va bene, ma la prossima volta stai attenta!" Dice il granchio in modo minaccioso. Io annuisco senza parlare. Ho un'altra figura di merda da aggiungere alla lista. Gli altri stanno sghignazzando oppure mi guardano sdegnati, non li sopporto!

Le ore passano velocemente; quando suona la campanella prendo il mio zaino, corro fuori dall'aula rischiando di finire contro la schiena di un ragazzo: fortuna che mi sono fermata in tempo! Supero il ragazzo e continuo a correre travolgendo i poveri malcapitati che non si spostano subito. Dopo essere uscita dall'ingresso rallento il passo e arrivo dopo qualche minuto alla fermata dell'autobus.

"Ciao bella!" Dice qualcuno dietro di me. Mi volto e osservo la ragazza con le treccine e la pelle scura.
"Haley! Sono felice di vederti! Sei stata in Senegal anche quest'estate?" Le chiedo sorridendo.
"Eh purtroppo ci sono tornata anche quest'estate..." Dice con sguardo triste.
"Perché dici purtroppo?" Chiedo un po' preoccupata.
"Perché mio nonno è morto e sono andata al suo funerale." Dice mentre vedo che i suoi occhi si stanno riempiendo di lacrime.
"Mi dispiace! Ti prego, non piangere!" Dico, il naso comincia a pizzicarmi e la mia vista si appanna. Devo trovare il modo di distrarmi altrimenti piangerò anch'io. Fortunatamente Haley fa una battuta stupida anche se non c'entra niente con il discorso che stavamo facendo, cominciamo a ridere come delle matte mentre i nostri coetanei alla fermata ci guardano male.
Dopo un po' ci fermiamo e rimaniamo in silenzio una davanti all'altra.

Respiro profondamente, chiudo gli occhi e alzo il viso verso il cielo. Faccio qualche altro respiro e poi apro gli occhi; è una bella giornata e il cielo è azzurro senza neanche una nuvola, c'è una leggera brezza che di solito non si sente a metà settembre. Guardo la mia amica che ora sta trafficando con il cellulare, sorrido.
Vedo l'autobus che si avvicina così saluto Haley. Salgo sull'autobus e mi siedo appoggiando la testa al finestrino.
I raggi del sole si appoggiano sul mio viso pallido; dopo un po' la faccia comincia a bruciarmi quindi sposto la testa e prendo il telefono che continua a vibrare sotto le mie natiche.
Ci sono più di cento messaggi senza contare le notifiche di Twitter. Sbuffo e metto il telefono nello zaino: non potrà disturbarmi.

Finalmente scendo dal mezzo di trasporto e cammino verso casa. Apro il portone, salgo le scale e apro la porta di casa entrando velocemente e lanciando lo zaino in fondo al corridoio. Lentamente vado a recuperare il mio zaino e lo porto in camera mia. Apro la finestra e mi sdraio sul letto addormentandomi poco dopo.

Mi sveglio all'ora di cena. Mi metto seduta sul letto e giro la testa a sinistra: c'è mia madre che mi guarda infuriata. "Ti ho chiamata mille volte!" Dice seccata. Guardo il telefono e rispondo:" Ma non c'è nessuna chiamata persa..."
"Non intendevo sul telefono, idiota! Vieni a mangiare." Dice mia madre con tono arrogante.
"Sei simpatica come un gatto attaccato ai coglioni..." Dico a bassa voce per non farmi sentire, tanto sente solo quando vuole lei.

Mi alzo e seguo mia madre. Mi siedo a tavola iniziando a mangiare senza parlare perché sono sola e sembrerei una psicopatica se parlassi. Mia madre ovviamente è uscita con il suo compagno stasera e quindi io rimango da sola a casa.
Quando finisco di mangiare lavo i piatti; dopo aver finito mi siedo sul divano e guardo un po' di TV. Non c'è niente come al solito...
Spengo la TV e vado davanti alla libreria di mia madre e penso a quale libro leggere.

La Torcia l'ho già letto... Questa saga l'ho quasi finita ma manca un libro che mia madre non ha ancora comprato... Twilight non se ne parla... Mary Poppins letto e riletto... Questo libro su Atlantide è pesante come un bufalo e un elefante sullo stomaco... Dopo un po' mi stanco e prendo "La Torcia" che continua ad affascinarmi nonostante l'abbia letto una trentina di volte. È un libro bellissimo secondo me.

Torno a sedermi sul divano e comincio a leggere. Sento gli occhi che bruciano dopo aver letto una quindicina di capitoli in due ore. Dopo qualche altro capitolo mi assopisco sul divano.
Mi sveglio credendo sia passato qualche minuto, guardo l'ora: sono le sette meno venti del mattino! Devo sbrigarmi o arriverò in ritardo a scuola. Mi alzo di scatto dal divano, metto il libro, che era appoggiato sulle mie gambe, nella libreria e corro a cambiarmi i vestiti. Mi lavo veloce mente i denti, prendo lo zaino che fortunatamente i primi giorni di scuola rimane vuoto e corro fuori casa. Arrivo in tempo alla fermata dell'autobus e quindi non faccio tardi a scuola. La fortuna ogni tanto gira davvero!

Entro in classe e mi siedo in prima fila.
"Christinuccia, perché non hai risposto ai miei messaggi?" Chiede Emma irritata. Guardo Emma con sfida e rispondo:" Avrei dovuto?".
"Certo!" Dice lei. Continuo a guardarla.
"Davvero?" Chiedo ancora.
"Davvero." Risponde decisa.
"No, non ti sei fatta sentire da luglio. Ho aspettato per due mesi un tuo messaggio che non è mai arrivato!" Comincio bisbigliando arrabbiata per finire il discorso urlando.
"Potevi mandarmi un messaggio tu..." Si difende lei. Bella scusa, davvero!
"Sul serio? Hai davvero il coraggio di dirmi questo quando ero io quella che ti cercava sempre?" Dico con rabbia.
Emma mi guarda, io la guardo. Abbassa gli occhi e se ne va. Mi pento di quello che ho detto. E se avessi rovinato la nostra amicizia? Che cosa ho fatto?

La mia migliore amica è mia ziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora