Freddo. Tutto quello che riesco a percepire; freddo. È un gelo pungente quello che mi attraversa le ossa, che mi fa rizzare i peli sulle braccia e le vertebre della schiena, che mi fa sussultare impercettibilmente. Non capisco nulla, se non che non ho mai provato così tanto freddo in vita mia. Mi sembra di essere tornata indietro nel tempo, quando erano passate poche settimane dal mio ritorno in forma umana, e senza la mia pelliccia percepivo il clima mite molto più basso sul mio corpo. Mi sembra di essere tornata a quando rabbrividivo sempre, mi stringevo tra le spalle e tremavo dalla frustrazione di non riuscire a controllare nemmeno il mio calore corporeo. Mi sembra di essere tornata a quando, ad Eichen House, qualcuno aveva preso le mia mani tra le sue per poterle scaldare; ed il contatto, che ora ricordo inciso come fuoco sotto pelle, era davvero caldo e piacevole. Una serie di fitte iniziarono a farmi pulsare dal fastidio le tempie. Strinsi gli occhi, tentando di regolare i respiri; l'ossigeno dentro quella sotto specie di camera da tortura stava iniziando a mancare, e questa volta capii che il freddo non mi veniva da dentro, ma da fuori. Lydia aveva detto che era come la vasca di ghiaccio; il gelo aiuta ad entrare in una fase di dormiveglia, ove sei cosciente dei tuoi pensieri ma non delle tue azioni. Sinceramente non sapevo cosa significasse, sapevo solamente che era come essere ipnotizzati. Ipnotizzati, per uno scopo ben preciso; ricordare Stiles. Un pensiero sbiadito mi balenò per la testa: e se fosse stato proprio Stiles a scaldarmi le mani, ad Eichen House? La voce della mia migliore amica mi arrivò ovattata, ma abbastanza forte da scacciare via quelle ipotesi.
«Malia, concentrati. Dovresti trovarti in una biblioteca. Vedi i libri, Malia?»
La vista inizia a mettersi a fuoco. Mi ritrovo, inspiegabilmente, all'entrata della grande biblioteca della Beacon Hills High School. L'atmosfera non è delle migliori, sembra essere il crepuscolo, ed anche se le lancette stavano scoccando in quel momento la conclusione di mezza giornata, il sole di certo non splendeva alto in cielo; nubi nere e pesanti a coprire ogni filtro di luce, a rendere il luogo polveroso che frequentavo davvero poco, ancora più noioso da vedere e molto meno interessante di come lo era quando, assieme a me, c'erano almeno i miei amici. Dinnanzi la mia figura, a terra, sparsi come più capitava, si trovavano vari libri, dal più sottile al più grande. Perchè erano tutti a terra? Istintivamente, feci un passo avanti, calpestando indisturbata la vecchia copertina color ebano di uno di questi.
«Li vedo.»
Mormoro, vagando con le iridi per capire come dovessi effettivamente fare, con tutti quei libri, a ricordare qualunque cosa fosse legata a Stiles.
«Gli scaffali rappresentano i vari momenti della tua vita, i libri i tuoi ricordi. Trova lo scaffale che ti può ricondurre la primo ricordo che hai di Stiles, al primo contatto che hai avuto con lui.»
Questa volta, la voce delicata della biondo fragola, arrivò molto più distante e confusa. Impietrita, studiai con lo sguardo tutti gli scaffali presenti nella biblioteca; erano tantissimi, troppi. Decisi, come sempre, di seguire il mio istinto. Raggiunsi lo scaffale più vicino a me, afferrando tra le affusolate falangi un libro dalla strana copertina verde, poggiato come se fosse stato letto tante volte, sopra altri libri messi in ordine. Lo aprii, prendendolo a sfogliare velocemente.
«Hey, Malia. Stiles..sono..l'amico di Scott, non so se ricordi..-»
Chiusi immediatamente il libro. Degludii un nodo in gola, riposando il libro al suo posto.
«Trovato nulla?»
Domandò Lydia.
«Nessun contatto.»
Sussurrai imperterrita. La prima volta che avevo toccato Stiles era stato per tirargli un pugno. Un bel pugno dritto in quel dolce faccino che aveva. Non era questo che cercavo. Ma, almeno sapevo che avevo incontrato Stiles, per la prima volta, ad Eichen House. Quelle mani dovevano essere di sicuro le sue.
«Cerca ancora.»
Propose Lydia, guidandomi nel mio "giro turistico" tra i miei stessi ricordi. Venni catturata da un altro scaffale. Presi un libro dalla scritta dorata, che mi aveva particolarmente attratta; sfiorai con i polpastrelli la sua ruvida copertina, aprendolo. Sfogliai la prima pagina, con lentezza, sussultando quando mi sentii prendere da una forte morsa, che mi mozzava il fiato.
«Stiles, per favore, vattene.»
«Non vado da nessuna parte, non ti lascio da sola.»
Il secondo contatto era avvenuto nella casa sul lago, della nonna di Lydia. Durante la mia prima Luna Piena dopo essere tornata umana. Quella notte avevo capito che Stiles fosse la mia ancora, mi aveva calmata, aveva fatto prevalere la mia parte umana su quella animale. Mi aveva scostato i capelli dal volto, e mi aveva sorriso. "Ce l'hai fatta." aveva sussurrato. Io lo avevo abbracciato. Forte. Mi ero stretta a lui con reale bisogno di sentirlo vicino. Era riuscito a placare la mia sete di sangue, solo lui. Rilasciai tutto il fiato trattenuto, in un unico sospiro breve. Sfogliai altre pagine, sobbalzando a trovare un ricordo in particolare.
«Malia..Malia..devo andarmene per un po', okay?»
Era il sotterraneo degli Hale. Quello a scuola. Stiles mi aveva salvato la vita, quella notte, per la seconda volta. La mia vista offuscata tentò di focalizzare la figura di Stiles, inutilmente. Come un uccello in gabbia, mi sentivo smarrita. Stiles mi poggiò sulle spalle la sua giacca, carezzandomi con la sua solita delicatezza, i capelli. In cerca di un appoggio, avendo tutti i sensi a zero, gli presi la mano nella mia, stringendola debolmente.
«Tornerai, non è vero?»
Non esitai nemmeno un po' a dirgli quelle parole. Sentivo la necessità primordiale di non lasciarlo andare, di voler sapere a tutti i costi che sarebbe tornato, tornato da me. Sentii il suo sorriso sulla pelle.
«Si..non me ne andrei mai senza di te.»
Mi aveva guardata, mi aveva baciato la fronte. Mi aveva lasciato la mano, si era voltato per uscire dal sotterraneo, per salvarmi la vita. Si era voltato un momento prima che le porte di pietra si chiudessero, guardandomi con aria preoccupata. Quella notte scoprii i miei reali sentimenti verso lui. Quella notte capii che mai e poi mai avrei smesso di amarlo, di innamorarmi ogni giorni di più. Quella notte capii che avrei dovuto mettere da parte la paura. Quella è stata anche la notte in cui ho scoperto l'identità de mio vero padre biologico. Quella notte voltai le spalle a Stiles, consapevole di amarlo davvero.
«Stiles..dove stai andando..»
Persi un battito, lasciando che il libro che stringevo cadesse dalle mie mani, atterrando con un sordo tonfo ripetuto, a terra. Emozioni e sensazioni iniziarono a prendere il sopravvento del mio buon senso; ero confusa, non ci stavo capendo più nulla. Riuscii solo ad aggrapparmi conpulsivamente allo scaffale, mentre una sola e calda lacrima scese lungo la mia gota. Riaprii gli occhi, sentendo uno strano formicolio alla mano. Mi accorsi di star divenendo della stessa sostanza del freddo che avevo sentito inizialmente; ghiaccio. Stavo diventando ghiaccio. Gelata da freddi ricordi contenti caldo troppo importante per essere toccato, altrimenti perdendo quel suo calore dello stesso colore del miele che erano proprio gli occhi di Stiles. L'ho amato. L'ho amato così tanto. Continuo a farlo. Continuerò a farlo. Fino a quando l'ultimo respiro esalerà dalle mie labbra. Lo amerò per sempre.
«Bisogna perdere
Non si può vincere sempre.
Bisogna perdere
Non si può vincere sempre, l'ho ben detto.
Lo so, bel musino,
I guai sono alle porte.»
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One Shots - Stiles Stilinski.
FanfictionUna raccolta di brevi one shots sul tenero Stiles Stilinski! /Piccolo estratto;/ Stiles ingoró le pungenti spine di morte che lo colpivano ovunque, gli occhi dello Sceriffo, che lo guardavano senza emozioni. Non provò mai più dolore in vita sua, Sti...