Immagina Newt

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Mi risveglio nel buio completo di una stanza piuttosto piccola, l'aria era viziata e provavo un forte senso di nausea.
Strizzai gli occhi per cercare di vedere qualcosa nel buio, ma nulla. C'era un odore di ruggine e metallo che mi pungeva il naso.
Mi sdraiai in terra, il pavimento era polveroso e molto freddo.

Non ricordo nulla.
Ma proprio niente di niente...
Tranne il mio nome: X.

Restai lì più o meno mezz'ora a fissare il soffitto.
È un po' insolita come cosa da dire, ma quel silenzio era letteralmente assordante.
Intanto i pensieri vagavano nel mio cervello come se la mia testa fosse stata un frullatore impazzito.
Chissà quanto sarei stata lì, dov'ero, chi ero..
Ad interrompere i miei pensieri ci pensò qualcun altro...
La "stanza" dove mi trovavo si stava muovendo. Sobbalzai in piedi ed ad un tratto il soffitto si squarciò in due e la luce del sole mi accecò momentaneamente.

In quella confusione sentì delle voci... Ragazzi presumibilmente.
Provai a tirarmi in piedi, ma le mie gambe, ancora stanche, ceddettero.

Un ragazzo scese:
"riesci ad alzarti?"
Scossi la testa fissandolo negli occhi color nocciola. Era alto, biondo e molto carino.
Allora mi sollevò e mi prese in braccio, accompagnato dai fischi e dai cori degli altri ragazzi.
... Che imbarazzo, ma non potei far altro che ringraziare arrossendo violentemente.
"cavolo se è forte", pensai.
Mi ritrovai tra una mischia di ragazzi che mi squadravano come se fossi venuta da Marte o fossi la prima ragazza che avessero mai visto.
Non esclusi quest'ultima ipotesi... Solo ora mi accorsi che di ragazze non ce n'era nemmeno l'ombra, oltre a me ovviamente.

In ogni caso era tutto troppo strano,
non mi sentivo molto bene..
la mia testa iniziò a girare e prima di capire cosa diamine stesse accadendo svenni.

Mi risvegliai in quella che sembrava un'infermeria , stesa su un letto.
Accanto a me c'era un ragazzo dalla pelle scura che russava... Parecchio.
Scesi dal letto senza fare rumore per non svegliare il dormiglione. Mi avvicinai ad una finestra: non capii che ore fossero, poteva essere mattina presto o tramonto.
Uscii dalla stanza con passo felpato dirigendomi al pianterreno.
Quando fui fuori mi ritrovai in un campo sterminato dove vidi tutti i ragazzi di prima intenti a lavorare. Fra di loro c'è n'era uno che camminava verso di me, l'unico che mi aveva notata... Mi prese un attacco di panico ed iniziai a correre.
Lui zoppicava goffamente e questo mi permise di superarlo di una ventina di metri e  nascondermi dentro la boscaglia. Mi misi dietro ad un grande albero per prendere fiato.

Troppe domande mi assillavano:
qual era il senso di tutto ciò?
Cos'è quel posto?
Perché diavolo sono qui?

Ero troppo persa nei miei pensieri per ricordarmi del tizio che mi stava inseguendo.
Poi, qualcuno mi afferrò il braccio.
"Hey!"
Istintivamente iniziai a dimenarmi e a cercare di liberarmi dalla presa ma lui mi spinse contro il tronco dell'albero e mi bloccò anche l'altro polso con il braccio destro.
"Ohi, datti una calmata! Non ti faccio nulla!"
Lo guardai in faccia, quella voce, l'avevo già sentita...
Alzai lo sguardo è riconobbi gli occhi nocciola.

Finalmente mi calmai e mi liberai dalla presa.
Iniziai ad interrogarlo:
"Dove mi trovo? Che cavolo di posto è questo? Perché non ricordo nulla?"
Lui mi guardò con un'aria quasi divertita:
"ok, pivellina. È tutto normale fidati, ci sarà tempo per spiegare. Ora..non dovrei dirtelo io ma..
Benvenuta nella Radura!

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