"Ce l'ha fatta a portarti qui allora!" disse uno dei due ragazzi tendendomi la mano e sorridendo, "Teo". "Vale", sorrisi anch'io. "lui invece è Andrea" disse prontamente Umberto facendomi cenno di sedermi "Piacere mio".
"Bhè che ci fa una bella ragazza come te tutta sola a bere qui?" disse il biondino, Teo. "In realtà non sapevo dove andare, e appena ho visto un bel bar aperto con tanto di tavolini fuori ho avuto subito la tentazione di prendere qualcosa da bere" gli risposi sorridendo. "In che senso non sapevi dove andare?" "non sono di qui", "nel caso non si fosse capito" aggiunsi subito. "Avevo un po' di dubbi sul tuo accento in effetti" ribattè subito andrea ridacchiando.
Tra una chiacchiera e l'altra il tempo passò abbastanza velocemente, iniziammo a ridere e scherzare creando un bel po' di chiasso, non che in quella piazzetta già non ce ne fosse abbastanza. Prendemmo subito confidenza, che, aggiunto al fatto che sono abbastanza estroversa, creò un mix perfetto di complicità e divertimento. Iniziammo persino a fare stupidi giochetti con i bicchieri, con le mani e altro. Forse l'alcool stava iniziando a farsi sentire. Nessuno era ubriaco, neanche minimamente, eravamo solo più, più.. si ecco "leggeri". "Io devo andare in bagno" disse Umberto scocciato, "non mi va di alzarmi" aggiunse ridendo. "Finisci quella sigaretta e vai, che con tutta la birra che hai bevuto manco ci arrivi al bagno" dissi ridacchiando e spingendolo leggermente. "vado, vado", mi mandò un occhiataccia. "E già che stai paga tutto" gli urlò Teo da lontano ridendo di gusto.
Stettimo quei buoni 10 minuti seduti al tavolo aspettando Umberto. "Secondo me è affogato nel cesso" disse cercando di essere il più serio possibile Andrea. Scoppiammo tutti e tre a ridere come finì la frase. Pochi secondi dopo che ci calmammo arrivò Umberto che ci fece cenno di alzarci. "Non ce la faccio più a stare seduto, e poi dobbiamo iniziare a incamminarci, sono arrivati gli altri, stanno parcheggiando.. Ah e tu vieni con noi" aggiunse guardandomi con tono quasi serio. "Te l'hanno detto mentre eri sul cesso?" aggiunse Teo ridendo. "In realtà si." Scoppiammo tutti a ridere nuovamente. Non c'era molto da fare, con quei ragazzi mi divertivo veramente tanto.
Avevo un po' d'ansia, non sapevo cosa aspettarmi più che altro, ma sapevo gestirmi. Mentre camminavo continuavo a guardarmi intorno, da sola forse non avrei mai fatto quelle strade, inoltre a distanza di pochi secondi avevo già dimenticato il percorso appena lasciato alle mie spalle. Il centro storico di Genova poi è formato da tantissimi vicoli, quindi perdersi è abbastanza facile. Mi accesi una sigaretta mentre parlavo con Teo del più e del meno, seguendo Andrea e Umberto che camminavano avanti a noi a passo più accelerato rispetto al nostro. Come se non bastasse con l'altra mano rispondevo ai messaggi su WhatsApp che mi stava mandando una mia amica dalla mia città. Nonostante la lontananza rispetto a loro, vidi che si fermarono a parlare con altri due ragazzi appoggiati al muro all'angolo del vicolo che stavamo percorrendo. Man mano che ci avvicinavamo riconobbi subito un volto, l'altro mi era meno chiaro inizialmente. Riconobbi subito i lineamenti di Diego, quasi inconfondibili. L'altro ragazzo più alto rispetto a lui era Alessando, soprannominato Vaz te. "Fra inizi a fumare senza avvisare eh" disse Teo appena arrivammo vicino il mini-gruppetto che si era formato. Diego rise di gusto e prontamente gli passò la canna che aveva ancora vicino la bocca. Poco dopo si accorsero di me, ma prima ancora che riuscissero a dire niente, Umberto mentre guardava Alessandro e Diego disse indicandomi "ah approposito, lei è una ragazza che abbiamo reclutato al bar della piazzetta" divertito dalla situazione. Lo guardai prontamente male ma allo stesso tempo divertita. Appena vidi che Alessandro e Diego, quasi in contemporanea, iniziarono a tendermi la mano per presentarsi, subito passai il telefono dalla mano destra verso quella sinistra che ancora reggeva la sigaretta che stavo fumando per poter stringere la loro mano, facendo cadere però il telefono al suolo, che al contatto con il pavimento si distaccò dalla cover, facendo uscire i vari biglietti che aveva dentro. Ho sempre avuto questo cazzo di vizio di mettere i biglietti importanti all'interno della cover. Neanche il tempo di abbassarmi e mi accorsi che un ragazzo era già chinato pronto a raccoglierli insieme al telefono. Sicuramente era appena arrivato, e dalle mie spalle per giunta, dato che non mi ero minimamente accorta di lui fino a quel momento. Appena si alzò allungandomi la mano con tanto di cellulare, cover e biglietti sentii sulla mia faccia un avvampare di calore, capii subito di star arrossendo leggermente. "Oh Mario sempre alla buon ora" disse Umberto divertito da tutta la scena. "Non riuscivo a trovare un cazzo di parcheggio fre." I ragazzi subito si guardarono tra loro e scoppiarono a ridere. "Ah quindi avete fatto tardi solo per il parcheggio, non perchè ci metti un ora e mezza a farti una cazzo di doccia e a prepararti?" Tutti risero nuovamente. "Mario comunque, piacere" disse guardandomi "Dai non fatemi fare subito brutta figura, non li ascoltare sono solo gelosi dei miei capelli" aggiunse di seguito ridacchiando. "Vale" dissi continuando a fissarlo negli occhi senza riuscire a distogliere lo sguardo mentre gli stringevo la mano.
"Bhe, presentazioni fatte, direi che ora possiamo andare" aggiunse Andrea catturando la nostra attenzione e interrompendo il nostro contatto visivo. Quanto cazzo era bello.
YOU ARE READING
avvertimi se soffri di vertigini
FanfictionVi siete mai chiesti cosa significa vivere con loro? Viverli è diverso. Quando li conosci sono così diversi, crollano tutte le tue idealizzazioni di loro, a volte sono come sembrano, a volte no. Quando vedi una persona da dietro uno schermo ti crei...