CAPITOLO II

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Passò una settimana dall'incontro di Soyon con quel ragazzo sconosciuto in ascensore. Non aspettava altro che quel mercoledì pomeriggio del gruppo di supporto per andare in quel edificio e rivederlo.

Poteva sembrare una cosa stupida cercare di incontrare qualcuno di cui non si conosce il nome e neanche l'intero viso. Qualcuno con cui non hai scambiato neanche una parola.

Ma per Soyon lui non era uno sconosciuto, lui le somigliava. Era come lei.Si era sentita capita anche se non si erano rivolti una parola. Nel suo gruppo di sostegno era l'unica con la fobia dei germi e sapere che nello stesso edificio c'era qualcuno che provava ciò che provava lei era stupendo.

Quel giorno arrivò mezz'ora in anticipo.

"ehy piccola, come mai oggi sei voluta venire prima? "
le chiese con estrema dolcezza la madre

Lei le disse che voleva parlare con lo psicologo, non voleva dire niente a nessuno.

Quando scese dalla macchina iniziò a ripetere le frasi che quel ragazzo aveva ripetuto per tutto il tempo in cui era in ascensore.

"non toccare la maniglia"
"non appena arriviamo dovrò lavorarmi le mani"

Ogni volta che le ripeteva si rendeva conto di quanto fosse simile a lei.
Voleva sapere tutto di lui. Tutto. Ogni minimo particolare della sua vita.

Entrò nell'edificio e non si sedette perché sulle poltrone c'erano troppi germi lasciati da chissà quante persone. Aveva troppo paura.

Rimase in piedi, come una statua, le persone che entravano e uscivano la guardavano male e i bambini tiravano le maniche alle loro madri, indicando la ragazza chiedendo loro perché non stesse così .

A lei non importava, non la capivano , nessuno la faceva , non sapevano ciò che provava, non potevano e Soyon sapeva che era meglio così perché vivere con quella fobia è orrendo, limita tutto ciò che fai, neanche al suo peggior nemico avrebbe augurato di essere come lei.

Il tempo passò e le quattro arrivarono in un lampo, non aveva visto quel ragazzo ma non poteva arrivare in ritardo perciò entrò in ascensore. Poco prima che le porte si chiusero qualcuno le gridò da fuori.

"la prego, apra la porta"

Soyon capì chi era, aprì la porta e quando il ragazzo entrò sotto la sua mascherina si aprì il sorriso più bello di sempre.

I'm on an elevator [나는 엘리베이터에있다] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora