Storia di una piccola, imbarazzante follia

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Ah, finalmente a casa!
Questo fu il primo pensiero di Hermione Granger, una volta Materializzatasi vicino al suo appartamento, dopo una lunga ed estenuante giornata al Dipartimento della Regolazione e Controllo delle Creature magiche. Quel giorno era stato particolarmente pesante: un'orda di Folletti della Cornovaglia aveva inspiegabilmente invaso l'abitazione di una Babbana, che disperata cercava di cacciarli via con lo spray insetticida; la Legge sulla Regolazione del lavoro e delle condizioni degli Elfi Domestici, a cui stava dedicando ormai tanto tempo, era stata nuovamente respinta, oltre ad essere ostacolata da alcuni Elfi tradizionalisti; per concludere ha dovuto fermare il commercio clandestino di Billywig importati illegalmente dall'Australia, evitando di striscio una bella fattura mentre gli Auror arrestavano il mago coinvolto.
Non vedeva l'ora di farsi un bel bagno caldo e rilassante, per poi preparare la cena per lei e il suo neo marito.
Inserì la chiave nella toppa e la girò, accorgendosi però che la porta non era chiusa con le due mandate che aveva dato quella mattina. Roteò gli occhi, sbuffando.
Quell'idiota sarà tornato a casa prima e non mi ha nemmeno avvisato. Un giorno mi farà venire un infarto.
Aprì la porta, aspettandosi di trovare il marito spaparanzato sulla comoda poltrona a leggere La Gazzetta del Profeta o a cercare di far funzionare la televisione, un'impresa che ancora faticava a compiere.
Ma la prima cosa che la donna vide fu il caos più totale. Sul pavimento del grande salone, in direzione della scalinata che portava alle camere da letto, vi erano la giacca e i pantaloni di quel disgraziato e il divano, le sedie e il tavolo erano tutti ammassati lungo le pareti mentre dai quadri magici erano spariti tutti gli abitanti; entrando in cucina le stoviglie si stavano lavando per magia, ma allo stesso tempo si stavano ammucchiando in una lunga pila che sarebbe caduta da un momento all'altro se Hermione non l'avesse bloccata e risistemata immediatamente; il bagno era avvolto da una densa nube di vapore e almeno una decina di asciugamani era sparsa su ogni superficie, dal lavandino alla larga vasca da bagno.
La rabbia di Hermione ribolliva sempre più e con sguardo omicida alzò la testa verso il soffitto, come se volesse farvi un buco e osservare da lì cosa stesse facendo quell'imbecille.
Me la pagherà!
A passo di marcia e con l'irrefrenabile voglia di Schiantarlo il più violentemente possibile, Hermione salì e si diresse alla camera padronale, la stessa che condivideva con quel debosciato, inutile, idiota del marito.
Pensa di potermi tradire senza subirne le conseguenze! Bene, staremo a vedere!
Sfilò dal mantello, che aveva ancora indosso, la sua fidata bacchetta e poggiò la mano sul pomello d'oro della porta. Prese un bel respiro, pronta a non risparmiare nessuno dalla sua collera!
Uno... due... tre!
Spalancò la porta e la musica ad alto volume la travolse: Hermione riconobbe una canzone Babbana rock-and-roll, ma le sembrò molto strano, finché...
Finché non vide il proprio maritino, alias L'Imbecille, alias Draco Lucius Malfoy in boxer e camicia bianchi, calzettoni dello stesso colore, occhiali da sole e i biondi capelli spettinati, che cantava a squarciagola con la bacchetta in mano usata come microfono.

Who wears shorts shorts?
We wear shorts shorts
They're such shorts shorts!
We like shorts shorts
Who wears shorts shorts?
We wear shorts shorts

Draco si muoveva a ritmo di musica, davanti allo specchio, facendo buffe smorfie fin quando non vide la moglie che lo guardava sgomenta e divertita allo stesso tempo.
Con un colpetto spense magicamente lo stereo da cui proveniva la canzone, si tolse gli occhiali da sole e imbarazzatissimo osservò la moglie di sottecchi.
«Tu... io... - balbettò, per poi riprendersi cercando di darsi un contegno - Tu... tu non hai visto niente!» e con le guance imporporate e l'andatura impostata si diresse al bagno adiacente alla camera e vi ci si chiuse all'interno. Da lì sentì la risata di Hermione, immaginandosela con le lacrime agli occhi e la mano poggiata all'altezza del diaframma.
Dannazione! Perché mi sono lasciato andare? Ora mi prenderà in giro per tutta la vita! Oh Merino... non vedrà l'ora di dirlo a quegli idioti dei suoi amici. Immagino le risate di San Potter e di quel Weseal... Salazar, che vergogna!
Stava pensando a come potesse sfuggire e quale nuova identità assumere quando sentì bussare alla porta.
«Dra-Dra-co, dai esci! T-ti pr-pr-prego!» la voce della moglie era tremante, sconquassata dalle risate.
« No! Assolutamente! Nemmeno per tutto l'oro della Gringrott!»
«P-p-per fav-favore! Apriiihihhihi!»
«Ho detto no! No, no, no e poi ancora no! Io non esco più!»
«D-Draco...»
«Tu ti prendi gioco di me! Stai ridendo di me!»
«Ma n-no, Draco! Dai, amore! Av-avanti! Oh Merlino, eri così... così...»
Draco, rosso di vergogna e rabbia aprì la porta e se la trovò davanti con i capelli ancor più in disordine, le guance rosse e gli occhi lucidi per il troppo ridere che tentava di nascondere il riso tra le dita.
«Così come? Avanti, Hermione! Così come? Buffo? Stupido? Non vedrai l'ora di dirlo ai tuoi amichetti, eh?» disse, con gli occhi chiari fuori dalle orbite.
«Ma che dici, Draco? - rispose lei, sorridendo e cercando di darsi una calmata, vedendo lo sguardo da pazzo del marito - Amore, prometto di non dirlo né a Harry né a Ron! Prometto!»
«Non mi basta! Non devi dirlo a nessuno! Capito? Nes-su-no!» disse lui, scandendo l'ultima parola con lentezza sperando nella lealtà della moglie.
«Va bene, va bene! Nessuno. Oh Merlino! Draco, com'eri...»
Lo sguardo di Draco la fulminò e lei sorrise maliziosa.
«Stavo dicendo che eri davvero sexy... beh... tralasciando quei calzettoni...» disse, avvicinandosi suadente al marito.
«Ah, si?». Lui finse di rivolgere lo sguardo altrove mentre lei gli sbottonava i pochi bottoni della camicia che lui aveva abbottonato alla rinfusa.
«Si, si... davvero sensuale. E il modo in cui ti muovevi...»
«Non mi prendi in giro?»
E quando la moglie scosse la testa, in segno di diniego, la sollevò e se la mise in spalla.
«DRACO! MA SEI IMPAZZITO?» urlò lei ridendo.
«No, ti voglio far vedere quanto possa essere... com'è che hai detto? Ah, si... sexy!» rispose tranquillo, poggiandola poi sul lettone.
«Ok, va bene! Ma prima... levati quegli orrendi calzettoni!»

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