три - tre

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Mi chiedo se è possibile che quella lettera sia finita nella mia cassetta della posta per caso, magari qualcuno si è semplicemente sbagliato; ma ora è troppo tardi per occuparsene

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Mi chiedo se è possibile che quella lettera sia finita nella mia cassetta della posta per caso, magari qualcuno si è semplicemente sbagliato; ma ora è troppo tardi per occuparsene.

Salita nel mio appartamento con la curiosità a mille, capisco di non poter aspettare il giorno successivo per chiedere ad Åstrid se lei sa qualcosa riguardo a questa fantomatica lettera.

Mi accascio sul letto, lancio le scarpe dall'altra parte della stanza ed apro furtivamente la busta con uno strano presentimento.

"22 Novembre 2017
Sevastian, amico mio,
se stai leggendo queste parole, diamine, vuol dire che mi hanno preso.
Significa che ció che abbiamo protetto durante tutti questi anni, si trova ora in grave pericolo.
Non rientra nei miei interessi salvare me stesso, loro questo lo sanno...
Così come sanno su cosa far leva per comandarmi a loro piacimento.
Ti chiedo pertanto di proteggere l'unica cosa che per me abbia mai avuto valore, perchè è anche la risposta alla loro domanda.
Bada bene, dopo avermi preso, cercheranno anche voi.

Do svidaniya, Sevastian Korošnikov.

Firmato
Vladimir

PS: distruggi questa lettere dopo averla letta."

Vladimir, Vladimir, Vladimir?!
Vladimir, mio padre?

Rileggo minuziosamente la lettera un'altra dozzina di volte, identificando la calligrafia come la sua.

Non capisco.
Non riesco a decifrare alcunché, e ció mi preoccupa alquanto.
"Mi hanno preso"

Francamente, non sono mai stata una figlia esemplare. Dopo quello che hanno combinato mia madre e mio padre con quella che una volta avevo il privilegio di chiamare "famiglia", non ho più avuto il coraggio di vivere con nessuno dei due.

Ho solo brutti ricordi di una vita passata tra quattro mura, in posti sbagliati, o peggio, a fare cose sbagliate.
Come si è dilaniato il mio quadretto familiare, cosí lo ha fatto anche il mio animo, la mia immagine, la mia percezione di felicità o di ció che ci si era avvicinato più di ogni altra cosa, fino ad un punto di non ritorno.

Già, non ritorno.
Ed io mai ero ritornata sui miei passi.

La rabbia, certo, era stata tanta. Ma quella era nulla in confronto alle mura di delusioni, alle edere di risentimento. Petali di fiducia strappati sotto i miei occhi e continue, persistenti mancanze.

In tutto ció, mio padre non lo sentivo mai. Nemmeno per le festività. Nemmeno un augurio o un regalo.
Nulla.

Certo, in questo momento confuso ammetto di voler capire di piú su questa storia.
A quanto c'è scritto, se questa lettera fosse realmente arrivata tra le mani di questo signor Korošnikov, ora sarebbe un mucchio di cenere, o qualsiasi altra cosa distrutta, non di certo sotto il mio sguardo.

Operazione V.O.D.K.A.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora