[ᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀ][sʜᴏʀᴛ sᴛᴏʀʏ]
Jeon Jeongguk, un normale ragazzo che lavora in un semplice bar, farà l'incontro di un misterioso ragazzo, che sconvolgerà la sua vita per sette giorni.
[...]
«Stavo cercando di scrivere una lista di cose da fare. Anche se n...
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Monday
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Era una giornata tranquilla come le altre quel lunedì mattina. Aspettavo pazientemente che l'orario del mio turno finisse. Mi chiedevo ancora che problemi avesse il mio capo per chiudere proprio all'una in punto. In fondo nessuno sarebbe venuto a quell'ora, e la dimostrazione certa era il locale completamente vuoto, non una mosca ad interrompere il silenzio.
Poi il suono dei campanellini, che il mio capo mi aveva costretto ad appendere proprio il giorno prima, sulla porta, tintinnarono. Questo poteva significare solo l'arrivo di un cliente. Ed anche se scocciato da quella nuova presenza, quasi mi trovai a ringraziarlo per aver reso meno noiosa l'ultima mezz'ora che mi spettava lì dietro il bancone.
Entrasti tu, portando nel piccolo bar riscaldato, la tua figura eterea insieme alla brezza primaverile che invadeva Seoul in quei giorni.
Ti guardavo appoggiato al mobile dietro il bancone, che ospitava un lavandino e i chicchi di riso per fare un caffè. Mi chiedevo cosa ci facesse un ragazzo come te, a quell'ora in un bar. Ma poi vidi la tua borsa, dall'area al quanto pesante, ed allora mi divenne più chiaro anche il motivo per il quale i bar fossero aperti fino all'ora di pranzo. Probabilmente per studenti universitari come te.
Ti vidi, mentre spostavi piano lo sgabello per sederti al bancone, facendo penzolare così le tue gambe fasciate da dei jeans neri attillati, ma non troppo.
La prima cosa che facesti fu tirare fuori un piccolo blocco di appunti ed una penna, ma non potevo rimanere solo a guardarti, così decisi di avvicinarmi per prendere le tue ordinazioni.
«Cosa ordina?» ti chiesi, e tu alzasti lo sguardo verso di me, quasi spaventato. Mi ritrovai ad alzare un sopracciglio. Cosa ti aspettavi, di entrare in un bar e non essere servito?
Volevo riderti in faccia, ma i miei occhi incontrarono i tuoi, ed io non potevo fare altro che rimanere a fissare quei due pozzi neri, e perdermici dentro. Erano misteriosi, nascondevi qualcosa, ed io volevo sapere cosa. Ma era ancora troppo presto.
Terminasti tu il nostro contatto visivo, per poi poggiare i tuoi occhi sulla vetrina accanto a te che ospitava i vari dolci e cornetti del giorno, quasi terminati.
Portasti una mano sotto il mento, pensando, e poi parlasti, sorprendendomi un'altra volta «Una fetta di cheesecake al cioccolato, grazie.» stirasti le labbra in un mezzo sorriso, posando nuovamente gli occhi sul blocchetto sotto le tue mani.