Mr. Hemmings, lei è in arresto per spaccio e uso di droga e possesso di armi.
Queste parole mi risuonavano nelle orecchie mentre ero seduto sul letto di una piccola cella, nella quale mi avevano rinchiuso prima di trasferirmi in un carcere vero e proprio.
-Su, signor Hemmings, andiamo.- mi chiamò una guardia aprendo la porta e mettendomi le manette.
Lo seguì a testa bassa, mentre lui mi portava verso una macchina.
-Eccolo Harold, lo affido a te.
Alzai gli occhi per trovarmi di fronte un uomo magro e slanciato. I riccioli castani gli
ricadevano sul viso, contornando due occhi color smeraldo.
-Vai pure Ross- lo congedò Harold.Il riccio mi mise una mano sulla schiena facendomi piegare e entrare in macchina.
Dopo mezz'ora di viaggio arrivammo davanti a un edificio di cemento, circondato da una murata alta e il filo spinato sopra.
Mi spinse lì dentro, salutando un paio di guardie all'entrata e portandomi verso la mia cella, una piccola stanza con una porta a grate di ferro battuto e una finestra dalla quale entrava un po' di luce solare. Mi spinse dentro quella stanza quadrata. La osservai attentamente, ma oltre un letto sudicio, uno sgabello malandato e un corto muro dietro al quale si nascondeva un gabinetto sporco e un lavandino arrugginito, non notai altri particolari. Una parete era costituita completamente da sbarre di ferro, e dall'altra parte c'era un'altra stanza, identica alla mia.
Una volta che Harry uscì mi buttai sul letto iniziando a singhiozzare.
Come potevo essere finito in questa merda? Ero sempre stato un ragazzo tranquillo, e l'ultima delle mie intenzioni era marcire in una sudicia cella. Avevo sempre immaginato il mio futuro con Ashton, in una bella casa, con un grande giardino verde e un piccolo cagnolino a correre qua e là. Ashton mi mancava. Erano già cinque giorni che non lo vedevo. Non era venuto al processo, era troppo doloroso per lui. Perché lui si preoccupava per me. Sempre.
-Hai intenzione di continuare a lungo?- mi riscosse una voce profonda e molto seccata.
Mi asciugai le lacrime guardando dall'altra parte delle sbarre. Per terra, sotto la piccola finestra, c'era un ragazzo con la testa appoggiata al muro e le braccia sulle ginocchia piegate. Le labbra rosee e piene erano socchiuse, mentre gli occhi erano a mala pena aperti. La luce che si infiltrava tra le sbarre della finestra gli ricadeva sui capelli biondi, sbiaditi.
Restai qualche secondo ad osservarlo chiedendomi come avevo fatto a non notarlo prima.
-Scusa...- mormorai tirando per l'ultima volta su con il naso -Come ti chiami?
Nessuna risposta. Alzai le spalle, tanto ero abbastanza abituato a essere ignorato.
-Tra poco ci chiameranno per fare pranzo.- esordì il ragazzo dopo un lungo silenzio -Oggi danno la frittata di verdura e la purea. Non ti consiglio di prendere la purea. È liquida e piena di olio.-
-Va bene- mormorai -Tu hai degli amici qua dentro?
Subito dopo la mia domanda lui scoppio in una fragorosa risata.
-Stai scherzando vero?- rise girandosi con la testa verso di me e solo in quel momento mi accorsi del verde dei suoi occhi. Appena realizzò che la mia faccia era rimasta neutra subito il suo sorriso scemò dal volto -O dio, non stai scherzando. Quanti anni hai, bambino?
-Diciotto.- mormorai aggrottando le sopracciglia -E non sono un bambino, mi chiamo Luke.
-Beh Lukey, non so se tu ti sia accorto di dove tu ti trovi. Sei in un cazzo di carcere. In mezzo a ladri, stupratori e spacciatori. Non so che cosa abbia potuto fare un angelo come te per finire qua, e sinceramente non mi interessa. Ma qua non ci sono amici, Luke. Qua ogni persona é una bestia. Beh magari a parte te, che ti sarai fatto beccare mentre rubavi delle gomme da masticare.
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heart of steel || Muke
FanfictionDove Luke finisce in prigione per un reato che non ha commesso e Michael è un criminale che hanno appena trasferito dal carcere di massima sicurezza