Siamo riuscite ad avere notizie su papà dopo quasi due mesi: aveva chiamato a casa di Wydad che aveva il telefono, non come noi, e zio Karim era venuto a farcelo sapere ieri. Era arrivato sano e salvo e adesso lavora con mio zio Bashir, suo fratello, che viveva in Italia da più di due anni. Disse che se il lavoro continuava con questo ritmo, fra circa un anno sarebbe ritornato da noi. Ad essere sincera non mi mancava affatto, anzi la nostra vita era completamente migliorata da quando ci lasciò. Quella sera mamma aveva dimenticato a casa un paio di abiti appartenenti alla signora Abdallah che aveva cucito e sistemato la madre di Wydad, dovevo portarglieli al più presto sennò l’avrebbe sgridata. Erano circa le 20.00 di sera quando mi incamminai verso villa Abdallah. Lasciai a casa Rania sennò mi avrebbe solamente fatto perdere tempo ed io volevo arrivare il più presto possibile. La sua villa si trovava in una zona in mezzo a centinaia di alberi e altre ville. Era una zona solitaria e poco illuminata di notte, ed io stavo quasi correndo per la paura, le zone dove non c’era neanche un’anima viva mi spaventavano. Vidi in lontananza arrivare due figure maschili che barcollavano. I miei battiti iniziarono ad aumentare ed ero entrata nel panico totale, avevo una brutta sensazione. Mi spostai dall’altra parte della strada sperando che il buio ed il hijab nero mi facessero mimetizzare. Sembrava proprio che loro avessero notato la mia presenza ed iniziarono ad aumentare il passo venendo verso la mia direzione, ero terrorizzata e non sapevo cosa fare, non c’era completamente nessuno in quella strada, solo io e loro. –“Ehi ragazzina! Che ci fai a quest’ora per strada? E cosa porti in quel sacco?”, disse il più magro dei due. Erano mal vestiti , uno grasso e alto e l’altro alto e magrissimo, ed entrambi puzzavano di alcool. Mi paralizzai e non riuscì a dire neanche una parola, non facevo altro che indietreggiare. –“Sei così carina” continuò accarezzandomi il viso con le sue orrende mani. –“Non toccarmi” dissi con un filo di voce. –“Si che posso…” disse avvicinandosi di più a me e continuando ad accarezzarmi il viso. Dovevo fare qualcosa oppure avrebbero fatto loro qualcosa a me. Con quel poco di coraggio che mi era rimasto spinsi uno di loro facendolo cadere a terra e mi misi a correre come non avevo mai fatto prima. Sentivo uno di loro corrermi dietro, sempre più vicino, fino a raggiungermi ed afferrarmi il velo che portavo sul capo. –“Ah!” gridai, ormai mi avevano presa, ma io non mi arresi continuai a urlare nella speranza che qualcuno mi avrebbe sentita. –“Tienila stretta!” disse il ragazzo magro al più grosso che mi teneva stretta a sé bloccandomi le braccia e tappandomi la bocca. -“Lasciala andare!” gridò una voce provenire da dietro. Arrivò dal nulla un ragazzo che mi liberò e si mise a fare a botte con quei due. Io caddi a terra, mi tremavano le gambe, avevo il fiato corto, il cuore in gola e la mia mente non stava capendo niente, non mi ero mai sentita così spaventata e confusa in tutta la mia vita. -“Ali! Sei tu!” dissero i due ragazzi –“Andate via! Non fatevi più vedere da queste parti e non fate mai più quello che stavate per fare oggi! Ma che uomini siete?! Prendersela con una ragazzina indifesa!” –“Scusaci, non si ripeterà più” dissero impauriti, sembravano due cani bastonati. Il ragazzo che mi aveva salvata corse immediatamente da me. –“Ti hanno fatto qualcosa? Ti senti bene?” chiese preoccupato. Io continuavo a fissarlo negli occhi, quegli occhi che avevo già visto prima, adesso ricordo –“Ma tu sei…” dissi ignorando le sue domande –“Aspetta un attimo! Ma noi non ci siamo già visti prima?” disse sorridendo e mostrando la sua meravigliosa dentatura. –“Si! Al negozio!” affermai con entusiasmo. Nonostante la felicità dell’incontro, ero ancora frastornata per l’accaduto. –“Ali” disse porgendomi la sua mano –“Leyla…” gli porsi la mia mano tremante che strinse la sua. –“Hai la mano gelata! Ti sei presa un bello spavento immagino!” –“Si… è stato terribile, non mi era mai successa una cosa del genere in vita mia… ho avuto tanta paura… grazie davvero… se sono qui adesso sana e salva è solo grazie a te” –“Chiunque l’avrebbe fatto! È una cosa più che logica, fortuna che sono passato da queste parti” disse continuando a sorridere “quei due li conosco molto bene, quando si ubriacano perdono la testa… ma è la prima volta che succede una cosa del genere”, era così dolce, non faceva altro che sorridermi. –“Oh! È tardi devo andare” dissi ricordandomi di mamma e afferrando il sacco con gli abiti. –“Leyla la ragazza dei sacchi! Dovrei chiamarti così! Che ne dici se faccio strada con te, abito da queste parti e poi… potresti incontrare altri due come quelli di poco fa, avrai bisogno di una mano!”. Non potevo dirgli di no, era stato gentile con me e mi aveva salvato la vita. Con lui, non so perché, ma mi sentivo sicura e avevo una voglia matta di conoscerlo. –“Io studio per diventare ingegnere e faccio calcio, mio padre voleva che diventassi architetto come lui e mio fratello ma io volevo distinguermi, tu invece che fai nella vita?” -“Io studio per diventare una futura infermiera e non ho altri hobby per il momento a parte studiare che mi piace molto” –“Sai! Ti ci vedo proprio fare l’infermiera! Così quando dovrò farmi un prelievo me lo farai tu!”, non facevo altro che ridere facendo sorridere e divertire anche me. Mi piaceva un sacco chiacchierare con lui, aveva un non so ché di attraente. Avrei preferito ascoltarlo per ore. -”E’ questa la casa!” dissi indicandogli la villa tutta illuminata dalle luci. –“Abiti qui?!” chiese incuriosito e stupito. –“No, ci lavora mia madre, io abito dall’altra parte, vicino al negozio dell’altra volta” –“Ah! In questa villetta ci abita mia nonna Kadija per questo ti ho fatto quella domanda! E poi non ti avevo mai vista prima da lei” sua nonna abitava lì? Questo spiega molte cose… ci avrei giurato che era un ragazzo ricco. Mi feci dare il sacco, gli sorrisi e mi recai al cancello –“Leyla!” gridò facendomi voltare verso di lui ,“vorrei incontrarti di nuovo” –“Speriamo” dissi entrando e chiudendo il cancello continuando a guardarlo. –“Ah aspetta” venne verso di me ed uscì dalla tasca una polsiera con lo stemma della squadra calcistica di Kairaouen. –“Tienilo tu, così non ti dimenticherai di me” disse passandomelo dal cancello –“Io non ho niente da darti! È un regalo non ricambiato non posso accettarlo…” dissi dispiaciuta ridandogli il piccolo regalo. –“Tu mi hai già dato un regalo!” disse respingendo la mano verso di me. Non di avergli dato qualcosa, lo guardai perplessa. –“Ho la tua immagine nella mente, che non sparirà mai più” disse fissandomi negli occhi dolcemente, sorridendo ed accarezzandomi la mano. Stavo per svenire per tutte le sensazioni che provavo in quel momento, averlo vicino, che mi guardava ed accarezzava la mano che teneva la sua polsiera. Il suo gesto così dolce, il suo sguardo, la sua simpatia, le sue splendide labbra dire “la tua immagine non sparirà mai dalla mia mente” mi facevano sciogliere. –“Buonanotte Leyla” –“Buonanotte Ali”, furono le nostre ultime parole prima di separarci in attesa di un nuovo incontro.
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La ragazza dal viso coperto
Lãng mạnSalve ragazze! Ho ritrovato la storia che avevo pubblicato tempo fa "la ragazza dal viso coperto" la sto ripubblicando per tutte quelle che la volevano leggere e non l hanno trovata ^^ buona lettura