Parte 3

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Avevo sperato che il tempo fosse stato buono. Quando sono partita il cielo era sereno, non c'erano nuvole, c'era solo la luna. Avevo sperato non piovesse o che perlomeno non facesse freddo. Diciamo che amo il sole, quello che se ti scopri un po' lo senti addosso, lo senti sulla pelle e ti dà quella sensazione lieve di calore. Speravo in quel sole al fare giorno. Quando sono partita il pullman era spento durante il tragitto, solo delle luci soffuse coprivano una piccola parte del tetto dalla parte interiore, per creare quella situazione giusta per chi volesse dormire. Io non ci riuscivo, a dormire intendo. Continuavo a guardare fuori dal finestrino, un po' perchè ho sempre amato guardare le luci che creano le città viste da lontano, un po' perchè avevo così tanti pensieri per la testa che anche se avessi chiuso gli occhi il mio cervello avrebbe continuato a elaborare come se fossi sveglia.

Man mano che il tempo passava, mentre continuavo ad ascoltare le canzoni dalle cuffie il cielo in maniera lentissima cominciava a schiarirsi ed io ero già lontana da casa mia, ero già in un altra regione. Durante il tragitto mi sono chiesta più volte come avrei fatto a tornare a casa se lo avessi voluto. Ma in realtà non lo volevo, fremevo dalla voglia di arrivare anche se di strada ne mancava ancora molta.

Tra un pensiero e l'altro si era fatto mattino, ma il cielo era grigio e c'era quella leggera pioggerellina fastidiosa. Sperai che fosse passeggera. Il pullman di tanto in tanto si fermava agli autogrill, approfittavo di quei momenti per fumare. Durante una sosta ebbi un po' di tempo per  chiedere all'autista come avrei riconosciuto l'altro pullman che avrei dovuto prendere dato che avevo un cambio in quanto il mio, arrivato a metà strada sarebbe tornato indietro nella mia città.

La strada continuava ed io continuavo a guardare fuori dal finestrino a suon di Intro Orange County nelle orecchie. Non ho idea di quante volte abbia selezionato quella canzone quel giorno. Nel cambio del pullman c'era una sosta di tre ore in una città che si trovava più o meno a metà strada tra la mia città e Genova. Quell'arco di tempo mi sembrò infinito. "Un caffè macchiato e un cornetto ai cereali, grazie" dissi al barista come mio solito per passare del tempo e fare colazione, per la seconda volta, tra l'altro.

Presi il secondo pullman. Solita postazione vicino al finestrino e partii. Di nuovo. La strada era tanta ma il tempo era passato velocemente alla fine, erano le 6 pomeriggio ma era già tutto buio, tenendo conto che era ancora inverno quando sono partita. Sapevo che mancasse poco all'arrivo, mi ricordavo l'orario d'arrivo scritto sul biglietto. Iniziai a scorgere dal finestrino un panorama assurdo. Luci che si diramavano su delle colline altissime in lontananza. Non saprei dire con precisione se quelle fossero colline o montagne per quanto fossero alte , ma era bellissimo. Rimasi quasi incantata e capii che fosse Genova. Un po' come nella foto che ho allegato sopra, senza il fuoco. Il fuoco in quel momento ce l'avevo io, dentro. Ero quasi arrivata.

Capolinea. Le persone iniziarono a scendere e a ritirare le valigie dal piano di sotto del pullman, tra queste io. Attivo google maps e mi dirigo verso l'hotel prenotato che fortunatamente si trovava vicino la fermata, a circa 15 minuti a piedi. La città era bellissima, vidi la sopraelevata, la stessa che avevo visto in foto da internet, nelle storie, nei video musicali. Continuavo a camminare guardandomi intorno. Ricordo che si fermavano un po' a guardarmi le persone. Indossavo un maglione bianco che faceva contrasto con i miei capelli castano scuro, un trucco che marcava benissimo la forma dei miei occhi, delle valigie e tanta energia positiva. Il mio mood ideale.

In poco tempo arrivai in Hotel. Dopo aver esposto i miei dati mi diedero la chiave della mia stanza. Salii a lasciare le valigie e darmi una rinfrescata per poi uscire.


avvertimi se soffri di vertiginiWhere stories live. Discover now