Capitolo III

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I minuti passati in ascensore sembravano non finire mai e questo non poteva che essere una buona notizia.

Soyon stava guardando il ragazzo in modo compulsivo. Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Scrutava ogni minimo dettaglio del suo corpo.

Una persona comunque non si sarebbe mai ricordata di un ragazzo visto per qualche minuto in un posto come l'ascensore ma lei non lo aveva fatto. Se lo ricordava e sapeva , ne era certa che fosse quello della scorsa volta.

Voleva parlargli, chiedere il suo nome, sapere altre cose sul suo conto, sapere della sua vita ma c'era qualcosa che non glielo permetteva.
La sua timidezza. La odiava. Le limitava qualsiasi cosa facesse, come se la fobia non lo facesse già tanto.

Nonostante tutto il tempo continuava a scorrere normalmente, diversamente da come percepiva Soyon e in un lampo si ritrovarono al piano 25.

Non ebbe neanche il tempo di voltarsi che il ragazzo era già davanti la porta del suo gruppo, La porta numero 36. Non si sarebbe mai dimenticata questo numero.

Le due ore passarono velocemente, fin troppo per Soyon, se ne andò dall'edificio con l'amaro in bocca, sapeva non avrebbe rivisto il ragazzo per una settimana.

Il pomeriggio a casa fu monotono. Pensò solo a quel ragazzo, chiudeva gli occhi e riusciva a immaginarlo, vedeva solo lui, nient'altro. Non voleva parlare di lui a nessuno. Voleva tenerlo un segreto,  neanche Sunhi, che è sempre stata la sua migliore amica, doveva saperlo anche se sa prima o poi lei lo avrebbe capito.

La mattina all'arrivo dell'insegnante privata, che era una donna molto gentile all'incirca sulla cinquantina, Soyon era stanca più che mai avendo passato la notte a fantasticare, non seguì molto la lezione, tutto ciò che riuscì ad ascoltare proveniente dalla bocca della sua professoressa furono queste parole :

"sai, ho un nuovo alunno, dovrebbe avere la tua età e anche lui ha la tua stessa fobia"

I'm on an elevator [나는 엘리베이터에있다] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora