I'm the powder, you're the fuse, just add some friction.

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Storia n.2

Il vento soffiava forte sulla cima della collina, trascinava via la polvere. Il panorama era confortante, come sempre. La città, vista da lassù, sembrava fatta di sabbia, costruita da un bambino e poi lasciata a se stessa.
Anna se ne stava seduta, ai piedi di un grande albero, fumava adagio, aspettando che qualcosa si muovesse, che qualcuno respirasse, dimostrandole che non era sola sulla sponda del Tevere. Roma non le era mai sembrata così calma, Il rumore tangibile del vuoto riempiva l'aria di un fragore silenzioso. Era quasi inquietante la quiete ch'era riuscita a trovare quel tardo pomeriggio.

Se ne stette a lungo, ad osservare la città: le persone, in lontananza, si muovevano come burattini guidati da fili molto lunghi. Fili impossibili da spezzare, alcuni lo chiamavano destino, altri Fato, altri ancora Dio. Però Anna non credeva in Dio, e neanche ad un destino. Lei sapeva che il futuro lo decidevano le persone, che facevano ripetutamente gli stessi sbagli aspettandosi che qualche forza superiore li tirasse poi fuori dai guai. Lei sapeva che nessuno li avrebbe salvati, aveva già deciso, molto tempo prima, che si sarebbe salvata da sola.

Rimase sola per molto, aspettava, anche se non sapeva bene cosa. Qualcuno arrivò quando il cielo, dietro le nuvole, già si tingeva di rosso. "Posso sapere da cosa fuggi?" Chiese una voce alle sue spalle, senza annunciarsi, ma non ce n'era bisogno. "Ti risponderei 'da me stessa' tanto per essere poetica, ma non sarebbe esatto. Molto tempo fa, in situazioni alquanto spiacevoli, mi è stato detto che sono solita scappare dalla verità, e le vecchie abitudini sono più dure a morire di quanto pensassi." Greta gemette, in risposta, e lentamente le si avvicinò, sedendosi affianco a lei sotto la quercia.

"Non credo di aver capito" Le due avevano lo sguardo puntato dritto davanti a loro, sulla bella città che si perdeva in lontananza. Anna scosse la testa, come a voler scacciare pensieri scomodi, e non rispose. Non sapeva neanche lei il motivo dell'ansia che le opprimeva il petto, sapeva solo che c'era, e era consapevole di non provare quel tipo di paura da ormai molto tempo.

"Perché ti sei allontanata da me senza dire niente? Hai lasciato che ti chiamassi senza preoccuparti di rispondere, ignorando la mia voce, la tua coscienza e perfino Riccardo, lui avrebbe voluto vederci unite, lo sai." Anna sussultò a quelle parole, e, per la prima volta da quando era arrivata, si girò verso di lei e la guardò. "lui non c'è più Greta, lo sai benissimo. Non lo rivedremo." Come prevedibile, replicò sviando il discorso, evitando accuratamente di rispondere. La sua voce era colma di ansia e la curiosità le brillava negli occhi.

"Credi che non lo sappia? Manca tremendamente anche a me Anna, ma non è questo che ti ho chiesto." Silenzio "Rispondimi, per favore. Non capisco perché fai così, non è normale tagliare i ponti con una persona da un giorno all'altro, ignorando la moltitudine di richieste di aiuto che quella ti sta inviando. Tu non potrai avercela con me per sempre!"

A quel punto, nello suo sguardo, a braccetto con la rabbia, cominciò a nascere il disagio, così quando Greta si alzò la seguì, afferrandola per il polso.

"Mi hai chiesto da cosa fuggo, ti ho risposto dalla verità, ma cos'è che spaventa te, invece? Sappiamo entrambe come solo andate le cose, era con te la notte in cui è morto, sei stata tu a vederlo, vederlo per l'ultima volta, tu che ora ti presenti davanti a me e mi domandi dei miei demoni, non sei stanca di scappare? Di fingere davanti a tutti, raccontando parole che lui non ha mai pronunciato, perché io lo so che gli ultimi istanti non ha detto di essere grato a sua madre, o di voler bene a sua sorella Lila, ma li ha passati a confortare te per qualcosa che accadeva a lui, e non hai abbastanza coraggio per ammetterlo"

L'altra non si mosse, fissò Anna immobile e poi parlò, con voce flebile: "Io non scappo, non ho niente da rimpiangere, a differenza tua. Sappiamo entrambe che tra te e lui c'era più di semplice amicizia, io ti conosco meglio di tutti" Sorrise amara, poi continuò "Mi ricordo com'erano i tuoi occhi quando lui era vicino a te, solo io riuscivo a leggere i sentimenti nascosti nei vostri gesti in apparenza insignificanti. Ti sei costruita attorno cento muri, ma io lo so, lui li aveva abbattuti tutti, uno dopo l'altro. Hi passato anni a negare sentimenti che ora ti bruciano dentro, ma non puoi riversare i tuoi sensi di colpa su di me, io ho la coscienza apposto. Occupati degli scheletri dentro il tuo armadio Anna, io penso ai miei" Detto questo si voltò per andarsene lasciando il vuoto tra di loro, ma Anna non poteva sopportarlo "Il tuo egoismo non ha limiti!" Urlò "Se davvero mi conosci come dici, sai che tra me e lui non c'è mai stato niente, lui amava te, e io ero tua amica!" Lo disse con voce tremante, cercando di convincere più se stessa che altri.

Greta si girò di scatto, "Smettila! Sappiamo bene entrambe che le cose non stanno così, della nostra relazione era rimasto solo uno scheletro, ci usavamo a vicenda per non patire la solitudine. Riccardo stava con me per la stupida sfida che era nata tra voi, però non è mai riuscito a vincere, siete sempre stati i migliori nell'arte del menefreghismo, vi ignoravate l'uno con l'altra per la semplice soddisfazione di sapervi più forti, senza preoccuparvi delle persone che usavate e che soffrivano, mentre voi vi guardavate da lontano. Quando hai capito che lui non sarebbe stato con noi per sempre eri talmente disperata da non riuscire nemmeno a dirgli addio. E ora è troppo tardi." la sua voce, all'inizio rabbiosa, alla fine della frase sfumò in disperazione, proruppe in un singhiozzo, poi, resasi conto delle lacrime calde che le correvano lungo il viso, scappò via, lasciando dietro di se una scia di malcelati tormenti.

***

Le nuvole attraversano il cielo pallido, si muovono lente, e i bambini le osservano incantati. Tante supposizioni e spiegazioni fantasiose. Cosa sono le nuvole? "Fantasmi di uccelli" dice una poesia, "stracci di cielo, lente ladrone dei giorni più belli. Mutanti figure di panna e velluto, le nuvole sono il mio cinema muto."

No, forse, chissà.

Le nuvole sono pensieri innocenti, sogni fugaci di un bambino. Le nuvole hanno un cuore che batte, ed è la pioggia a ricordarcelo. Pallide inseguono il tramonto senza mai riuscire a raggiungerlo.

Anna le ricordava, sapeva com'erano viste dal Gianicolo, e anche se mutavano continuamente nella forma, per lei erano sempre le stesse, sempre uguali, come quando da bambina le osservava con lui.

Erano le tre del mattino, e lei emergeva e affondava da quel sogno vischioso, come nebbia notturna, era incastrata tra le pagine di ricordi che si era sforzata di cancellare, di sogni che non avrebbe voluto fare.

***

"Dimmi un segreto!"

"Un segreto?"

"Si! uno di quelli inconfessabili"

Domande sussurrate e risate che andavano a perdersi nella pallida memoria di quel ricordo

"Ma non posso!"

"Si che puoi, se hai un segreto è solo perché tu hai voluto così, quindi puoi farci quel che ti pare"

"Se ti raccontassi una cosa, una cosa che solo io so, saremmo in due a saperla, e in quel caso non sarebbe più un segreto!"

"Non capisci niente Anna, possibile che io debba spiegarti proprio tutto? Un segreto si può avere anche in due, sai? Se me ne rivelassi uno, diventerebbe il nostro segreto!"

"Perché ci tieni così tanto?"

"Greta ha detto che si fa tra amici, e noi siamo amici, vero Anna?"

"Per sempre" Anna sorrise, e gli occhi grandi di bambina le si illuminarono di una spensieratezza che rasentava la felicità incondizionata.

***

Anna aprì gli occhi lentamente, ancora confusa, il lenzuolo stretto al petto nonostante il caldo afoso di agosto. Nel sogno osservava la scena come attraverso un vetro appannato e percepiva i suoni attuti dalla distanza.

Dal tempo.

Quasi non si riconosceva, in quei vestiti rosa, in quel sorriso grande. Lui era sempre lui, gli stessi occhi e la stessa risata. Riccardo era sempre lo stesso, pensò, innocente nonostante tutto. Il tempo non lo aveva cambiato, tantomeno era riuscito a sporcarlo. Riccardo era tutto fuorché ingenuo, e di colpe ne aveva tante, ma i pianti, l'adolescenza, le gelosie non gli avevano mai tolto lo sguardo felice di un tempo, neanche la malattia c'era riuscita. Anna ripensò al sogno e al suo viso tanto cambiato. Provò il desiderio di guardarsi allo specchio, di essere ciò che era sempre stata, di essere se stessa senza riserve.

Per troppo tempo ci osserviamo con il trucco addosso, dimenticando quelli che siamo veramente.

END.

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